Matteo S., già una biografia?
Esce in questi giorni #IlMilitante, il primo libro che racconta la vita e le battaglie di Matteo Salvini, leader indiscusso della Lega, da quando andava a bere una birra al Leoncavallo ai pranzi con Marine Le Pen. Scritto da Alessandro Franzi e Alessandro Madron, giornalisti giovani ma già profondi conoscitori del Movimento del Carroccio, che hanno seguito per anni il segretario della Lega, #IlMilitante punta soprattutto a raccontare le origini del fenomeno Salvini attraverso materiale d’archivio, racconti inediti e testimonianze dirette.
“Raccontiamo un personaggio che si candida ad essere l’anti Renzi, cavalcando l’antieuropeismo e il disagio sociale, mettendo in campo un radicalismo che fa paura a molti” spiegano gli autori. La tempistica non potrebbe essere più azzeccata, in un momento in cui la Lega di Salvini appare, in termini di crescita di consensi, come unico partito vincitore di questa tornata delle elezioni regionali.
Quello che emerge nella biografia è un ritratto a tutto tondo di Matteo Salvini e della sua lunga militanza nella Lega, dalla prima tessera fatta ancora da liceale fino al vertice. Si indaga sul come e quando sia diventato il vero antagonista di Matteo Renzi, di come si sia fatto le ossa e di come abbia trasformato il movimento creato da Umberto Bossi, in un partito che punta a conquistare la leadership della destra nazionale.
“Quarantadue anni, in politica da ventidue. Mai un ruolo di governo”. Così viene presentato Salvini che incarna appieno la figura del militante, di quello che sta contro, perennemente all’opposizione (almeno finora). Anche quando è stato consigliere di maggioranza a Milano con ex sindaco Gabriele Albertini, di Salvini si ricorda che preferiva stare fuori da Palazzo Marino con il megafono, invece che stare dentro a votare con i suoi. E questo non è un caso del destino, ma una precisa scelta di immagine, così come lo sono le sue felpe improbabili e soprattutto il suo modo di porsi sui social network.
Il saggio, arricchito dalle testimonianze di giornalisti e politici, descrive il “Salvini-pensiero” che ha portato l’ex pupillo di Bossi ad uscire dai confini della “Padania” alla conquista dei voti di protesta del Sud e a puntare sull’immagine di una nuova Lega post ideologica, senza più distinzioni tra destra e sinistra. Matteo Salvini ha scelto di presentarsi come il popolo che vuole rappresentare, e va orgoglioso della sintonia che si è creata tra lui e il suo elettorato. Al punto che, come fanno notare gli Autori, spesso e volentieri i commenti sul web superano (in razzismo, proclami violenti, odio per la “Casta”) il tono dei post originali del Capitano. E le felpe sono solo uno dei modi che Salvini utilizza per mostrare la sua vicinanza al popolo leghista per “marcare il territorio” come dice in una delle interviste del libro. Fino ad ora questa strategia ha pagato, la Lega è risalita nei sondaggi e ha ottenuto consensi importanti anche in zone dove storicamente non ha mai brillato (ad esempio in Emilia Romagna e in Liguria).
Le passioni, dal Milan alla Russia di Putin, la gavetta e il contatto con la base, il “leghismo” inteso come legame con il territorio, ma anche le accuse di razzismo e populismo che arrivano dagli avversari: nel testo, i due autori hanno raccolto anche le testimonianze di chi lo ha conosciuto per capire più a fondo la portata del fenomeno Salvini e della sua capacità di risollevare le sorti della Lega.
C’è però da vedere se Salvini saprà superare sé stesso e se sarà in grado di continuare ad essere il Militante (o il Capitano, come lo chiamano i suoi) per diventare Capo (come Bossi) oppure sindaco o Presidente del Consiglio. Al momento non ha ancora scelto se sfidare Renzi alle Politiche, oppure presentarsi come candidato sindaco a Milano. “Non aspetto altro che di essere messo alla prova del governo”, dice Salvini nell’intervista esclusiva contenuta nell’e-book, in cui annuncia di voler lasciare la guida della Lega “il prima possibile” per lasciare spazio ai trentenni e quarantenni che “stanno crescendo”. Il leader non perde occasione di ripetere che gli piacerebbe fare il sindaco di Milano, “perché oggi decide e oggi fa”. Oramai, tuttavia, le sue ambizioni sembrano spingerlo a guardare oltre.