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Rifiuti: Sassari dichiara guerra a chi non rispetta regole In meno di quattro mesi settanta sanzioni anche sino a 600 euro – Settanta sanzioni fra i 25 e i 600 euro comminate in meno di quattro mesi. Il Comune di Sassari dichiara guerra a chi non rispetta gli orari per il conferimento dei rifiuti e ai proprietari di animali domestici che contravvengono alle regole sul decoro cittadino. “Grazie a controlli piú serrati abbiamo riscontrato un miglioramento del servizio di raccolta della nettezza urbana”, dice l’assessore dell’Ambiente, Gianni Carbini. “Cerchiamo di contrastare il fenomeno di abbandono dei rifiuti, che dai nostri dati è rimasto costante, e quelle delle deiezioni canine che, purtroppo, è in crescita”, aggiunge Carbini. L’attività di polizia municipale, compagnia barracellare e guardie zoofile contro l’errato conferimento dei rifiuti, l’abbandono di ingombranti e di altro genere e il fenomeno delle discariche abusive si è rivolta anche al problema delle deiezioni degli animali e del randagismo. “Da aprile abbiamo intensificato i controlli grazie alla convenzione con le guardie zoofile – conclude Carbini – la loro attività è appena iniziata, ci aspettiamo un incremento dei controlli e delle sanzioni”. (ANSA)
Oms: inquinamento atmosferico costa all’Europa 1,6 trilioni di dollari l’anno in malattie Circa 600 mila morti premature, circa un decimo del pil di tutta l’Unione europea del 2013 – L’inquinamento atmosferico costa alle economie europee qualcosa come 1,6 trilioni di dollari l’anno in malattie e decessi. A rivelarlo è uno studio reso noto ad Haifa dall’Oms e dall’Ocse riferito al 2010 e specifico sull’Europa. Secondo l’organizzazione mondiale della sanitá, il costo è riferito alle circa 600 mila morti premature causate dall’inquinamento atmosferico e rappresenta un decimo del pil di tutta l’Unione europea del 2013. “Frenare gli effetti sulla salute dell’inquinamento atmosferico paga. Le prove che abbiamo presentato forniscono ai decisori un motivo valido per agire – ha detto Zsuzsanna Jakab, direttore regionale dell’Oms per l’Europa -. Il lavoro intersettoriale che abbiamo fatto è la spina dorsale del programma che abbiamo avviato 26 anni fa sull’ambiente e la salute, ed è ancora piú importante oggi nelle discussioni che si svolgono in questo incontro di Haifa”. Si tratta del primo studio di questo tipo riguardante l’inquinamento indoor e outdoor condotto nei 53 paesi che vengono inclusi dell’Oms nella regione Europa: secondo i dati in non meno di 10 paesi, il costo ammonta a un valore superiore al 20% del prodotto interno lordo ed è calcolato sulla base degli importi che le società sono disposte a pagare per evitare morti e malattie di questo tipo. Per l’Italia i costi calcolati dall’Oms ammontano a 97.163 miliardi di dollari, pari al 4,7% del pil. (IlVelino)
L’Italia paga i ritardi sull’amianto, 4 mila morti all’anno – I ritardi sul censimento e sulle bonifiche dell’amianto pesano sulle spalle del Paese, e lo fanno nel modo peggiore, quello della perdita di vite umane: “a 23 anni dalla sua messa al bando la fibra killer causa 4 mila morti all’anno” nel nostro Paese, con “32 milioni di tonnellate” che minacciano ancora il territorio nazionale e “ben 38 mila siti a rischio”. Legambiente ricorda così, con un nuovo report, le tante persone che hanno perso la vita a causa di questo materiale ‘velenoso’, in occasione della Giornata mondiale delle vittime dell’amianto che si celebra il 28 aprile. Non solo. L’associazione rilancia questa “drammatica emergenza” e chiede con “urgenza un impegno concreto”; tra le soluzioni annovera per esempio “gli incentivi per la sostituzione dell’eternit con i tetti fotovoltaici”: 20 milioni di euro per ‘risanare’ oltre 10 milioni di mqu di coperture. Il report parla di “enormi ritardi sulle bonifiche”, senza contare che mancano ancora i Piani regionali anti-amianto in “Abruzzo, Calabria, Lazio, Molise, Puglia e Sardegna”. In base al censimento in soltanto 10 Regioni (Abruzzo, Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Marche, Piemonte, Puglia, Toscana, Umbria e Valle d’Aosta) vengono indicate oltre 230 mila strutture: più di 188 mila edifici pubblici e privati contenenti amianto, cui vanno aggiunti 6.913 siti industriali e altre strutture. Quella che invece viene definita “la mappatura dell’amianto” è stata “conclusa solo da metà delle Regioni: Campania, Emilia Romagna, Liguria, Lombardia, Marche, Molise, Piemonte, Toscana, Umbria e Valle d’Aosta”; mentre è “in fase di ultimazione nelle province autonome di Bolzano e Trento”. Numeri che sono confermati dalla Banca dati amianto, coordinata dal ministero dell’Ambiente: “riporta almeno 38.000 siti su tutto il territorio nazionale, con oltre 300 siti a maggior rischio”. Nel Programma nazionale di bonifica, sempre del ministero, si contano “75 mila ettari di territorio in cui è accertata la presenza di materiale in cemento amianto”. “Il risanamento ambientale, la bonifica e il corretto smaltimento dei materiali contenenti amianto devono essere le priorità per portare a zero il rischio – dichiara il responsabile scientifico di Legambiente, Giorgio Zampetti – è urgente intervenire” ed è per questo che viene lanciato un “appello al Governo affinché si impegni concretamente”. Un tassello fondamentale è poi l’inserimento degli “ecoreati nel codice penale”: si tratta del ddl che venne ‘risvegliato’ dal limbo, in cui era caduto al Senato, proprio dalla sentenza della Cassazione sulla vicenda eternit e che ora, approvato a marzo da Palazzo Madama, è approdato in Aula alla Camera. (ANSA)
Orsa Daniza: Trentino; ambientalisti, no archiviazione davanti a gip Federazione italiana ass. diritti animali ambiente – La Federazione Italiana Associazioni Diritti Animali e Ambiente “continuerà a chiedere con la massima determinazione che si faccia chiarezza sulla morte dell’orsa Daniza. Come ha fatto durante l’udienza davanti al gip di Trento sull’opposizione, formulata dalla Federazione stessa e dalle associazioni animaliste interessate, alla richiesta di archiviazione del pm”. Lo scrive la Federazione in una nota. “La Federazione – prosegue la nota – ha fatto presente durante l’udienza che la scelta di catturare l’orsa Daniza, adottata dalla Provincia di Trento, non era adeguatamente motivata e la sua successiva morte è stata provocata “senza necessità”, in quanto tale evento è stato accettato come possibile ‘conseguenza delle azioni o delle omissioni’ dalle persone responsabili, che hanno considerato l’animale quale ‘pericoloso’. Pertanto quanto accaduto deve essere interpretato alla luce del dolo eventuale o indiretto (qualificazione tipica nei reati commessi a danno di animali)”. “Gli animalisti – conclude4 la nota – non solo chiedono un supplemento d’inchiesta, ma che le indagini siano affidate al corpo forestale dello Stato (non quello provinciale) e indicano su quali argomenti”. “Le indagini, come sostiene l’atto di opposizione – conclude la nota – farebbero emergere ‘un quadro probatorio inequivocabile dell’accaduto, che giá al momento, comunque, è sufficientemente indicativo della responsabilità penale”. (ANSA)