Milano, sviluppo e declino di un mito italiano
È la città che più di tutte ha sempre interpretato l’andamento della società, dell’economia e della politica italiana che, nel bene e nel male, ha contraddistinto la storia dell’intero nostro Paese. Milano è l’espressione perfetta del sentimento italiano. Fin da metà Ottocento, con i moti di Indipendenza, il capoluogo lombardo si è contraddistinto per la propria attività politica. È stato così nel 1945 con la Resistenza al Fascismo e durante le tensioni sociali del Sessantotto. Tutto ha avuto inizio da Milano.
A livello politico è sempre stata la città anticipatrice dei sentimenti nazionali. Ha difatti conosciuto dagli anni Ottanta un certo fermento: prima con l’ascesa della classe dirigente socialista craxiana e la sua successiva cancellazione dovuta a Manipulite, poi un ritrovato slancio dietro alla “discesa in campo” di Silvio Berlusconi e condividendone oggi le sue difficoltà.
Ma il centro meneghino negli anni si è contraddistinto soprattutto per la sua vivacità sociale ed economica. Benché il dopoguerra abbia visto un’importante sviluppo della città con rinnovamenti urbanistici e viabilistici, la nascita delle più grandi imprese italiane, lo sviluppo della finanza e l’attrazione di investitori esteri, sono certamente gli anni Ottanta a segnare la definitiva affermazione di Milano in Europa. Per tutti è diventata la “Milano da Bere” – famoso spot dell’Amaro Ramazzotti – trasformato in uno status simbol della nuova generazione milanese. Fama diffusa a livello nazionale dalla commedia all’italiana e dai suoi protagonisti, capaci di tradurre perfettamente i sentimenti che animavano la città. Ma Milano è anche e soprattutto alta moda, riconosciuta a livello globale, il suo “quadrilatero” ha dettato per decenni stili e tendenze dell’intero mondo occidentale, capace di sostenere il confronto con metropoli quali Parigi, New York e Londra.
Poi come spesso accade in Italia la politica ha segnato profondamente lo sviluppo della città e quindi del Paese. Dopo Manipulite Milano ha vissuto momenti di profonda crisi. I primi anni Novanta sono stati segnati da fallimenti di aziende e da un generale riallineamento di tutto il benessere (probabilmente fittizio) che il decennio precedente aveva prodotto. Ma quel preciso istante segnò per sempre la fine di un mito. Benché la seconda metà degli anni Novanta e i primi anni Duemila abbiano visto una sostanziale ripresa dell’economia cittadina, ormai il capoluogo lombardo aveva ferite difficilmente curabili. Troppa la distanza tra periferia e centro, frutto di uno sviluppo disorganizzato che ha portato il ceto medio e la classe dirigente a non vedere il rischio di una così forte disomogeneità.
Oggi purtroppo l’attuale crisi economica segna ancora più pesantemente la città. La lotta all’occupazione selvaggia delle case popolari che disegnano il disagio profondo della periferia è solo una goccia nel mare delle difficoltà che sta affrontando Milano. Sicurezza, ridotti investimenti e progressivo annientamento della classe media rendono sempre più difficile la ripresa.
Il tentativo di rianimazione che Eexpo vuole intraprendere con la riqualificazione di zone della città prima completamente degradate sembra avere poca efficacia. Della “Milano da bere“ non ci restano che le pellicole sbiadite dei “giovani di successo”, certi che anche questa volta Milano risorgerà, come sempre nella sua lunga storia.
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