Rassegna stampa estera

Il nostro Paese sembra essere in una sorta di limbo, in attesa delle riforme,  in attesa della nomina del nuovo Presidente della Repubblica, in attesa della crescita che sta lì, lì per arrivare, sulla stampa estera e sui media internazionali trovare notizie (degne di questo nome) che riguardino il nostro Paese non è semplice. Aspettiamo anche noi. Quello che possiamo riportare sono però i numerosi commenti scatenati dalla liberazione di Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, le due operatrici umanitarie “fai da te”, rapite in Siria lo scorso Luglio e liberate pochi giorni fa, commenti critici sulla stampa anglosassone, neutri su quella francofona. Netta la distinzione sulla gestione dei riscatti. Ci occuperemo anche della curiosità suscitata dall’appello globale del Ministro Franceschini per reclutare nuovi direttori per i musei italiani. Sicuramente un’operazione interessante vista la incommensurabile potenzialità economica racchiusa nella loro buona gestione. Ma i nostri tesori possono anche creare problemi come sottolinea Bertrand Guyard su le Figaro, citando l’opera di Giovanni da Modena, custodita nella Basilica di San Petronio a Modena, raffigurante Maometto. Non è certamente una raffigurazione alla Charlie Hebdo, ma per il giornalista questo potrebbe essere un obbiettivo “simbolico” da non sottovalutare.

Anne Le Nir per RFI riporta la notizia della liberazione delle due ragazze italiane raccontando dei numerosi “passaggi di mano” tra carcerieri. “Sono state viste, al loro arrivo all’aeroporto di Roma, molto provate. Attualmente, le giovani donne originarie del Nord dell’Italia vengono interrogate dai magistrati che si occupano di antiterrorismo che hanno aperto un’inchiesta sul loro rapimento, rivendicato dai miliziani siriani del Fronte al-Nosra, vicino ad Al-Qaeda.” La giornalista riporta anche le fumose parole del Ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, che ha smentito davanti al Parlamento il pagamento di qualsiasi riscatto, perché “l’Italia si attiene alle regole e ai comportamenti in vigore a livello internazionale”. Ma la giornalista non esprime nessun parere, così come fa ad esempio Le Parisien che scrive: “<E’ il risultato di un intenso lavoro di squadra dell’Italia> afferma compiaciuto il Ministro degli Esteri. La notizia ha però provocato numerose polemiche, dopo che i media stranieri, riprendendo dei tweet di jihadisti, hanno parlato di pagamento di un riscatto”. Anche qui ci si limita a scrivere: “Nella situazione fluida di Aleppo, gruppi politici estremisti o affaristi ricorrono ai rapimenti per ottenere soldi al fine di finanziarsi. E non è raro che i rapiti passino da un gruppo armato all’altro.” Come dire: tutto nella norma.

Troviamo un tono molto diverso tra le righe del Daily Beast dove  Barbie Latza Nadeau titola esplicitamente il suo pezzo Italy Accused of Paying al Qaeda Ransom to Free Girls. Il suo è un approfondito articolo d’inchiesta. “Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, le due giovani cooperanti italiane che sono state rapite in Siria lo scorso Luglio si sentono sicuramente fortunate di essere vive, ma devono sentirsi ancora più fortunate di essere italiane. Le due donne sono state rilasciate Giovedì dopo ‘intensi negoziati’ tra il Ministero degli Esteri italiano e intermediari di al-Nusra, la filiale ufficiale di Al Qaeda in Siria. Per la maggior parte degli italiani, questi ‘intensi negoziati’ sono un sedicente nome in codice per affermare che c’è stato un pagamento di riscatto.” Il Ministro Gentiloni ha negato che questo sia accaduto, ma se andiamo avanti nella lettura dell’articolo, la giornalista spiega un dettaglio utile per capire: “Il Governo italiano nega di aver fatto un pagamento diretto, ciò può essere verosimile se hanno arruolato un Paese terzo per effettuare il pagamento per loro conto, come è spesso prassi nel business degli ostaggi.” La Nadeau ricorda anche che lo scorso Settembre, il vice Ministro degli Esteri Lapo Pistelli durante un’intervista radiofonica ammetteva che l’Italia aveva pagato riscatti in passato. “I casi variano, ha detto, rimproverando le politiche del Governo americano e britannico che proibiscono automaticamente il pagamento di un riscatto”.

Anche Stephen Faris sull’americano TIME scrive: “Sui giornali e sui media, la liberazione delle due operatrici umanitarie è stata oggetto di una raffica di critiche dopo che un media con sede a Dubai ha riferito che il Governo italiano aveva pagato 12 milioni di euro per il loro rilascio. Faris riprende le parole dell’editorialista de IL Giornale Riccardo Pelliccetti: “rimane il fatto che quando ti pieghi al ricatto, hai perso la partita”. Prosegue il giornalista americano: “la rabbia scatenata da questo fatto ha prodotto un raro momento di dibattito in Italia sul fatto che fosse giusto o meno negoziare con i terroristi che detengono ostaggi”. Faris poi fa presente che sebbene Stati Uniti e Gran Bretagna vietino il pagamento di riscatti per loro concittadini coinvolti in rapimenti, e cita la triste fine di Foley e James, precisa che non per questo i gruppi militari islamici non riescono a finanziarsi, anzi. “In un’indagine svolta a Luglio dal New York Times si è scoperto che Al Qaeda e gruppi armati islamici simili avevano guadagnato, dal 2008 in poi, 125 milioni di dollari pagati per riscatti di cittadini europei”. Chiude il suo articolo ancora con un commento eloquente di Pellicetti: “bisogna prendere in considerazione non solo il numero di vite salvate, ma quante se ne uccidono”. Certamente una questione di, a dir poco, difficile gestione.

Ancora una immagine che, anche se viene da un epoca passata, potrebbe “disturbare” gli islamisti radicali e creare problemi ad una nostra città culturalmente e storicamente importante: Bologna . Lo fa presente Bertrand Guyard su Le Figaro.  All’origine della mobilizzazione di forze pubbliche a protezione della Basilica di San Petronio, è un affresco che rappresenta il Profeta Maometto. Scrive il giornalista: “All’inizio del Quattrocento il pittore italiano Giovanni da Modena viene incaricato di decorare la cappella Bolognini (…) disegnerà quattro affreschi di ispirazione biblica: La storia dei Magi, il Paradiso e l’Inferno, l’elezione di Giovanni XXIII  e Scene di vita di San Petronio (…)Già dopo gli attentati dell’11 Settembre 2001, quest’opera aveva provocato vivaci tensioni. Il dettaglio di uno degli affreschi, Il Giudizio Universale, mostra il Profeta Maometto tormentato dal diavolo. Questa raffigurazione iconica del XV secolo trae ispirazione dall’Inferno di Dante. Nel 2000 gli islamisti radicali di Bologna esigevano che l’opera fosse tolta dalla Basilica. I toni erano molto minacciosi (…) Almeno due attacchi jihadisti vengono sventati tra il 2002 e il 2009 (…) Da qualche anno le minacce si erano placate. Gli intellettuali musulmani, esegeti del Corano, avevano valutato che l’immagine di Maometto e la sua interpretazione fossero di ordine puramente teologico. Sempre a sentir loro, essendo del Quattrocento, appartiene oggi alla storia con l’S maiuscola (…) Gli attentati del 7 Gennaio hanno radicalmente cambiato le variabili, Bologna compresa. Potrebbe essere che anche l’Italia possa diventare Charlie…” Forse un’analisi un po’ estrema ma se le immagini e la loro interpretazione toccano così tanto la sensibilità di queste persone nulla può essere sottovalutato.

Ancora Arte, ma in un’altra veste, quella di  procacciatrice di ricchezza. In un lungo articolo pubblicato sul New York Times, Elisabetta Povoledo e Rachel Donadio raccontano la storia dell’annuncio apparso su alcune pubblicazioni internazionali, tra le quali l’Economist, che recita più o meno così: “Cercasi direttori per 20 dei musei più importanti d’Italia, tra i quali gli Uffizi di Firenze, la Galleria Borghese di Roma e l’Accademia di Venezia. E’ richiesta una grande esperienza in campo della Storia dell’Arte, nella gestione di imprese e far si che il migliorare l’esperienza dei visitatori sia un must. Parlare un italiano fluoente sarà considerato un valore aggiunto, ma non un requisito essenziale.” Proseguono le due giornaliste: “(…) con questo annuncio unico nella storia museale italiana, parte la riorganizzazione delle sue principali istituzioni artistiche e archeologiche (…) Questi cambiamenti hanno come scopo di contribuire a portare i musei italiani più vicini e in linea con le controparti europee, come il Louvre e il Prado. Cercano anche di rendere i direttori più vicini alla gestione dei bilanci e spianare loro la strada ala raccolta di fondi privati per compensare i tagli drastici portati ai finanziamenti statali. L’obbiettivo è anche quello di consentire agli amministratori di rendere i musei italiani, ricchi di opere d’arte ma dall’atmosfera stantia, più fruibili ai visitatori, con una migliore presentazione, organizzazione e spiegazione delle opere esposte”. Riprendendo le parole del Ministro Franceschini, “un Paese con 4000 musei dovrebbe vedere questo come una risorsa economica formidabile. La sfida per l’Italia è quella di offrire un turismo di qualità”. Finalmente!

Anne Le Nir, Otages italiennes en Syrie: polémique sur une rançon, RFI, 16 Gennaio 2015; Barbie Latza Nadeau, Italy Accused of Playing al Qaeda Ransom to Free Girls, The Daily Beast, 16 Gennaio 2015; Stephan Faris, Frred Aid Workers Return to Italy Amid Anger at Suspected Ransom Paid to Militants, TIME, 16 Gennaio 2015; Bertrand Guyard, Charlie: Une fresque avec Mahomet protégée en Italie, Le Figaro, 19 Gennaio 2015; Elisabetta Povoledo, Rachel Donadio, Italy Goes Global in Search for Museum Directors, NYT, 20 Gennaio 2015.

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