Il mitico Caruso
Enrico Caruso nasce a Napoli il 25 febbraio del 1873 da una famiglia modesta. Ma già ragazzino la sua voce si fa notare e frequentando l’oratorio di Giuseppe Bronzetti, dove canta come contraltino, studia nei corsi serali e prende lezioni di musica. Comincia a cantare nelle case private, nei caffè e nelle rotonde balneari, con un repertorio di canzoni napoletane insieme ad altri cantanti come Ciccillo O’Tintore e Gerardo l’Olandese, meglio conosciuto come l’infermiere, professione che svolge realmente all’Ospedale Ascalesi. Ed è proprio quest’ultimo che lo porta a cantare al Caffè Gambrinus, dove viene notato dal baritono Eduardo Missiano. All’epoca non esistevano i talent show e i talenti erano meno frequenti ma più speciali. Da quel momento fu ascesa: Enrico canta in casa del barone Costa, un appassionato di musica, che gli indica l’opera che meglio si adatta al suo modo di cantare, “Cavalleria Rusticana”, di Mascagni
Debutta nel grande repertorio al teatro Cimarosa di Caserta nell’aprile del 1895. Inizia così la sua carriera musicale: viene confermato a Caserta e poi a Salerno, dove si fidanza anche con la figlia del direttore del teatro, ed affronta le sue prime trasferte all’estero. La sua intraprendenza gli consente di venire in contatto con il maestro Giacomo Piccini con il quale ripassa la parte di Rodolfo della Boheme ottenendo persino che l’aria la “Gelida manina” venga abbassata di mezzo tono. Durante le messe in scena Enrico Caruso si innamora della cantante Ada Giachetti Botti che interpreta Mimì. La loro relazione dura ben undici anni e ne nascono due figli; il primo, Rodolfo, nasce nel 1898, solo un anno dopo il loro incontro.
La svolta nella sua carriera avviene con il successo trionfale ne “L’Arlesiana” di Cilea. L’America Latina e la Russia spalancano i propri teatri per accogliere il giovane tenore italiano che canta a Pietroburgo e Mosca, Bueons Aires e Montevideo, dove affronta per la prima volta la “Tosca” e “Manon Lescaut” nella versione di Massenet.
Parte poi per la terza tournée a Buenos Aires con il maestro Toscanini. Nel 1901 si ritrova ad affrontare il debutto nella sua Napoli, con l’ormai collaudato Elisir D’amore. Ma il pubblico, guidato da un gruppo di snob che Enrico non si è dato la pena di accattivarsi, gli rovina l’esecuzione; giura di non cantare mai più nella sua Napoli, promessa che manterrà fino alla fine dei suoi giorni suggellandola con l’esecuzione della canzone “Addio mia bella Napoli”. La sua carriera diventa ormai trionfale: Caruso conquista il pubblico anglosassone con la sua esecuzione de il Rigoletto, incide dischi accompagnato al pianoforte da Leoncavallo e debutta al Metropolitan di New York, dove canterà per ben 607 volte in diciassette anni.
Continua a cantare in giro per il mondo per cifre da capogiro, anche se nel periodo della guerra si esibisce volentieri per nobili cause. Ormai è Caruso, il cantante più famoso del mondo. Muore nella sua Napoli il 2 agosto del 1921, all’età di soli 48 anni.