I sette fratelli Cervi (Film, 1968)
Abbiamo rivisto I sette fratelli Cervi – ultimo film di Gianni Puccini – su grande schermo, proiezione commemorativa alla presenza di Adelmo Cervi (figlio di Aldo) delle lotte di Resistenza che dal settembre 1943 condussero alla liberazione. Proiezione meritoria, checché ne dica il buon Mereghetti che parla di un film scolastico e poco coinvolgente. Peccato che mancassero i giovani, principali destinatari di simili prodotti a uso e consumo della memoria storica. Rischiamo di diventare un paese di revisionisti sciocchi, privi di un passato, inconsapevoli dei giorni funesti che hanno sconvolto la nostra patria. Non ci vergogniamo di pronunciare questa parola.
I sette fratelli Cervi è il racconto partecipe e accorato – solo in parte romanzato – di un fatto storico che sconvolse Reggio Emilia durante la Resistenza. La storia è nota, si raccontano le gesta della Banda Cervi (Agostino, Aldo, Antenore, Ettore, Ferdinando, Gelindo e Ovidio), sette fratelli partigiani, contadini antifascisti di Campegine (Reggio Emilia) che insieme al padre Alcide compirono azioni di guerriglia contro i nazifascisti. Furono catturati nel loro casolare di campagna, venne incendiato, e finirono fucilati all’alba del 28 dicembre 1943. Si salvò soltanto il padre ma insieme ai Cervi venne giustiziato un compagno di prigionia, per vendicare un fascista ucciso. Stupendo il finale con uno dei Cervi che alza al cielo un pungo chiuso in segno di sfida politica mentre il plotone di esecuzione compie un triste lavoro.
Pellicola a lungo stupidamente boicottata dalla censura, che nel 1968 era in mani cattoliche e democristiane, soprattutto per un’ideologia filocomunista e anticlericale che trapela da numerose sequenze. Nonostante tutto abbiamo la figura di un eroico prete antifascista che si fa catturare e fucilare per aver lottato contro gli invasori tedeschi. Zavattini concepisce l’opera come un film neorealista, Puccini e Baratti la contaminano a tinte rosa e nere, dispensando amore e morte con perizia e intelligenza. Gianni Amelio è aiuto regista e si fa le ossa in un lavoro importante, guidando insieme a Puccini un cast eccellente, Gian Maria Volonté su tutti, nei panni dell’indomito Aldo Cervi. Molto bravi anche Montagnani, Cucciolla, Del Prete (il francese) e Serge Reggiani (il consulente politico di Aldo durante la prigionia). Benissimo le due interpreti principali, sia Carla Gravina come moglie di Aldo che Lisa Gastoni, la Lucia della passione politica, l’amore ideale del partigiano.
Il film gode di una stupenda fotografia in bianco e nero durante flashback intensi che riportano alle campagne della bassa padana, ma è buona anche la parte a colori, sia come riprese che come immagini. Un film importante, ben scritto e interpretato, un tema forte e popolare, un episodio del nostro passato da non dimenticare. Film simili dovrebbero essere materia obbligatoria di insegnamento nelle nostre scuole.
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Regia: Gianni Puccini. Soggetto: Gianni Puccini, Bruno Baratti. Sceneggiatura: Gianni Puccini, Bruno Baratti, Cesare Zavattini. Fotografia: Mario Montuori. Montaggio: Amedeo Giomini, Romano Giomini. Aiuto Regista: Gianni Amelio. Musiche: Carlo Rustichelli. Costumi: Gabriella Pescucci. Genhere: Storico, Bellico, Drammatico. Durata: 105’. Interpreti. Gian Maria Volonté, Lisa Gastoni, Carla Gravina, Renzo Montagnani, Don Backy, Andrea Checchi, Riccardo Cucciolla, Serge Reggiani, Oleg Zakhov, Duilio Del Prete, Gabriella Pallotta, Marco Mariani, Gino Lavagetto, Rossella Bergamonti, Elsa Albani.
[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]