Rassegna stampa estera

Non va, non convinciamo. Nonostante i mille sforzi del Premier Matteo Renzi nell’organizzare incontri e i mille tentativi di partecipare al “big game” , noi siamo ancora fuori dal gioco vero. All’uscita dalla riunione flop dell’eurogruppo di martedì, Renzi si è mostrato “fiducioso” per l’esito dell’ennesimo summit previsto per Domenica, che vedrà riuniti non solo i leader membri dell’eurozona, ma tutti i leader dell’Unione Europea. Ma che peso hanno le sue parole? La stampa estera si mostra ancora molto poco convinta dal nostro vero stato di salute, perché se è vero che il rapporto del FMI dice che “l’Italia sta meglio”, dice anche che alla luce del “deterioramento della situazione greca” siamo particolarmente “vulnerabili”, non solo per motivi economici, ma ancor più per motivi politici. Forse un po’ più di libertà d’azione ai privati (libertà in senso lato, libertà anche dal giogo degli onnipresenti balzelli) non nuocerebbe. Lo dimostra l’articolo di Alice Philipson sul Telegraph che racconta la storia di un gruppo di cantanti d’opera che si sono impegnati a salvare, grazie al crowd-funding, gli 800 teatri semi abbandonati proprio nel “Paese che ha inventato l’opera”. Ancora patrimonio sprecato che va ad allungare la lista di tesori mal gestiti.

Le Point parla di “Primavera italiana” quando cita il rapporto del Fondo Monetario Internazionale datato primo Luglio. “L’economia della Penisola sta progressivamente uscendo da una lunga recessione, ma attenzione: la ripresa che si preannuncia rimane fragile e particolarmente vulnerabile davanti al deteriorarsi della situazione in Grecia”. Il FMI si congratula con le autorità per le azioni coraggiose intraprese, ma “gli esperti tengono a freno il loro entusiasmo puntualizzando che la ripresa è ancora debole e le prospettive a medio termine patiscono per le strettoie strutturali, per la forte disoccupazione, per i bilanci (delle imprese) ancora fragili e per il debito pubblico ancora molto alto (130%)”. Per tutti questi motivi si raccomanda all’Italia di “concentrare gli sforzi sulla produttività, rafforzare la salute delle banche e delle imprese e consolidare il bilancio in modo da incoraggiare la crescita”. Si è anche mostrato preoccupato per  “ il possibile impatto negativo sull’Italia della crisi greca che colpirebbe per mezzo di una mancata fiducia”, il tanto temuto effetto domino da parte dei leader europei. Ma cosa fondamentale, Renzi deve mantenere la barra sulle riforme come riporta anche Giada Zampano su MarketWatch, riprendendo a sua volta il rapporto del FMI: “il Fondo ha esortato Roma ad approfittare della favorevole ‘finestra di opportunità’ e spingere le riforme più profonde idonee a ristrutturare il sistema politico ed economico italiano”.

Ma il problema non è solo “economico”. Philippe Ridet da parte sua afferma che il “no” greco indebolisce Matteo Renzi . “Il Primo Ministro italiano  deve  affrontare due  sfide dopo la vittoria del no al referendum greco di Domenica 5 Luglio. Il primo è finanziario, il secondo è politico.” Dopo tutti i “successi” elettorali di M5S e Lega Nord che hanno decretato l’indebolimento del PD, “perché fermarsi a così buon punto? Ecco il perché del viaggio ad Atene in sostegno a Tsipras del “ buffo contingente” come lo chiama Ridet. Creare ancor più scompiglio in acque PD. Dello stesso avviso James Politi sul Financial Times che in riferimento al viaggio di Beppe Grillo ad Atene scrive: “l’entusiasmo di Grillo mette in luce uno dei maggiori pericoli che può porre all’Italia e al Governo di Matteo Renzi un eventuale distacco della Grecia: potrebbe incoraggiare la sempre più numerosa casta dei Partiti antieuropeisti nel Paese  e minare la forza politica e riformista del giovane Primo Ministro, così come la sua Agenda. Politi riprende l’intervista rilasciata da Enrico Letta al quotidiano Avvenire dove l’ex Primo Ministro afferma che “la crisi greca potrebbe aprire un’autostrada per l’affermazione del populismo”. Citando i moti di entusiasmo dei numerosi Partiti per Tsipras, “lasciando Renzi in relativo isolamento nel desiderare la vittoria del si”, il giornalista puntualizza quanto sia “insolito” questo comportamento perché per decenni gli italiani sono stati tra i più convinti sostenitori dell’integrazione europea”. Segnale di sicuro momento di disagio per gli italiani che però, stando ai sondaggi riportati da Politi, credono ancora nell’Unione Europea (64%), nonostante il loro disamore per l’Euro (56% vuole mantenere la moneta unica).

Pierre de Gasquet su Les Echos nonostante affronti più da un lato “economico” l’impatto del “no” greco sull’Italia, scrive che “la minaccia di Grexit pesa sul clima politico italiano. Malgrado i segnali di distensione inviati da diversi giorni da Matteo Renzi e dai suoi ministri, il “no” greco non è senza peso sulla terza economia della zona euro. “ Ma se è vero che i titoli bancari sono precipitati subito dopo i risultati del referendum, De Gasquet spiega che secondo gli economisti quella è stata soprattutto una reazione “emotiva” a breve termine. “La vera incognita sta piuttosto nell’impatto dello scenario greco su di un ritorno alla volatilità sullo sfondo del recente calo di fiducia in Matteo Renzi”. In effetti le accuse dei “suoi” per essersi avvicinato troppo alla Cancelliera nelle ore precedenti al Referendum sono state rafforzate dal suo comportamento “sibillino” sul da farsi a Bruxelles al summit di martedì scorso. “Oggi – ricorda il giornalista francese – ha dichiarato essere pronto a fare da mediatore tra Atene e Berlino, senza nascondere i suoi dubbi sull’impatto dei ‘format a due’ (l’incontro Hollande-Merkel) nel contesto attuale.” Finora non sembra le sue parole abbiano avuto grande riscontro.

Agrodolce l’articolo di Alice Philipson sullo stato dei nostri teatri dell’opera. “Il Paese che ha inventato l’opera ha più di 800 teatri abbandonati e dimenticati – ora un gruppo si cantanti si sta impegnando a salvarli.” E questi cantanti non sono tutti italiani… “Un gruppo di cantanti europei ha lanciato una campagna di raccolta fondi per salvare i fatiscenti teatri dell’opera italiani, molti dei quali lasciati letteralmente marcire. Quattro secoli dopo che il bel paese ha ospitato a Firenze la prima assoluta di un’opera, molti dei più di 800 teatri del Paese rimangono inutilizzati  e in rovina, vittime di una crisi economica che ostinatamente non vuole passare”. Il punto di partenza è Bevagna e il riuscito recupero del teatro dell’opera Francesco Torti. La coordinatrice del Progetto “Adotta un Teatro” è la soprano finlandese Susanna Ohtonen. La Philipson spiega poi lo stato delle cose in Italia per quanto riguarda i tagli alla cultura, tagli esacerbati dalla crisi. L’esempio della raccolta fondi di Bevagna ha permesso di preparare tre nuovi spettacoli al teatro Torti e lo streaming in diretta degli spettacoli servirà ad attrarre le nuove generazioni. “La Ohtonen è pronta ad esportare l’iniziativa in altre piccole città d’Italia”, scrive la giornalista inglese, perché ha provato sulla sua pelle l’emozione di ricevere tante donazioni di residenti che “volevano vedere il loro teatro riprendere vita”. Quale incentivo più bello?

AFP per Le Point, Croissance: le printemps italien, 7 Luglio 2015; Philippe Ridet,  En Italie, le non grec affaiblit Matteo Renzi, Le Monde, 6 Luglio 2015; Philippe Ridet, Ce drole de contingent italien à Athènes pour soutenir Tsipras, Le Monde, 5 Luglio 2015; James Politi,  Renzi Threatened by political contagion from Greece, Financial Times, 3 Luglio 2015; Pierre De Gasquet,  En Italie, Matteo Renzi tente de conjurer le risque de contagion, Le Echos, 7 Luglio 2015; Giada Zampano, IMF: Italy’s Renzi needs to push on deeper reforms, MarketWatch, 7 Luglio 2015; Alice Philipson,  Can Italy’s opera houses be saved by crowd-funding?, The Telegraph, 6 Luglio 2015.

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