Rapporto OIM: oltre 500 mila rifugiati in Europa
Quella che stiamo vivendo è, senza dubbio, la più grave crisi umanitaria di tutti i tempi per il problema dei migranti. L’Unione Europea se ne è resa conto e sta operando in modo tale da darvi una risposta unitaria e coesa, mostrando il suo lato migliore, finalmente solidale, di Stati che, in modo coordinato, cercano soluzioni stabili e di lungo periodo, accogliendo con senso di umanità chi, ogni giorno, sempre più frequentemente, chiede rifugio, costruendo una politica comune in materia di asilo. Quello che occorre è un approccio globale europeo. Una visone strategica è indispensabile per gestire in modo risolutivo l’emergenza dell’immigrazione. Offrendo, contemporaneamente, di sé l’immagine di un’Europa più forte, in termini di politica estera, agli occhi del mondo.
Del resto una politica europea in tema di migrazione rientrava, già nel luglio del 2014, nei punti cardine degli “Orientamenti Politici per la prossima Commissione Europea”, presentati da Juncker nel “Programma per l’Occupazione, la crescita, l’equità e il cambiamento democratico” quando si candidò a Presidente della Commissione Europea. Sono stati migliaia coloro che hanno perso la vita nel tentavo di trovare un futuro migliore per sé e i propri figli.
L’afflusso massiccio a cui stiamo assistendo ha determinato la più grande crisi di migrazione irregolare in Europa dal 1945 ad oggi, sollevando problematiche sia in relazione all’apertura delle frontiere che per la condivisione degli oneri che per la gestione della fase successiva di ingresso di queste persone. Secondi i dati forniti dall’OIM (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni) in Europa nel 2015 sono arrivati oltre 500 mila rifugiati e migranti. Si tratta di uomini, che cercano di raggiungere l’Europa attraverso il Mediterraneo o i Balcani occidentali, la cui provenienza è eterogenea: siriani, ma anche eritrei, afghani, così come dal Kosovo o dalla Nigeria.
Necessità di soluzioni strutturate e di lungo periodo sulle quali concorda anche Federico Soda, Direttore dell’Ufficio di coordinamento dell’OIM per il Mediterraneo: “…l’emergenza è umanitaria a causa delle drammatiche condizioni in cui si vengono a trovare i migranti e sarebbe certamente più gestibile se tutti i Paesi coinvolti collaborassero di più tra loro e dessero risposte più esaurienti. Non esiste una soluzione facile ed immediata per questo fenomeno, perché è il frutto di circostanze politiche, sociali ed economiche”.
Nel Consiglio Europeo straordinario dei Capi di Stato e di Governo dello scorso 23 settembre, gli Stati riunitisi per discutere della crisi che stiamo vivendo in tema di migrazioni e rifugiati, definirono una serie di priorità da attuare e come realizzare delle soluzioni sostenibili e di lungo periodo. Alcune: destinare all’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati e al Programma alimentare mondiale e alle altre Agenzia ONU almeno un miliardo di euro per i rifugiati; aumentare gli aiuti a Libano, Giordania e Turchia e gli altri Paesi UE per gestire i campi profughi ospitati sui loro territori e ai Paesi dei Balcani occidentali per affrontare i flussi migratori; rafforzare i controlli alle frontiere esterne dell’Unione Europea, stanziando maggiori risorse per Frontex, EASO ed Europol; aiutare gli Stati UE di primo arrivo dei migranti così da far entrare in funzione gli “hotspot” per il riconoscimento dei richiedenti asilo entro novembre; aumentare gli stanziamenti del Fondo Fiduciario di emergenza per la stabilità e la lotta alle cause profonde della migrazione irregolare e del fenomeno degli sfollati in Africa, attraverso contributi economici degli Stati membri, assicurando, così, la preparazione ottimale del Vertice della Valletta di novembre; rafforzare il finanziamento del Fondo di emergenza Asilo, migrazione ed integrazione e del Fondo Sicurezza interna. Il Consiglio invitò le istituzioni UE e i governi nazionali ad agire rapidamente e a mettere in atto decisioni operative sugli aspetti più gravi e urgenti del problema prima del Consiglio europeo di ottobre.
Sempre stando ai dati provenienti dall’ultimo aggiornamento dell’OIM, reso noto a Ginevra, il numero di morti e dispersi dall’inizio del 2015 è stato di 2.892 esseri umani. In Grecia ne sono sbarcati 388.324, in Italia 130.891 e 2.819 in Spagna. “Le rotte cambiano, così come la composizione dei flussi migratori, ma i numeri continuano a salire” dichiara Soda. “L’Italia – continua – è meta di un flusso migratorio misto, più complicato da gestire: il Paese vede l’arrivo non solo di un gran numero di richiedenti asilo, ma anche di migranti economici. A prescindere dalla nazionalità, entrambe le categorie di casi devono essere esaminate individualmente per poter determinare il loro status. Inoltre tra coloro che raggiungono l’Europa via mare vi sono spesso anche persone vulnerabili. Come vittime di tratta e di abusi, minori non accompagnati e donne in gravidanza. “E’ inaccettabile che nel XXI secolo le persone in fuga da conflitti, persecuzioni, miseria e degrado ambientale debbano patire tali terribili esperienze nei loro Paesi, per non dire quello che sopportano durante il viaggio e poi morire alle porte dell’Europa” ha dichiarato il Direttore Generale dell’OIM, William Lacy Swing.
E comunque nonostante queste tragedie, che ancora si ripetono, l’OIM riconosce che sono stati compiuti sforzi straordinari dalle Guardie Costiere nel Mediterraneo. Il numero dei decessi è in diminuzione anche grazie all’operazione Triton, il Mediterraneo è, infatti, pattugliato da un numero sempre maggiore di mezzi navali che possono soddisfare le richieste di soccorso che arrivano. Sono più di 188.000 i migranti salvati nel Mediterraneo fino ad ora e l’OIM dà tutto il suo sostegno affinché attività di questo tipo si intensifichino e perfezionino sempre più in risposta ad esigenze che, verosimilmente, aumenteranno se le condizioni geopolitiche internazionali non si modificheranno nei loro equilibri strutturali.