Hooligans a Roma, il punto di vista dell’Europa

In seguito agli scontri e ai danni provocati dagli hooligans olandesi a Roma, è balzata improvvisamente agli onori della cronaca una questione bollente sulle “competenze” e le responsabilità di tale triste episodio. Di chi è la colpa dei danni alla Barcaccia in Piazza di Spagna, e dei problemi arrecati ai cittadini? Ma soprattutto, chi dovrà pagare i danni?

Le ipotesi sono molteplici: c’è chi incolpa le forze di polizia e la Questura della Capitale, accusata di non essere stata in grado di prevenire uno scempio annunciato, data la fama funesta dei tifosi del Feyenoord. Altri chiedono le dimissioni del sindaco, o invocano a gran voce il pagamento dei danni al governo olandese. Quando tra le parti si trovano coinvolti due Stati diversi, ecco che i rapporti diplomatici si trasformano all’istante in rivendicazioni nazionalistiche. Non più i disagi arrecati da ultras di una squadra di calcio, ma da rappresentanti di un paese straniero venuti qui a vandalizzarci.

In uno scenario del genere, l’Unione europea sembra non avere gran voce in capitolo: il compito dei suoi portavoce, in tali casi, è di esprimere il punto di vista dell’UE in base alle regole comunitarie condivise, apparendo forse poco influenti. Ad esempio, il commissario allo sport, Tibor Navracsics, commenta così i fatti di Roma: «Non c’è spazio per la violenza nello sport, né dentro, né fuori dallo stadio». Nell’impossibilità di agire concretamente con azioni sul territorio, l’Europa può soltanto limitarsi a commentare l’accaduto.

Più vicino emotivamente all’episodio è invece il vicepresidente della Commissione europea, l’olandese Frans Timmermans: «La condotta di individui che si definiscono sostenitori del Feyenoord è segno di barbarie e maleducazione. È necessario assumere subito una linea dura, perché lo sport non può essere danneggiato dalla violenza dei teppisti». Timmermans, che ha vissuto per anni a Roma, è un sostenitore dei giallorossi ed è l’esempio di una forma di equilibrio tra identità nazionali, visione europea e passione calcistica. Una volta dichiarò al congresso del Partito Socialista Europeo «Dov’è l’anima della nostra Europa? Di certo non nei convegni, o nelle aule del Parlamento europeo… è da ricercarsi nelle città, e io la vedrò stasera allo Stadio Olimpico, quando la Roma batterà l’Inter».

Poche notizie dal fronte europeo, direbbe dunque qualcuno: qualche dichiarazione qua e là, e poco più. Che ruolo potrebbe invece avere l’Unione europea in situazioni del genere? La forza dell’UE dovrebbe risiedere nella capacità di coordinare le intelligence dei suoi Stati membri, trasferendo a gran velocità informazioni utili a distanza per avvisare su eventi di un certo rilievo. L’Europol, l’ufficio di polizia europeo, è attivo già dal 1999, e ha tra i suoi compiti quello di gestire un vastissimo sistema elettronico informativo, collegato direttamente alle unità di polizia nazionale. Nonostante ciò, qualcosa sembra ancora non funzionare del tutto.

L’Unione europea ha l’opportunità, per il futuro, di sfruttare il proprio ruolo di coordinamento nella gestione delle questioni internazionali, che sia una partita di Europa League o la minaccia di un attacco di fanatici islamisti. Ma per farlo, dovrà definire il proprio ruolo con precisione, così che gli Stati membri possano riconoscerne l’importanza e farne buon uso.

©Futuro Europa®

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