Agricoltori e allevatori in difesa del latte italiano

Dalla frontiera italiana entrano ogni giorno 3,5 milioni di litri di latte sterile – ne abbiamo già parlato in un precedente articolo – ma anche concentrati, cagliate, semilavorati e polveri per essere imbustati o trasformati industrialmente e diventare magicamente mozzarelle, formaggi o latte italiani, all’insaputa dei consumatori.

In Italia tre cartoni di latte a lunga conservazione, su quattro messi in commercio, sono stranieri, mentre la metà delle mozzarelle in vendita sono fatte con latte o addirittura cagliate provenienti dall’estero, ma nessuno lo sa perché non è obbligatorio indicarlo in etichetta, questa è la denuncia degli allevatori che hanno scoperto numerosi carichi di prodotti lattiero-caseari pronti per essere nazionalizzati. In Italia le poco più di 35.000 stalle sopravvissute hanno prodotto nel 2014 circa 110 milioni di quintali di latte, mentre sono circa 86 milioni di quintali le importazioni di latte equivalente: per ogni milione di quintale di latte importato scompaiono 17mila mucche e 1200 occupati in agricoltura.

Il prezzo del latte fresco si moltiplica più di quattro volte dalla stalla allo scaffale del supermercato con un ricarico del 329%, tutto ciò è esploso nell’ultimo anno per il taglio del 20% nel compenso riconosciuto agli allevatori, mentre il prezzo al consumo tende addirittura ad aumentare. Il risultato è che oggi il latte agli allevatori italiani viene pagato meno di venti anni fa.

Un altro nodo cruciale è la questione latte in polvere, infatti il 29 settembre è scaduto il termine ultimo della diffida dell’UE all’Italia, che costringe il nostro Paese a porre fine al divieto di detenzione e utilizzo di latte in polvere, latte concentrato e latte ricostituito per la fabbricazione di prodotti lattiero-caseari previsto, storicamente, dalla legge nazionale. La lettera d’ingiunzione della Commissione Europea sull’infrazione n. 4170 vuole imporre all’Italia di produrre “formaggi senza latte” ottenuti con la polvere, con il rischio di far sparire 487 formaggi tradizionali censiti dalle Regioni italiane, ottenuti secondo metodi mantenuti inalterati nel tempo da generazioni. Sembra che per l’UE il fatto della libera circolazione delle merci sia diventato un dogma da applicare senza limiti, nonostante le situazioni di dumping economico e sociale ed i rischi per la sicurezza alimentare.

Per il momento il Governo italiano ha tenuto fede al patto siglato ad Expo, dal premier Renzi, davanti a 30mila agricoltori, ed ha confermato il no alla produzione di formaggi senza latte fresco e, quindi, un rifiuto secco alla scadenza dell’ultimatum da parte della Commissione Europea. La situazione, comunque, non è ancora ben chiara e sarà da vedere se il premier manterrà la promessa.

Centrale del Latte - TorinoIn tutto questo caos generalizzato riguardante la filiera è giusto annunciare un’importante e prestigiosa notizia riguardante il latte italiano. La Centrale del latte di Torino, società quotata in Borsa, il 5 ottobre ha annunciato di aver siglato un accordo quinquennale, per il periodo 2015-2019, con un primario operatore di Dubai, specializzato in prodotti biologici, per l’esportazione di latte a lunga conservazione negli Emirati Arabi Uniti, Kuwait, Arabia Saudita e Oman.

Il contratto, che prevede l’invio di tre linee di prodotti, latte biologico, parzialmente scremato e intero nel nuovo formato 250ml, si inserisce in un più ampio piano di sviluppo commerciale all’estero, intrapreso dalla società a partire dallo scorso anno, quando sono state avviate le prime esportazioni di latte in Cina.

Nei primi nove mesi del 2015 il valore delle esportazioni è stato pari a circa 600 mila euro. Il latte italiano è considerato, a ragione, un prodotto con elevate qualità per merito di una produzione che garantisce professionalità in fase di lavorazione e accuratezza nei controlli all’origine. Se ne accorto tutto il mondo, speriamo che arrivi a capirlo anche l’Europa.

©Futuro Europa®

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2 Comments

  • Giornale interessante, non lo conoscevo.

    • Grazie, continui a seguirci e, se lo ritiene, diffonda il nostro giornale.
      La Redazione

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