Scioperi, ipotesi nuove regole
Ci risiamo. Ogni occasione è buona non tanto per scioperare ma per creare disagi, enormi, ai cittadini. Nel caso di Pompei anche alle migliaia di turisti rimasti sotto il sole in fila per ore a causa di una riunione sindacale. Prima c’è stato tempo anche per i lavoratori di Alitalia di incrociare le braccia, rovinando le partenze per le vacanze a molti italiani. Il diritto allo sciopero è sacrosanto e garantito dalla Costituzione. Ma non si capisce per quale diritto della Carta anche i cittadini debbano sempre sorbirsi le conseguenze di proteste che, come nel caso di Pompei, hanno come scopo principale quello di creare i maggiori danni possibili. Il governo, intanto, dovrebbe iniziare a trovare delle nuove soluzioni normative.
“L’assemblea di Pompei, in quelle modalità, in quelle forme, è semplicemente scandalosa”, è il commento del premier, Matteo Renzi. “Vedere che dopo tutto il lavoro fatto per salvare il sito e quindi i posti di lavoro a Pompei – continua – un’assemblea sindacale blocca all’improvviso migliaia di turisti sotto il sole o vedere che dopo le nottate insonni per coinvolgere Etihad e evitare il fallimento di Alitalia, gli scioperi dei lavoratori di quell’azienda rovinano le vacanze a migliaia di nostri concittadini, fa male”. Il diritto a scioperare non si tocca, sia chiaro: “Nessuno mette in discussione il diritto all’assemblea sindacale o allo sciopero – precisa Renzi – ma c’è anche bisogno di buon senso, di ragionevolezza, di responsabilità e di rispetto. In un momento come questo tenere migliaia di turisti venuti da tutto il mondo sotto il sole per un’assemblea sindacale a sorpresa significa volere il male di Pompei”. Non è tanto una questione personale per il presidente del Consiglio che specifica: “Io non ce l’ho con i sindacati, ma se continua così dovremo difendere i sindacati da sé stessi”.
Ecco, viene da chiedersi in che modo. Il 14 luglio è stato depositato al Senato un disegno di legge da parte della maggioranza parlamentare, d’intesa con il governo come annunciato dal ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio. L’impianto normativo è simile a quello già presentato da Pietro Ichino nel 2008 e a quello di Ncd a firma Maurizio Sacconi. Per fare uno sciopero, molto sinteticamente, ci sono due strade. La prima è che venga proclamato da uno o più sindacati che rappresentano il 50 per cento più uno dei dipendenti. La seconda è che, anche se promosso da un sindacato minoritario, superi un referendum tra i lavoratori dell’azienda, con il 50 per cento dei sì fra i votanti ed un quorum del 50 per cento tra i dipendenti. “Per capirsi – spiega Ichino – uno sciopero come quelli di Alitalia o della Metro di Roma non sarebbe consentito”. Il motivo è semplice: il sindacato che ha indetto la protesta non rappresenta la maggioranza dei lavoratori.
Lo sciopero dovrebbe tornare, molto semplicemente, ad essere uno strumento da usare con misura e parsimonia. Risulta strano crederlo, nei tanti casi in cui vengono proclamati scioperi il venerdì o il lunedì, con il preciso intento di fare un week lungo piuttosto che una protesta sensata. Al momento la proposta riguarderebbe solo il trasporto pubblico. Ma potrebbe, anzi dovrebbe, essere estesa anche ai Beni culturali per scongiurare altre situazioni come quella di Pompei. “E’ una questione di buon senso”, ha detto il ministro Delrio. “Se si gestisce un patrimonio dell’umanità, si svolge un servizio per il mondo intero: più servizio pubblico di così…”. Difficile, in effetti, pensare il contrario. Insomma, la speranza è che lo sciopero torni ad essere una forma di protesta e non sia più la routine.