Torno indietro e cambio vita (Film, 2015)
Il nuovo film dei Vanzina segue la moda del cinecocomero ed esce in concomitanza del solstizio d’estate. Spero che abbia fatto più successo in altre location, ché io l’ho visto al Moderno di Cecina, provincia di Livorno, secondo spettacolo del sabato, in una sala deserta, aperta solo per me e per mia moglie. Quasi una proiezione privata dal magro incasso (20 euro compreso pop-corn e caffè) che non ha coperto le spese di gestione. La pellicola non è un capolavoro ma – a conferma di quanto sia inopportuno prolungare la stagione cinematografica – avrebbe avuto accoglienza migliore in un periodo più consono.
Torno indietro e cambio vita debutta in anteprima al Festival di Taormina e riprende il tema del viaggio nel tempo, vecchio come il cinema, già sfruttato dai Vanzina con A spasso nel tempo (1996) e A spasso nel tempo – L’avventura continua (1997), interpretati da Boldi e De Sica, ma anche con Il cielo in una stanza (1999), dove Ricky Tognazzi torna negli anni Sessanta insieme al figlio, assumendo i connotati di Elio Germano. Nel nuovo film sono due amici (Ricky Memphis e Raoul Bova) che tornano nel 1990 per cercare di cambiare radicalmente le loro esistenze. Il primo ha una madre separata e alcolizzata che gli rovina la vita, il secondo soffre per amore e non vorrebbe sposare la donna che l’ha appena lasciato.
Certo, il tema non è originale, basti pensare a Ritorno al futuro di Robert Zemeckis e a Non ci resta che piangere di Troisi e Benigni. L’escamotage di sceneggiatura per il ritorno al passato è fumettistico: un incidente stradale, che serve sia per andare a spasso nel tempo che per rientrare nell’epoca attuale. Una volta accettato il pretesto fantastico, tutto il resto procede secondo i canoni di una commedia sentimentale, abbastanza sofisticata, più anglosassone che italiana, calata in ambiente alto borghese. Marco (Bova) sta insieme a Giulia (Michelini) da 25 anni, la coppia ha un figlio, lui è molto innamorato, ma una sera la donna confessa di volersi separare perché ha un altro uomo. Claudio (Memphis), vecchio amico ed ex compagno di banco di Marco, non si è mai sposato per colpa di una madre alcolizzata (Minaccioni). I due sognano di tornare indietro nel tempo per correggere gli errori e rifarsi un futuro. In quel momento un’auto li investe, catapultandoli nel 1990, sui banchi di scuola, quando avevano 18 anni, pure se si sentono ancora quarantenni. Tutti gli altri li trattano da ragazzini – la sceneggiatura presenta una minima spiegazione grazie a un provvidenziale specchio – e per questo devono fare i conti con professori, genitori e inquietudini adolescenziali. Marco dovrà evitare l’incontro con Giulia e ci riuscirà tra mille peripezie; Claudio troverà un compagno alla madre e giocherà una schedina milionaria grazie a un moderno cellulare che conosce i risultati. Un finale a sorpresa – che non sveliamo – fa capire che il destino si può cambiare soltanto in parte, forse per le storie d’amore valgono regole imperscrutabili. Bravissimo Max Tortora nei panni del padre di Marco, a tratti sembra di sentire la voce di Alberto Sordi e il personaggio spesso imitato dal comico prende il sopravvento. Bene anche un Bova dai buoni tempi comici, che frequenta di nuovo un set dei Vanzina dopo Piccolo grande amore e Ti presento un amico.
Torno indietro e cambio vita è una commedia fantastica di impianto televisivo, ottimamente fotografata da Canevari nelle splendide location di Roma e Amsterdam, interpretata da attori ben calati nelle rispettive parti – anche se la Minaccioni è sempre uguale al suo personaggio e la Michelini un po’ schizzata – ambientata con cura sul finire degli anni Ottanta. Vediamo Colpo grosso condotto da Umberto Smaila in televisione, le cabine telefoniche, i motorini Garelli, le auto di piccola cilindrata, la vita scolastica e l’arredamento del periodo storico. Gli anacronismi sono il sale della commedia, perché Bova pronuncia battute fuori dal tempo che il padre non può capire. Tra tutte ricordiamo Beppe Grillo – solo un attore comico negli anni Ottanta – pronosticato in politica alla guida del Movimento Cinque Stelle. Va da sé che il padre pensi di avere un figlio matto. Notevole colonna sonora a base di pezzi d’epoca, ritmata e piacevole, che funge da leitmotiv ed è parte integrante della storia. Lieto fine assicurato, ma ineluttabilità del destino, almeno per la storia d’amore.
Adesso i Vanzina pensano di scrivere una commedia su Mafia Capitale: “Abbiamo in mente tre film per la prossima estate e poi una commedia con protagonista Vincenzo Salemme scritta da un commediografo inglese. La gireremo a Budapest. La commedia su Mafia Capitale l’avevamo scritta tempo fa, ma ora il tema è diventato di scottante attualità”. Buona fortuna. Ma cambiate periodo, in estate il pubblico va al mare.
. . .
Regia: Carlo Vanzina. Soggetto e Sceneggiatura: Enrico Vanzina, Carlo Vanzina. Fotografia: Tani Canevari. Montaggio: Luca Montanari. Musiche: Giuliano Taviani, Carmelo Travia. Scenografia: Massimiliano Sturiale. Costumi: Nicoletta Ercole. Produttori: Riccardo Tozzi, Marco Chimenz, Giovanni Stabilini. Produzione: Cattleya, Rai Cinema. Distribuzione: 01 Distribution. Genere: Commedia. Durata: 95’. Interpreti: Raoul Bova, Ricky Memphis, Paola Minaccioni, Giulia Michelini, Max Tortora, Michela Andreozzi, Augusto Fornari, Emanuele Propizio.
[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]