Brasile, dura sconfitta per la Presidente Dilma

Il primo di febbraio ha segnato una dura sconfitta della “Presidenta” Dilma nell’elezione del Presidente della Camera Federale. Infatti, con 167 voti è stato eletto Eduardo Cunha del PMDB contro i 136 voti di Chinaglia del PT, l’opposizione ne ha ottenuti 100. Si tratta della rottura tra i due principali partiti della sua coalizione, il PT, il partito di Lula, e il PMDB del vice presidente della Repubblica Michele Temer.

Non solo è stato sconfitto il candidato del Presidente e del Governo, ma è stato eletto un uomo di cui è nota l’indipendenza e l’avversione a Dilma e al PT. Si è trattato di una vera e propria campagna elettorale, i due candidati hanno percorso il paese per incontrare Governatori e deputati per chiedere voti. Cunha, senza remore, ha accusato Dilma e gli uomini a lei vicini di utilizzare ogni mezzo per appoggiare il candidato del PT Chinaglia. Il PMDB era rimasto insoddisfatto nella distribuzione dei ministeri e della loro qualità. Le voci che circolano nel paese sul sostegno che Dilma starebbe dando alla nascita di un nuovo partito, il Partito Liberale, organizzato dall’ex sindaco di San Paolo Kassab, in funzione anti PMDB, hanno determinato il duro atteggiamento della direzione del PMDB a favore di Cunha. Il PMDB è riuscito ad assicurarsi anche la presidenza del Senato.

I commentatori sono unanimi, Dilma si troverà con grandi problemi nel Congresso. Occorre ricordare che nelle repubbliche presidenziali chi viene eletto non ottiene automaticamente la maggioranza in Parlamento. In Brasile nessun presidente ha visto il suo partito ottenere la maggioranza nel legislativo, lo stesso Lula ha dovuto affiancare al suo pur forte PT e ai suoi alleati partiti in grado di dargli la maggioranza attraverso una abile e sapiente distribuzione di ministeri e incarichi federali di vario tipo. Il tutto non senza rischi, come dimostra il grande scandalo del “mensalao”, il finanziamento illegale ai partiti per appoggiare Lula in Parlamento.

Dilma e i suoi ministri hanno fatto finta di niente inneggiando alla unità della maggioranza, ma tutti guardano ai due grandi problemi che volteggiano sul Brasile: la crisi dell’economia, aggravata dalla possibilità di razionamenti di luce ed acqua, e lo scandalo della Petrobras che in febbraio segnerà una nuova tappa. La magistratura, infatti, renderà noti i nomi dei politici coinvolti, 35 o 40 ma alcuni dicono molti di più. Non mancano commentatori che parlano della possibilità che gli scandali lambiscano la presidenza della Repubblica. In questa situazione è molto importante il Presidente della Camera, in questo caso non amico di Dilma. Tutti ancora ricordano come il presidente Collor, nel 1992, cadde proprio per la debolezza del suo piccolo partito e l’ostilità dei membri dei due rami del Congresso brasiliano.

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