Raffaello. Il Sole delle Arti

Quest’anno, l’inverno di Torino verrà riscaldato da un sole speciale, quello della mostra Raffaello. Il Sole delle Arti. Dal 26 Settembre 2015 al 24 Gennaio 2016 le opere di Raffaello, uno dei maggiori esponenti del Rinascimento italiano, occuperanno gli spazi della Reggia di Venaria, regalando al pubblico un nuovo punto di vista sullo stile dell’artista.

La mostra, curata da Gabriele Barucca e Sylvia Ferino insieme ad un comitato scientifico presieduto da Antonio Paolucci, mette in risalto l’evoluzione dello stile tecnico del Raffaello Sanzio nelle varie tappe della sua vita; l’artista che raggiunse fama di maestro giovanissimo, deve gran parte della sua crescita artistica alla lungimiranza del padre Giovanni Santi, pittore anch’egli, che lo instradò verso questo mestiere.

Raffaello, dopo la morte del padre pur continuando a mantenerne l’attività, iniziò il suo percorso di gavetta presso il Perugino, dal quale apprese le tecniche del chiaro scuro e le proporzioni delle figure. Con il passare degli anni la fama del maestro di Urbino si estese in tutta Italia, e questo gli permise di ricevere lavori sia a Firenze che a Roma, con la possibilità di studiare le tecniche di Leonardo e Michelangelo.

Dunque le opere esposte sono occasione per riscontrare l’influenza che questi grandi artisti ebbero sul suo lavoro, ma anche motivo per differenziare lo stile di Raffaello dagli altri. Raffaello, infatti, nelle sue opere cercava di accentuare la prospettiva e concentrare l’attenzione dell’osservatore su determinati particolari, infatti i personaggi principali delle sue opere spiccano perché avvolti da una luce maggiore rispetto al contesto.

Altra caratteristica peculiare del Raffaello, che lo distingue dagli altri artisti, è l’attenzione alla persona; ciò emerge soprattutto dai ritratti, osservando bene i volti e la postura dei soggetti si riesce a percepire lo stato d’animo del personaggio ritratto. Altro aspetto fondamentale della personalità di Raffaello che può essere rintracciato negli ultimi lavori; avendo ormai raggiunto grande fama, l’artista si circondò di valenti collaboratori, sia apprendisti che maestri di bottega a cui spesso faceva terminare i lavori che iniziava oppure lasciava che questi  prendessero incarichi senza la sua supervisione, tanto che i più bravi risulta difficile distinguerli dallo stile del maestro.

Le opere esposte, tra le quali vi sono anche disegni, cartoni e incisioni provenienti dai più importanti musei (i Musei Vaticani, il Residenzschloss di Dresda, il Kunsthistorisches Museum di Vienna, il Victoria and Albert Museum di Londra, la Pinacoteca Tosio Martinengo di Brescia, gli Uffizi, la Galleria Palatina di Palazzo Pitti, il Museo Nazionale del Bargello e il Palazzo Corsini di Firenze, il Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza, la Galleria Nazionale delle Marche di Urbino, i Musei Civici di Pesaro e il Museo di Capodimonte di Napoli), contribuirono a esportare la fama e la passione del maestro di Urbino in tutta Europa.

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