Brasile, un omicidio ogni dieci minuti
Il Brasile negli ultimi due decenni ha realizzato indubbi progressi in vari campi. Non solo la sua vita democratica si è consolidata, non solo la sua economia è cresciuta collocandosi al 7° o 8° posto tra le dieci economie più grandi del mondo, ma anche decine di milioni di persone sono uscite dalla povertà. Purtroppo vi è un campo in cui la situazione non è migliorata, ma peggiorata, quello della sicurezza pubblica e degli omicidi. In un albergo di San Paolo, martedì 11 novembre è stato presentato l’ottavo Annuario brasiliano della sicurezza pubblica. I dati sugli omicidi sono brutti, sono aumentati rispetto al 2012 dell’1,1%, arrivando a ben 53.646 casi di morte violenta, una ogni dieci minuti. L’Annuario stima in 143.000 gli stupri, la polizia ne ha registrati solo 50.000 data la ritrosia delle vittime a sporgere denuncia. Ma quello che suscita maggiore preoccupazione, sono i dati delle morti violente per mano della polizia, ben 11.197 in cinque anni.
Sono dati forniti dal Forum Brasilero de Segurança Publica contenuto nell’ottavo Annuario che ci fornisce un altro dato, la polizia degli USA, che pure non gode certo di buona fama nel mondo, in 30 anni ha fatto meno vittime, 11090. Questo dato mostra un Brasile con una media di 26,6 omicidi ogni centomila abitanti, certamente ben lontana dai 90,4 dell’Honduras o dei 53,7 del Venezuela, ma sicuramente una situazione preoccupante. Se poi si va a vedere chi sono queste persone assassinate, vengono fuori dati che confermano il permanere di forti diseguaglianze sociali e razziali. Nell’ultimo censimento fatto dall’IBGE (Istituto Brasiliano di Geografia Economica) vi è un dato che raccoglie le dichiarazioni dei brasiliani sul colore della loro pelle. Il 50,7% si dichiara negra, o “parda”. Con la parola “pardo” si definiscono tutti coloro che non sono bianchi: mulatti, ovvero incroci tra bianchi e negri, meticci, ovvero incroci tra bianchi e indiani, o di qualunque altra origine razziale. I dati sugli omicidi ci dicono che il 68% sono neri o pardi, dati ben diversi da quel 50,7% dell’IBGE.
Ma l’annuario ci fornisce anche dei dati interessanti sulle carceri brasiliane, chiamate in causa dalla magistratura italiana per respingere la richiesta del Brasile di estradizione di Celso Pizzolato, condannato a 12 anni di prigione nel processo del “mensalao”. Non è solo l’Italia ad avere carceri affollate, ma anche il Brasile. Il deficit di posti per detenuti è aumentato del 9,77% tra il 2012 e il 2013. Mancano 220.000 posti nel sistema penitenziario brasiliano per assicurare dignità ai suoi 574.000 detenuti. Anche qui la percentuale del 61,7% di detenuti negri o pardi ci ricorda le diseguaglianze razziali ed economiche del paese. lo studio sulla sicurezza pubblica è accompagnato da una inchiesta sulla fiducia dei brasiliani nelle istituzioni e nella legge fatta dalla Fondazione Getulio Vargas. Il risultato ci dice che solo il 32% dei brasiliani ha fiducia nella magistratura e solo il 33% nella polizia. A questi dati non possono non essere aggiunte le dichiarazioni di Renato Sergio de Lima, vice presidente del Forum, che richiama l’attenzione sul controllo che le organizzazioni criminali esercitano nei penitenziari.
Come preoccupante è il dato delle morti di poliziotti, ben 1770 negli ultimi cinque anni, con ben il 75,3% avvenute al di fuori dell’orario di lavoro. Senza dubbio il Presidente e gli organi legislativi usciti dalle ultime elezioni hanno di fronte un difficile lavoro che, se non affrontato, può mettere a rischio la stessa vita democratica del Paese.
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