Ricordo di Marco Pannella

Di Marco Pannella, dopo la sua scomparsa di ieri, è stato e sarà ancora scritto molto. Si sprecano gli elogi e anche qualche lacrima di coccodrillo. Come tutti gli uomini veri, ha avuto pregi e difetti. La sua visione del mondo, sempre generosa, era spesso poco realista e talvolta semplicistica: credeva di poter applicare le ricette gandhiane a situazioni del tutto diverse e infinitamente più complesse dell’India coloniale. Ha offeso molte coscienze e rotto molti tabù. Ma una cosa è innegabile: ha combattuto sempre per i diritti civili e con le sue battaglie ha contribuito a fare dell’Italia un paese più moderno e meno bacchettone. Ciò può spiacere a quella che è sempre di più una minoranza di attardati, ma è compreso e condiviso dalla maggioranza.

Era da molto che non lo vedevo, ma quando ero Segretario Generale di Politica Estera a Bruxelles e lui era, se non sbaglio, deputato a Strasburgo; ci vedevamo e sentivamo abbastanza spesso. Aveva sviluppato per me una simpatia e un’amicizia davvero generose. Un giorno mi chiamò per dirmi tutto serio che lui e il suo Partito avevano deciso di propormi come Commissario Europeo e poi, chissà, magari come Presidente della Commissione. Ringraziai e non mi parve utile spiegargli le ragioni per cui la sua proposta era impossibile. Gli chiesi solo di non rendere pubblica la sua idea, per non crearmi imbarazzo. Molto a malincuore, obbedì.

Non ebbi la stessa fortuna in un’altra occasione, anni dopo. Ero Direttore Generale degli Affari Economici alla Farnesina, lui ed Emma Bonino mi invitarono a parlare dell’Europa ad un Congresso radicale. Andai, all’ingresso della sala feci anche una piccola donazione al PR. Con mio stupore, Radio Radicale mi citò tra i nuovi iscritti al Partito. Al Quirinale regnava allora Scalfaro e alla Farnesina Emilio Colombo, ambedue oggetto di violenti attacchi dei radicali, e contro di me scattò una specie di Santa Inquisizione. Dovetti sudare sette camice per chiarire che non mi ero iscritto a nessun partito (non avevo neppure la tessera DC, partito in cui mio Padre aveva militato come Senatore e Sindaco per più di venti anni). Non dissi nulla a Pannella. Si sarebbe indignato, ne avrebbe fatto uno scandalo, pensando nella sua ingenuità di difendermi e avrebbe fatto molto peggio.

Ho visto in seguito Emma molto più di Marco. Quando ero alla NATO, lei era Commissaria Europea e aveva affittato un mio appartamentino a Bruxelles.Verso Pannella aveva sentimenti misti e nell’insieme complicati. Era spesso in disaccordo con lui, ma lo stimava enormemente. A quell’epoca, coincidevano nella simpatia per Berlusconi, nel quale incredibilmente vedevano l’antesignano di una rivoluzione liberale.

Il resto è storia che tutti conoscono. Come ha detto il Premier, con Pannella scompare un “leone della libertà”.

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