Italia delle Regioni
Si è svolto giovedì 9 luglio al Quirinale l’incontro della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome con il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Riportiamo di seguito il testo integrale del discorso del Presidente della Conferenza delle Regioni, Sergio Chiamparino.
Signor Presidente, desidero innanzitutto ringraziarla per l’opportunità che ci offre con questo incontro. Le esprimo nuovamente la grande soddisfazione di tutti noi per la sua elezione e l’apprezzamento per l’equilibrio con cui ha svolto questo primo scorcio del suo mandato. Con la tornata elettorale di fine maggio, in un quadro di sostanziale conferma degli equilibri politici preesistenti, tra nuovi eletti e conferme, si è, per così dire, completata la squadra dei presidenti delle 20 regioni italiane. Stiamo ricostruendo il nostro coordinamento: a fine luglio la Conferenza si darà il suo nuovo assetto con la nomina del presidente, del vice presidente e dell’ufficio di presidenza.
In questi anni di profonda crisi, Regioni ed Enti locali hanno pagato al pur necessario rigore finanziario un prezzo alto in termini di riduzione di spesa, che si è a cascata riflessa sui Comuni e a volte anche sui cittadini in termini sia di servizi che di maggiore tassazione. Un prezzo più alto, mi sia consentito dirlo, di quello pagato da molte amministrazioni centrali dello Stato. Per dare un’idea, tra il 2009 e il 2012 la spesa primaria dell’amministrazione centrale è diminuita del 12,2% mentre quella delle Regioni è diminuita del 38,5%. Negli anni successivi, fino ad oggi, questo trend è proseguito sostanzialmente invariato. E tuttavia non siamo venuti meno al dovere istituzionale di leale collaborazione con il Governo centrale, come dimostra ancora la recentissima intesa sui tagli della Sanità del 2015 di ben 2 miliardi e 350 milioni o l’impegno anche finanziario che stiamo sostenendo per la piena attuazione della Legge 56, e, pur fra differenti visioni politiche, il lavoro di accompagnamento alla indispensabile accoglienza dei profughi e dei migranti.
Credo che occorra tuttavia ammettere con altrettanta franchezza che nella recente storia politica e istituzionale italiana, in un quadro assai preoccupante di crescente disaffezione dei cittadini verso la politica e le istituzioni, forse anche in parte per quel che ho appena richiamato, le Regioni abbiano rappresentato un momento di particolare criticità. Non c’è bisogno che ricordi a Lei tutte le vicende, anche di natura diversa, che si sono succedute e che, per quanto in forme e modalità differenti, hanno interessato in negativo buona parte delle Regioni e, purtroppo, anche di altri livelli istituzionali.
Non bisogna fare, come troppo spesso troppi fanno, di tutta l’erba un fascio. Però non possiamo chiudere e non chiudiamo gli occhi. Da questo punto di vista la riforma costituzionale in corso di terza lettura in Senato può essere una occasione irripetibile, nel breve periodo, per far coincidere il necessario superamento del bicameralismo perfetto con la costruzione di un assetto istituzionale che garantisca, nelle forme più appropriate, il necessario decentramento dell’attività amministrativa e l’altrettanto necessaria espressione delle autonomie e delle peculiarità delle tante comunità che compongono la nostra nazione, come lei stesso ricordò nel suo discorso di insediamento alle Camere.
Occorre rifuggire da quella sorta di legge del pendolo che troppo spesso caratterizza la nostra opinione pubblica: da una fase in cui non ci si poteva non dire federalisti siamo passati a una fase in cui pare che “centralizzare” e “accorpare” siano le nuove parole magiche. E’ comprensibile che questa tendenza alla centralizzazione in momenti di crisi acuta prenda il sopravvento, non bisogna però dimenticare che per fortuna, come stiamo vedendo, alla crisi subentra poi una fase di ripresa, e istituzioni articolate sul territorio sono senz’altro necessarie e utili per accompagnarla.
Non è un caso, come Lei ben sa, che in tutti i sistemi politici che definirei civilizzati esistano livelli intermedi fra l’autorità dello Stato e le comunità locali. Si tratta di costruirli con appropriatezza, tenendo conto delle peculiarità storiche dei vari paesi, del grande bisogno di efficienza ed efficacia la cui carenza è una delle principali palle al piede del nostro sistema; evitando quelle rigidità di suddivisione fra competenze che sono l’opposto di ciò che serve per garantire, appunto, efficacia ed efficienza, e che sono in contraddizione con quel che regola l’organizzazione dei sistemi istituzionali in tutti i paesi a base autonomista o federalista. Concludendo con una battuta: a scuola, quando copiavo, e mi è capitato di copiare, cercavo di farlo dal compagno che prendeva nove, non da chi ne sapesse meno di me. In questo caso il compagno bravo potrebbe essere il Bundesrat.
Nel ringraziarla ancora, sono sicuro di poterle affidare a nome di tutti i colleghi con le diverse sensibilità e i diversi punti di vista politici di cui sono portatori, la volontà e la disponibilità di essere protagonisti di quest’ultima fase decisiva della riforma del Titolo V, con l’obiettivo di non perdere l’opportunità che abbiamo di costruire in profonda sintonia con lo spirito costituzionale un sistema istituzionale e amministrativo efficace ed efficiente, solido e democratico.