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Forse quando conquistò la segreteria del partito non pensava che il suo ostacolo più grande fosse il partito stesso. Matteo Renzi si è detto pronto a rottamare il Renzi 2, probabilmente quello aperto al confronto interno, che per evitare lo strappo con la minoranza cerca la mediazione. Ma dopo la deludente tornata elettorale amministrativa e le continue difficoltà nel portare avanti le riforme, l’ex Sindaco di Firenze sembra rimpiangere i tempi del Patto del Nazareno. Sono proprio di poco tempo fa le dichiarazioni di voler tornare al Renzi 1, per poter ripristinare l’ordine all’interno del suo partito. Il premier forse si immaginava una carriera alla Silvio Berlusconi, dove la sua abilità mediatica gli permise negli anni recuperi elettorali inimmaginabili.
Oggi peró i tempi sono diversi, la presa sull’elettore è molto più difficile e il campo di gioco è pieno di avversari imprevedibili, inesistenti durante il periodo berlusconiano. Renzi vuole ripristinare quel potere e quell’influenza che gli ha permesso di scalare Palazzo Chigi nel giro di un anno e di ottenere il 40% dei consensi durante le elezioni europee. Ora l’avanzata del centrodestra e le difficoltà di portare a casa le riforme, hanno riacceso il fuoco dei primi mesi.
L’esodo dal PD sembra cominciato, prima Civati e poi Fassina, mostrano la distanza tra una certa parte di partito e il suo Segretario, ma ormai il premier sembra deciso. La strategia è quella di cancellare gli oppositori e chiudere il dialogo sulle riforme. Matteo sa che il voto anticipato è uno spettro che ancora fa paura perché, nonostante la ripresa di Berlusconi e l’ascesa di Salvini, con la nuova legge elettorale, la destra sarebbe comunque in difficoltà. Pertanto ha deciso di incatenare i testi delle riforme (vedi ddl scuola) passando per lo strumento della fiducia. Sa per certo che se la minoranza del suo partito dovesse sfiduciarlo, lui ne uscirebbe solo da vincitore.
E quindi via al ritorno al Renzi 1. Il premier pensa che l’unica strategia vincente sia quella di continuare nella ricostruzione del suo partito, isolando gli oppositori ed estendendo la rete di propri uomini di fiducia nei luoghi chiave del PD, così da poter arrivare alle primarie del 2016 con la garanzia di mantenere salde le redini del Movimento. Sul fronte Governo, se le defezioni dovessero mantenersi con questa frequenza (i big come Bindi e Bersani non potrebbero mai abbandonare i Dem), è in grado di correre sulla strada delle riforme come da lui pensate e realizzate.
L’unica incognita sulla quale Renzi ha palesemente scommesso è la tenuta dell’alleanza con NCD. Alfano è sempre più isolato e dal Nord la voce della sofferenza comincia a farsi più insistente. Se Renzi 1 dovesse però tornare veramente, forse la sua determinazione potrebbe fargli riconquistare credito, ma si sa, per governare il prezzo da pagare è il consenso.