Bravo Renzi, “tu si que vales”

Dopo l’ultima vittoria conseguita nel PD, non resta che dire: “tu si que vales”. Il nostro (?) è riuscito a realizzare in due anni tutto ciò che nessuno prima di lui si è azzardato di immaginare di fare. E’ indubitabile, infatti, che tutto quello che sta succedendo in questo periodo di governo del PD, fatto da chiunque altro, avremmo avuto ,come conseguenza, solo “girotondi”, manifestazioni quotidiane di piazza, ingovernabilità, conflitti sociali.

Per qualche Deputato che ha procurato la caduta del Governo Prodi, si è scatenata parte della Magistratura italiana per approfondire le ragioni dei cambiamenti di “casacca” dalla maggioranza alla opposizione. Oggi invece, di fronte ad un “biblico” esodo di parlamentari dalla opposizione alla maggioranza di sinistra, tutto sembra normale se non addirittura nobile.

Una realtà, questa, frutto di quel maledetto sistema elettorale che, avendo sottratto ai cittadini il loro sacrosanto diritto di scegliere con le preferenze i propri rappresentanti, ha consentito la “nomina” e non la elezione di Deputati e Senatori mettendo questi ultimi nella “felice” condizione di non dover rispondere ad un proprio elettorato ma di dovere compiacere il “Capo” che gli ha assicurato in lista un posto vincente o quello che in un prossimo futuro farà altrettanto, anche se di un altro Partito presunto vincitore delle nuove elezioni.

Di qui la ragione per cui, in molti Collegi, gli elettori non conoscono il proprio rappresentante politico perché mai presente sul territorio e quest’ultimo non sa nemmeno quali siano i problemi reali di quei concittadini che hanno consentito una promozione a Deputato o Senatore frutto solo dei voti del leader e dei seggi da questo conquistati.

Dicevamo bravo Renzi. Certo, sta vincendo tutte le sue battaglie per ottenere un potere assoluto. Purtroppo il problema, ormai, è che ogni sua vittoria è una sconfitta per la democrazia del nostro Paese senza che nulla cambi a favore di quella parte di popolo che ancora soffre per la crisi economica che la attanaglia da tempo.

Del resto, nella storia dei popoli, quando un Paese è in crisi morale, politica, ideale, economica, l’uomo solo al comando è l’ideale per alimentare improbabili speranze e facili illusioni. Naturalmente chi, approfittandone, prende il potere forzando o eludendo le regole democratiche in atto, pone al primo punto dell’agenda del suo Governo, riforme costituzionali funzionali alla continuità del suo potere; al secondo, dare un senso al vecchio detto tutto italiano “Franza o Spagna purché se magna” con la elargizione di qualcosa in pasto al popolo (80 euro in busta paga di milioni di italiani; 500 euro di bonus agli insegnanti; e così via) tanto per tranquillizzarlo.

Per fortuna, c’è un però. La durata di questo maldestro potere non è infinita. Prima o poi chi l’ha ottenuto ed esercitato cade rovinosamente ed il gusto della libertà, del benessere, viene nuovamente assaporato ridando slancio al Paese.

Ecco, rendiamoci protagonisti di questa svolta, senza indugi, con un impegno diretto di tutti noi. Giovani e diversamente… giovani, uniti da rinnovati ideali, per il bene della collettività della quale facciamo parte. Sono queste le caratteristiche necessarie per chi vuole essere classe dirigente umile ma nobile allo stesso tempo, autorevole e non autoritaria, saldamente democratica. Solo così potremo sperare in un futuro prossimo migliore per noi stessi e per le nuove generazioni oggi escluse da qualsiasi partecipazione alla gestione della società in cui vivono.

©Futuro Europa®

[NdR – L’autore dell’articolo è Vicepresidente nazionale dei Popolari per l’Italia e Membro del Bureau PPE a Bruxelles]

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