Roma, fine della farsa

In una nota precedente avevo definito “farsa” quella inscenata da Ignazio Marino. Tale l’ha poi definita anche l’Osservatore Romano. Ora la farsa è finita, nel modo più squallido per l’ex-Sindaco, che non è riuscito neppure a uscire decorosamente da una vicenda di imbrogli e menzogne, e tutto quello che ha saputo fare è stato di spargere veleni su Governo e partito. Ai quali va dato il merito di aver rotto gli indugi, mettendo, con le dimissioni dei Consiglieri, fine a una tragicommedia durata fin troppo. Con l’occasione, i soliti vendolini si sono distinti, come suole fare la sinistra radicale, per la loro stupidità. Per loro va bene il Sindaco che inaugura inutili parchi al nome di Allende e flirta con le reti sociali, ma manca della più elementare capacità di governare. E poi ci si chiede perché continuano a perdere dovunque.

Buona scelta è quella del Commissario nella persona del Prefetto di Milano, il bravissimo e sperimentato Francesco Tronca. A lui vadano i più fervidi auguri. Il suo sarà un compito di breve durata ma ad alta intensità. Deve gestire degnamente il Giubileo, fare una rapida pulizia nelle stalle comunali e ridare alla gente un po’ di speranza nella buona  e ordinata amministrazione. Poi la parola dovrà tornare ai cittadini. Ed è veramente augurabile che essi sappiano scegliere sulla base, non di precari pregiudizi ideologici, che si dimostrano sempre fallimentari, ma sulla base di almeno tre requisiti: onestà, coraggio, competenza. E forse di un quarto elemento: amore sincero, non a chiacchiere, per la nostra bellissima Roma e per la sua gente.

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