Italia delle Regioni
Il presidente della Conferenza delle Regioni Sergio Chiamparino ha presentato le proprie dimissioni nel corso della riunione della Conferenza delle Regioni del 22 ottobre, aggiungendo che, su richiesta dei colleghi presidenti, le dimissioni sono state al momento congelate.
Chiamparino ha spiegato che i motivi delle dimissioni non starebbero nei tagli alla Sanità, ma sono legati al giudizio dato dalla Corte dei Conti sul bilancio della Regione Piemonte. “Una Regione con un bilancio in questa situazione non può fare da guida a tutte le Regioni. Mi devo dedicare di più al lavoro nella Regione Piemonte”. “Ho rassegnato le dimissioni dal presidente della Conferenza delle Regioni, non sul giudizio sulla Legge di Stabilità, ma perché è evidente che il giudizio di parificazione della Corte dei Conti, che ha parificato il bilancio del Piemonte in 5 miliardi e 800 milioni, come conseguenza della Corte Costituzionale in cui si annullava il rendiconto del 2013. Una Regione che ha una situazione di Bilancio di questo genere non può essere la regione che rappresenta le altre Regioni.
Per il presidente della Conferenza delle Regioni, Sergio Chiamparino, nel sottolineare che “bisogna chiarire una norma di contabilità che per il Piemonte vale 5 miliardi, ma per altre regioni ha un valore pesante”. “Nessun atto polemico nei confronti del Governo sulla legge di stabilità – ha precisato Chiamparino – ma devo dedicarmi di più alla mia Regione”. Una scelta che arriva dopo il Giudizio di parificazione della Corte dei Conti che ha riscontrato un disavanzo di 5,8 miliardi nel 2014 per il Piemonte. “Da artigliere di montagna – ha spiegato – sono convinto che l’esempio sia importante e una regione che è in una situazione di bilancio di questo genere non può essere quella che rappresenta le altre. Chi rappresenta le Regioni deve poter tirar fuori il suo bilancio e far vedere che riflette il ruolo che le regioni vorrebbero avere”.
Le dimissioni restano “comunque irrevocabili” e a gennaio le Regioni potrebbero trovarsi a dover eleggere un nuovo presidente. Un segnale a distanza lanciato al Governo su un punto che, dopo il Piemonte, rischia di mettere in ginocchio parecchie amministrazioni regionali e ripropone l’urgenza di una norma “salva Regioni” La questione infatti non riguarda solo il Piemonte, ma il Piemonte è stato il primo a incappare nel procedimento di parificazione del bilancio – ha aggiunto Chiamparino – Il decreto che avevamo concordato con il Governo non prevede né spalmature per secoli e secoli del debito, né nuovi soldi, ma delle modalità di contabilizzazione delle anticipazioni di liquidità”.
Alessandra Sartore, coordinatore vicario e della Commissione Bilancio in Conferenza delle Regioni che ha la delega sulle materie finanziarie nella Giunta Zingaretti ha tentato di dare spiegazioni sulle dimissioni del presidente Chiamparino : “non c’è un nessun buco, si tratta di un problema contabile. Una sentenza della Corte Costituzionale ha indicato una nuova modalità di contabilizzazione per le anticipazioni in bilancio derivanti da mutui contratti col Ministero dell’Economia. Una modalità diversa da quanto era stato fatto in passato. Ma è materia dello Stato, è il legislatore statale che deve fare la norma, in un decreto legge o in un emendamento”.
Il presidente della Conferenza delle Regioni, Sergio Chiamparino, aveva precedentemente illustrato il giudizio dei presidenti delle Regioni sulla legge di stabilità nel senso di voler vedere più gli aspetti positivi che quelli negativi. “Pensiamo – afferma Chiamparino – che il bicchiere sia più mezzo pieno che mezzo vuoto. Il giudizio ha elementi positivi anche per le regioni per l’extrasanità, in particolare sul pareggio di bilancio”, con la possibilità di di liberare risorse per gli investimenti. In tal senso è stata accolta una nostra richiesta”. Il taglio dei trasferimenti alle Regioni contenuto nella legge di stabilità ammonta a circa un miliardo. “Il taglio – spiega Chiamparino – è sceso a 900 milioni e c’è la possibilità di neutralizzarlo completamente se dovessero andare in porto alcune operazioni di riacquisto dei bond delle Regioni”. “Sui tagli extra sanità – aggiunge Chiamparino – ponemmo la questione dei 2,2 miliardi di euro di tagli delle passate manovre; su questo sembra esserci una neutralizzazione da 1,3 miliardi di euro; dunque più della metà del taglio è neutralizzato. Attraverso poi un meccanismo legato al riacquisto dei bond da parte delle Regioni, anche una parte di questi tagli potrebbe essere coperta”. “Quindi il taglio – ha chiarito Chiamparino – è sceso a 900 milioni.
I piccoli comuni intendono far valore le loro peculiarità amministrative e socio-economiche. Il vicepresidente dell’Associazione dei Comuni Anci e sindaco di Pesaro, Matteo Ricci, al temine dell’incontro con il ministro per le Riforme, Maria Elena Boschi con i sottosegretari Gianclaudio Bressa (Affari regionali) , Gianpiero Bocci, (Interno) e Luciano Pizzetti (Presidenza del Consiglio) ha dichiarato: “Abbiamo illustrato al ministro Boschi e ai sottosegretari Bressa, Bocci e Pizzetti la nostra proposta per una nuova governance del territorio che parta da Comuni più forti e protagonisti. Una riforma dal basso basata non solo da criteri demografici, che oggi coinvolgono solo i piccoli Comuni, ma da bacini ottimali, in cui svolgere le funzioni in modo associato coinvolgendo tutti e gli 8mila Comuni italiani”. “Abbiamo quindi chiesto al governo l’apertura di un tavolo istituzionale per capire come la nostra proposta andrà ad incastrarsi con le altre riforme in atto: Senato federale, Città metropolitane e riforma della Pubblica Amministrazione. Nel corso dell’assemblea annuale Anci di Torino di fine ottobre, spiegheremo ai sindaci come intendiamo la nostra idea di riforma che parte dai capisaldi della Carta di Cagliari per arrivare a Comuni più forti e protagonisti”.
E sempre sul fronte dei piccoli comuni, la prossima sessione della Conferenza Stato-Città programmata nella prima settimana di novembre sarà interamente dedicata alle problematiche dei piccoli Comuni, recependo una richiesta avanzata dal presidente del Consiglio nazionale Anci, Enzo Bianco, e già formulata in occasione dell’assise dei piccoli enti dello scorso luglio a Cagliari. La decisione è arrivata nel corso della riunione svoltasi al ministero dell’Interno della Stato Città, durante cui è stata illustrata l’informativa redatta dal Viminale, in collaborazione con le prefetture, sull’andamento del percorso che dovrà portare all’esercizio obbligatorio in forma associata delle funzioni. “Questa decisione è molto importante, anche perché andremo a discutere non di semplici adempimenti amministrativi, ma di come si vive realmente sui territori dei piccoli Comuni”, commenta Bianco al termine della riunione ricordando di aver recepito l’idea lanciata dal coordinatore Anci piccoli, Massimo Castelli, e dal vice presidente Anci, Roberto Pella. “Per la prima volta un appuntamento della Stato-Città sarà dedicato esclusivamente ai piccoli Comuni: discuteremo delle cose concrete, dalle problematiche dei servizi e delle scuole, oltre a riprendere ed approfondire i contenuti della relazione presentata oggi”, conclude il presidente del Consiglio nazionale Anci.
Nel corso della riunione, il governo ha dato anche riscontro alla richiesta dell’Anci perché vengano emanati due decreti in tema di finanza locale su cui l’associazione ha già espresso parere favorevole: il primo relativo alla ripartizione del contributo di 530 milioni per il 2015 per il fondo Imu-Tasi e per il rimborso di parte del gettito dell’Imu agricola; il secondo sull’assegnazione dei conguagli del Fondo di solidarietà comunale 2014 per rettifiche dei gettito stimati Immobiliare e Rasi per alcuni Comuni. La rassicurazione è arrivata dal sottosegretario all’Economia, Pierpaolo Barletta che ha dato seguito alla richiesta formulata per conto dell’Anci, dal presidente del Consiglio nazionale Enzo Bianco. “E’ molto importante questa rassicurazione del governo per lo sblocco di questi due provvedimenti, dovremo avere oggi stesso, domani al massimo, indicazioni dal ministero dell’Economia”, sottolinea il sindaco di Catania.