Pirelli-ChemChina, l’italianità non è a rischio
“Pirelli è Pirelli”. È con queste parole che Ren Jianxin, Presidente del colosso China National Chemical (ChemChina), ha tacciato le paure su una possibile orientalizzazione dell’azienda italiana. Le dichiarazioni del manager cinese sono state riportate nei giorni scorsi dalla stampa italiana ed estera e confermano l’impegno della Cnc a mantenere fede agli obblighi presi in sede negoziale.
Tanti per cominciare Marco Tronchetti Proverà continuerà a rimanere alla guida di Pirelli con la carica di Amministratore delegato per almeno cinque anni. Toccherà poi a lui stesso designare il suo successore come dichiarato dallo stesso Jianxin, che in una recente intervista al Corriere della Sera ha rivelato un lato inedito del suo rapporto con Provera: “Lo conosco da tre anni, lo ritengo un maestro” e, con riferimento all’iconico The Call, “un uomo carismatico”.
Jianxin ha inoltre voluto rassicurare i sindacati, affermando che non ci saranno licenziamenti di massa ai danni della forza-lavoro italiana. ChemChina farà infatti di tutto per non ledere l’integrità del brand e il patrimonio valoriale inscritto nel dna, a cominciare appunto dall’italianità e dalla qualità dei suoi prodotti-core: gli pneumatici. Più che licenziamenti sono previste assunzioni, dal momento che l’accordo tra i due giganti nasce dalla volontà di consolidare la presenza di Pirelli in Italia e farla crescere ulteriormente in Asia (Cina) ed Europa, puntando soprattutto sugli pneumatici per camion. Nonostante il supporto cinese all’internazionalizzazione, che si tradurrà in un aumento della produzione e in un maggiore presidio sui mercati esteri, l’azienda rimarrà quindi italiana.
Su questo punto Jianxin, intervistato dal Corriere della Sera, ha detto: “Intendiamo cambiare Pirelli, è un’azienda italiana e manterrà la sua autonomia, perché solo il suo management italiano, la sua capacità tecnologica e il prestigio del suo marchio frutto di 150 anni di storia possono garantire lo sviluppo”. Respinta anche l’ipotesi di rilocalizzazione del quartier generale di Pirelli, che secondo Jianxin sarebbe un terribile errore industriale e culturale.
E sull’ipotesi di un’OPA concorrente, il Presidente della ChemChina ha detto che non sborserà più dei 7,7 miliardi di dollari già offerti. “Se dovesse esserci un altro investitore, finanziario, farebbe bene a unirsi a noi che abbiamo un progetto industriale. ChemChina ha voluto il 51% perché serve a garantire un piano preciso e concordato di crescita dell’azienda”, ha infine concluso il manager cinese. Parole che fanno escludere ipotesi di rialzo sul titolo in Borsa.