Rassegna stampa estera
La riforma del Senato e le dimissioni di Ignazio Marino da Sindaco di Roma sono indubbiamente le notizie che hanno catturato l’attenzione della stampa estera. Si parla anche della privatizzazione di Poste Italiane e di come l’Italia sia vista come possibile grande start-up hub d’Europa. Tante belle cose sicuramente (a parte la triste saga romana), ma se la vittoria di Renzi sul Senato viene da tutti vista come il segnale di rottura con il passato e l’ingovernabilità del Paese, subito le si accosta un’immagine meno trionfante del Premier, quella del faccendiere. Questo perché, ovviamente, non è passata inosservata l’indagine che si sta facendo sulle sue note spese di quando era Sindaco di Firenze. Dalle stelle alle stalle? Forse no, Renzi è troppo sveglio per cadere a causa di simili “contrattempi”, ma sicuramente è un elemento che può insinuare dubbi a chi non crede nella nostra reale voglia di rottura.
“Un passo decisivo” scrive Ljubomir Milasin per Le Point in riferimento alla riforma del Senato, una riforma “che si ritiene darà all’Italia una stabilità governa mentale inedita per la sua storia recente”. Spiega il giornalista che il bicameralismo scelto dai costituenti nel 1947 era una scelta indispensabile per evitare i ritorno del fascismo, ma che ha condotto “alla paralisi politica e all’instabilità di governo. Dal dopoguerra ad oggi in Italia si sono succeduti non meno di 63 Governi”. Ricorda Milasin che “il Presidente del Consiglio, che aveva promesso nel 2014 al suo arrivo al potere di rottamare la vecchia Italia, non intende fermarsi qui. Il voto del Senato dovrebbe dargli una mano (…) anche agli occhi della Commissione Europea dalla quale Renzi spera ottenere la flessibilità di bilancio ritenuta indispensabile per rianimare una crescita ancora timida”. La giudicano una “grande vittoria il politologo e docente della Luiss Roberto d’Alimonte e Franco Pavoncello, Presidente dell’università americana di Roma John Cabot. Contrario in modo assoluto l’ex capo del governo, Silvio Berlusconi, che o ha definito “un sistema pericoloso”.
The Straits Times di Singapore riprende le parole pubblicate su Bloomberg e AFP dove si parla di “vittoria storica”, di “mossa rivoluzionaria ha avuto inizio con il voto del Senato e che si prevede metta fine a decenni di instabilità politica. I senatori hanno votato per portare il loro numero da 315 a 100, ponendo fine alla loro capacità di far cadere il Governo – una salvaguardia creata dopo la seconda Guerra Mondiale per impedire il ritorno del fascismo. Si fa presente che il percorso non è finito, manca il passaggio alla Camera, il ritorno al Senato e il Referendum e, come ricorda il Prof. D’Alimonte ‘Nulla in Italia e sicuro al 100%, ma le probabilità sono decisamente a favore’. “Renzi ha fatto della razionalizzazione della governance dell’Italia con il contenimento del Senato – che ha il potere di ritardare e bloccare la legislazione – uno dei punti chiave del suo mandato.” Ricordano inoltre su Straits Times che l’Italia era l’unico Paese europeo con la Romania dove il Governo aveva bisogno di ottenere voti di fiducia di entrambe le camere”.
Christian Menanteau e Loic Farge dedicano un editoriale su RTL.fr alla privatizzazione di Poste Italiane. Scrivono che l’Italia “ha intrapreso una privatizzazione simbolica: quella delle sue Poste. Un’operazione pesante, spesso rimandata (…) si tratta di uno dei punti chiave del programma di riforme di Matteo Renzi. Il Presidente del Consiglio non ha scelto questa istituzione a caso”. Spiegano come l’obbiettivo sia “puramente finanziario”. E’ un passaggio obbligato. Lo Stato Italiano spera raccogliere immediatamente 4 miliardi di euro che serviranno al sostentamento del Paese. Ma questa operazione ha anche altre ambizioni. La prima dimostrare a Bruxelles che le riforme sono in atto (…) C’è poi una dimensione politica interna (…) decapitare il suo clientelismo furioso (…) Infine è una prova generale prima della grande ondata di privatizzazioni prevista per il 2016 che vedrà coinvolte ferrovie e controllo aereo”.
Ancora un successo a leggere Arjun Kharpal di CNBC che definisce l’Italia una grande hub per start-up. “L’economia in Italia può essersi contratta durante gli ultimi tre anni, ma un settore sta dando ad imprenditori ed investitori grande fiducia: le start-up tecnologiche (…) L’Italia, la quarta più grande economia d’Europa, è stata tra le più colpite dalla crisi finanziaria e la diffidenza delle grandi imprese che si è creata in questo periodo è uno dei motivi per cui le persone stanno approdando alle start-up, speiga un investitore”. Certamente anche il Governo è stato di aiuto. “Il gruppo Invitalia, di proprietà del Ministero delle’Economia, esiste per finanziare i progetti in tutto il Paese. Recentemente ha lanciato un fondo di 100 milioni di euro ricavato per metà da investitori privati e per metà da soldi provenienti dal Governo”. ‘Anche se il Paese ha ancora molta strada da fare, afferma a CNBC Domenico Arcuri, amministratore delegato di Invitalia, e non ha ancora grandi storie di successi internazionali come Londra o la Silicon Valley, è sulla strada giusta.’
Ma ecco che arriva il siluro: le accuse di “spese irregolari” sostenute quando Matteo Renzi era Sindaco di Firenze. Reuters riporta la notizia delle indagini e la pronta risposta del Premier che “nega qualsiasi misfatto”. In famiglia c’è già suo padre sotto processo per bancarotta, e questo non è un bene. Ma nessuno può giudicare fino a che le accuse non vengano provate da chi di dovere . Ci limitiamo a riportare la notizia così come l’ha riportata la Reuters solo perché è una nota stonata che stride accanto a quelle che iniettano fiducia a un’Italia che merita di rinascere.
Marino. Marino ha scatenato la stampa estera, ma riprenderemo solo quanto scritto da Philippe Ridet su Le Monde, per il suo modo sempre vivo e colorato nel descrivere storie spesso molto grigie. “Le lobbies romane hanno fatto le scarpe a Ignazio Marino, eletto Sindaco della città eterna nel Giugno del 2013. Sono numerose. Citate a caso: il Partito Democratico (…) Matteo Renzi (…) Il Vaticano (…) i funzinari dell’AMA e dell’ATAC, della municipale (…) i baristi (…) i camion-bar (…) i falsi pittori di Piazza Navona. Quando prende le redini della città Roma è un caos. Una grande mangiatoia dove tutti attingono, come lo dimostrerà nel Dicembre del 2014 lo scandalo di Mafia Capitale (…) Giovedì 8 Ottobre, costretto alle dimissioni da tutti i suoi amici coalizzati, niente andava meglio (…) Certamente Marino non è senza colpa”. Spiega il giornalista che quando si vuole sfidare Renzi non ci si mette contro il Pd, se si vuole sfidare il Papa non si corre dietro a lui fino a Philadelphia, così come per occuparsi dei romani non si moltiplicano i viaggi all’estero. “E adesso?” . Passato il ciclone del Giubileo i romani torneranno alle urne e, per Ridet, sarà un “test nazionale”. “Unica certezza: un profondo desiderio di cambiamento vive malgrado tutto in alcuni romani, che rifiutano di rassegnarsi a questa inesorabile decadenza, a questa impressione di impantanamento. Potrebbe essere rappresentato dal M5S. Matteo Renzi, il Papa e i baristi rischiano veramente di trovarsi in Campidoglio, sede del Sindaco di Roma, con un eletto ancora più scomodo e incontrollabile di Ignazio Marino”. Uomo avvisato…
Ljubomir Milasin, Italie: le Sénat adopte une importante réforme réduisant ses pouvoirs, AFP-Le Point, 13 Ottobre 2015; AFP/Bloomberg per The Straits Times, Italian Senate vote a coup for PM Renzi, 13 Ottobre 2015; Christian Menanteau, Loic Farge, Italie: les ambitions de la privatization de Poste Italiane, RTL.fr, 13 ottobre 2015; Arjun Kharpal, Italy: Europe’s next big tech start-up hub?, CNBC, 12 Ottobre 2015; Silvia Ognibene, Gavin Jones, Italy court probes PM Renzi’s expense claims when Florence mayor, Reuters, 13 Ottobre 2015; Philippe Ridet, Rome sans Ignazio Marino, et après?, Le Monde, 9 Ottobre 2015.