Goletta Verde in crociera fra le trivelle
La crociera di Goletta Verde, dedicata quest’anno alle ‘trivelle’ petrolifere del governo Renzi, è passata nel Tirreno. Conclusa, quindi, la tratta della navigazione maggiormente interessata dalla proliferazione di pozzi seguita al decreto Sblocca Italia: quella che ha toccato regioni dove sono in atto autentiche sollevazioni popolari,.con manifestazioni pubbliche, contestazioni, contrasti e sofferte decisioni di tipo istituzionale. Sull’edizione 2015 di Goletta Verde è quindi possibile fare già un primo bilancio. Che non è solo tecnico, ma contiene un caso politico tessuto di ambiguità e chiaroscuri: governatori, consigli regionali, sindaci e consigli comunali, a volte anche associazioni ambientaliste, ‘pescati’ a fare un presunto doppio gioco, contro ma anche pro governo Renzi. Pescati da Legambiente, appunto, e dalle altre associazioni; ma anche, nelle stesse settimane, da semplici cittadini informati, tecnici, comitati e associazioni, nonché dalle forze politiche non organiche al Governo e a gran parte dei Consigli regionali e comunali interessati, ovvero M5S e Sel.
Perché tanti soggetti sarebbero impegnati a fare il doppio gioco e non sarebbero invece attori di mediazione politica? Perché, andando con ordine, la decisione di Renzi di far svettare sul Bel Paese le trivelle in cambio di scarse royalties aveva generato una protesta unanime e schieramenti netti che erano, o parevano, così composti: da una parte il governo Renzi appunto, dall’altra tutti, ovvero i Comuni e le Regioni, le associazioni imprenditoriali, quelle ambientaliste, i comitati, studiosi, ricercatori, cittadini. Questo perché la decisione renziana appariva con grande chiarezza antieconomica, oltreché dannosa per l’ambiente italiano. Ma, poi, alcuni hanno compiuto un atto politico amministrativo forte, e cioè hanno impugnato il decreto Sblocca Italia, altri invece no. Legambiente, nello specifico, aveva lanciato un appello alle Regioni a mettere in atto tutti gli strumenti amministrativi in loro possesso contro le trivelle: ma alcune si sono defilate. Legambiente ha puntato il dito in particolare contro l’Emilia Romagna: una Regione-simbolo e centro di potere del Pd di Governo che è attraversato dalle note lotte interne. Pur essendo investita da una serie di richieste di scavo di pozzi,l’Emilia Romagna non ha impugnato il decreto Sblocca Italia davanti alla Corte Costituzionale come hanno fatto Veneto, Marche, Abruzzo, Campania, Lombardia e Puglia. Regioni ‘virtuose’ le altre, quindi. Non per tutti: critiche ai governatori sono arrivate dai comitati ‘No triv’, ‘No scorie’, ‘Ola’ e ‘Mo basta’, che imputano ai governatori di aver “mantenuto un atteggiamento ambiguo” sulla gestione del petrolio. Segno che i mal di pancia dei politici locali, combattuti tra sostegno a Renzi e a Governo da una parte e rispetto dei cittadini che li hanno eletti dall’altra, sono un male diffuso.
Pur essendo il focus della crociera sulle trivelle, grande è stato come sempre il lavoro di Goletta Verde su gran parte delle numerosissime altre contraddizioni di politica ambientale che riguardano i mari italiani. Per citarne alcune: diciassette campionamenti, sui venticinque eseguiti lungo le coste della Calabria presentano una carica batterica elevata, superiore alle soglie stabilite dalla legge, ha denunciato l’associazione. Una situazione che evidenzia “un deficit depurativo che non risparmia nessuna provincia calabrese, sicuramente già noto e denunciato da tempo e che rischia di compromettere la stessa economia turistica”. Ancora: “Il 38% dei reflui della Basilicata non viene trattato adeguatamente, provocando il conseguente inquinamento marino”. In Sicilia invece situazione non endemica ma casi particolari e simbolici, come l’ipotesi di un nuovo porto a Giardini Naxos: “La nostra posizione è chiara: no a qualunque genere di nuova opera portuale nell’intera baia di Giardini Naxos e Taormina”, ha detto Rossella Muroni, direttrice nazionale di Legambiente. E ancora: “E’ necessario abbattere subito l’ecomostro di Sferracavallo, una struttura inutile, pericolosa, costruita oltre trent’anni fa e che rappresenta l’emblema dello sperpero di denaro pubblico e dell’aggressione del cemento alle coste palermitane”. Emergenza cemento, ma stavolta endemica, sulle coste campane, dove, a Ischia per esempio, ci sono 600 immobili da abbattere e 27mila pratiche di condono ancora da esaminare. Di qui l’appello di Goletta al neo governatore De Luca. In Campania, poi, carichi batterici alti risultano in 14 punti di campionamento su 31. E risultano 108 su 151 gli agglomerati cui viene contestata la non conformità ai dettami della direttiva comunitaria sulla depurazione delle acque reflue. Molto lavoro in vista per le depurazioni. E per le ruspe, ma per ristabilire la bellezza del paesaggio.
[NdR – L’autore cura un Blog dedicato ai temi trattati nei suoi articoli]