Strategia UE contro le intimidazioni ai giornalisti
All’indomani dei fatti di Parigi d’inizio anno, la strage, cioè, al giornale satirico Charlie Hebdo, l’esplosione di rabbia e indignazione del mondo politico, istituzionale e la conseguente mobilitazione dell’opinione pubblica internazionale, contro un atto di barbarie di gravità inaudita (Cherlie Hebdo è solo uno, comunque, degli innumerevoli fatti di cronaca che, sempre più spesso, siamo costretti a leggere), non più differibile si è fatta l’urgenza di una “Strategia Europea contro le intimidazioni ai giornalisti”.
Una Strategia di senso compiuto: e così è stato. Con l’approvazione della “Risoluzione del Parlamento Europeo sulla libertà di espressione” si e voluto cercare la soluzione ai tanti atti che minano profondamente le radici di civiltà della nostra società, che sono un attentato alla nostra libertà d’espressione e che, sempre più frequentemente, colpiscono i giornalisti in quanto simbolo di questa libertà. Una Strategia che li tuteli quando soggetti ad intimidazioni e violenze.
Si legge nella Risoluzione: “il rispetto della libertà di stampa, di informazione e di opinione (online e offline) nonché del pluralismo politico costituisce una base fondamentale della democrazia; chiede alle autorità di garantire che tali libertà possono essere esercitate senza limitazioni o censure arbitrarie e chiede altresì di garantire la libertà di espressione; ritiene che tutti i giornalisti debbano poter svolgere il proprio lavoro senza temere di essere perseguiti, incarcerati, sottoposti a intimidazioni o limitazioni nell’esercizio della libertà di parola e di espressione”.
La libertà di espressione, di stampa, di opinione è il valore più importante sul quale si fondano le democrazie moderne. Nelle Costituzioni dei popoli è un “valore fondante” e fondamentale, oltre a rappresentare un impegno civile ed istituzionale. Per questi motivi ogni attacco a tali libertà colpisce al cuore mettendo a repentaglio le nostre stesse democrazie.
Sulla situazione della libertà di stampa i dati sono allarmanti, da fonte “Reporters sans frontères”, dal Rapporto che annualmente redigono, emerge che i “diritti di libertà” hanno subito una regressione brutale. Sempre secondo Reporters sans frontères il Paese migliore per i giornalisti è la Finlandia, il peggiore l’Eritrea. Senza dovere cercare troppo lontano, dall’esame dei dati sulla libertà di stampa e di espressione, si vede che la stessa Italia è scesa dal 49° al 73° posto durante lo scorso anno.
In questo senso, si spera che il progetto di “Legge sulla diffamazione” a cui si è al lavoro in Italia, tornato all’esame del Senato dopo essere passato alla Camera nei giorni scorsi, (modifica alla Legge 8 febbraio 1948, n. 47, al codice penale e al codice di procedura penale e al codice di procedura civile in materia di diffamazione con il mezzo della stampa o con altro mezzo di diffusione, di ingiuria e di condanna del querelante nonché di segreto professionale. Ulteriori disposizioni a tutela del soggetto diffamato), abbia un impatto positivo sulla libertà di informazione (come dice Ulrike Schmidt, inviata della Rappresentante per le libertà dei Media, Dunja Mijatovic, dell’OSCE alla Conferenza Internazionale sulla libertà di stampa promossa da Ossigeno per l’Informazione, svoltasi poco tempo fa a Roma). Anche se permangono aspetti che non favoriscono la tutela delle libertà e che sono fonte di preoccupazione per l’OSCE.
L’impegno a tutela dei diritti di libertà deve essere indirizzato, paradossalmente, proprio nel ricercare sempre più libertà, nel ricercare più rispetto, più democrazia, più solidarietà, più dialogo, più condivisione. Senza cadere mai nella trappola dell’odio. Queste rappresentano le uniche armi efficaci in grado di fronteggiare il pregiudizio, la paura e qualsiasi tipo di diversità. Per far sì che simili eventi non si ripetano, ma si dia inizio, finalmente, a una riflessione comune che porti alla creazione di un strategia efficace e unitaria che sia, finalmente, risolutiva.
Una stampa libera, indipendente che salvaguardi i suoi principi e valori deontologici rappresenta un antidoto straordinario per l’affermazione di una cultura dell’illegalità. In questo senso la Risoluzione Europea non rappresenta un traguardo raggiunto, ma il primo passo di un processo lungo e complesso che deve vederci tutti e ciascuno uniti e solidali per sormontarlo, affinché l’orrore e la ferocia di gesti di estremismo e intolleranza scompaiono dal nostro vissuto e dal nostro ricordo a garanzia della tutela al diritto d’informazione.
Ossigeno per l’Informazione ha redatto il Rapporto annuale sulle minacce in Italia. Rapporto che arriva mentre l’onorevole Claudio Fava, vicepresidente della Commissione parlamentare antimafia sta terminando la stesura della Relazione conclusiva dell’indagine conoscitiva della Commissione sui giornalisti minacciati.