Ricette per una nuova UE
L’Ue, giustamente, richiede da tempo e con insistenza ai Paesi membri (e in particolare all’Italia) di procedere con sostanziali riforme al loro interno quale condizione primaria per la ripresa economica. Mi domando però perché tale richiesta non venga soddisfatta nell’ambito dell’Unione europea stessa. E dire che sono tutti consapevoli della necessità di rivedere alcuni trattati per dare una risposta soddisfacente alla domanda di maggiore democrazia istituzionale, ulteriore unità politica e minore burocrazia. Un esempio, tra i più importanti per le sue negative conseguenze sul piano sociale, è il tratto di Basilea 3 che impone alle banche nazionali una forte capitalizzazione. Cosa questa che impedisce alle stesse banche di avere quella liquidità necessaria alla riapertura del credito a imprese e famiglie.
Sul piano istituzionale, sarebbe dunque opportuno eleggere direttamente con voto popolare il presidente della Commissione, eleggere i commissari nell’ambito del parlamento in modo che non rispondano solo ai governi che li hanno nominati, rafforzare i poteri del ministro degli Esteri europeo per evitare una sua evanescente presenza offuscata dalle politiche dei singoli stati in ambito internazionale.
Ecco alcuni temi importanti da definire e proporre nel corso dell’imminente campagna elettorale del 2014, in modo da rendere la prossima una legislatura costituente. Il gap negativo che caratterizza il rapporto tra le istituzioni dell’Ue e i cittadini del continente va superato eliminando quel deficit di democrazia che fin qui ha indebolito l’esperienza europea. Solo così il parlamento di Strasburgo potrà conquistare una sua autorevolezza all’interno dei singoli Paesi e a livello internazionale.
I probabili nuovi assetti geopolitici mondiali lo richiedono. Non tenere presente questo incontrovertibile dato significa caricare di ulteriori negative responsabilità la nostra generazione che, forse, non ha saputo interpretare correttamente e fino in fondo la visione dei padri fondatori dell’Unione europea.
©Futuro Europa®
[NdR – L’autore dell’articolo è eurodeputato del PPE e vicepresidente della delegazione Popolari per l’Europa al Parlamento europeo]
2 Comments
Illustre Presidente
Vice presidente della delegazione dei Popolari per l’Europa
nonché Eurodeputato del Partito Popolare Europeo
Sono sempre d’accordo quando si rispetta la volontà popolare.
Gli equilibri vanno rispettati, ma la politica, come anche Lei è, è e deve essere lo specchio della volontà popolare.
Un cordiale saluto
Gentil.mo On.Salatto,
con l’introduzione dell’Euro ci accorgemmo immediatamente che la moneta era sì la stessa , ma che le economie erano diverse. Improvvisamente eravamo diventati i nuovi poveri dell’Europa, che aveva ufficializzato di avere anch’essa, e non solo geograficamente, il suo Sud: l’Italia. Poi è arrivato lo “spread” ci siamo resi conto di portare in tasca una moneta senza Stato e senza una Banca Centrale di riferimento, e che per averla avevamo ceduto giorno dopo giorno, silenziosamente, porzioni importanti della nostra sovranità. Tutto nel nome dell’Europa con la direzione di Bruxelles e, soprattutto di Berlino. Ci siamo consegnati all’utopia degli Stati Uniti d’Europa, convinti di costruire l’Europa dei popoli, una nuova grande entità politica ed economica e non possiamo accettare la possibilità che questa si riduca ad essere l’Europa della finanza, dei banchieri, dell’euro e di una burocrazia totalmente autoreferenziata, grigia e impersonale. Il problema è, che non si può costruire una federazione di Stati, una unità politica e amministrativa attraverso decisioni di vertice, senza mettere in discussione i fondamentali della democrazia.
Distinti saluti