Allarme carne rossa, la Dieta Mediterranea ci salva
Dopo l’allarme lanciato dall’Oms, si è diffusa una vera fobia degli insaccati e della carne rossa trattata. Si prevede che la percentuale di vegetariani e vegani, pari al 10% nel mondo, secondo le ricerche della Mintel, la principale agenzia di market intelligence, continui ad aumentare. Tuttavia gli esperti insistono nel suggerire di non abolire, del tutto, la carne ma diminuirla soltanto.
Dopa aver lanciato l’allarme l’ultima revisione dell’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) non chiede alle persone di smettere di mangiare la carne lavorata, ma indica che ridurne il consumo può diminuire il rischio di tumore del colon-retto. Lo precisa l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), dopo le polemiche piovute a seguito dello studio Iarc.
Per quanto riguarda l’Italia i falsi allarmi lanciati sulla carne potrebbero mettere a rischio 180mila posti di lavoro in un settore chiave del made in Italy a tavola, che vale da solo 32 miliardi di euro, un quinto dell’intero agroalimentare italiano. Questa è la denuncia della Coldiretti che dichiara che l’allarme Oms, per il nostro Paese, è immotivato soprattutto se si considera che la qualità della carne italiana, dalla stalla allo scaffale, è diversa e, decisamente, superiore rispetto ai principali cibi sotto accusa, come hot dog e bacon, che non fanno parte della tradizione nostrana. Nel nostro Paese i modelli di consumo della carne si collocano perfettamente all’interno della Dieta Mediterranea che, fondata su una alimentazione basata su prodotti locali, stagionali, freschi, è il segreto alla base dei primati di longevità degli italiani, con 84,6 anni per le donne e i 79,8 anni per gli uomini.
Nel caso del rapporto Iarc-Oms, come denuncia ASSICA (Associazione Industriali delle carni e dei salumi), è necessario sottolineare due elementi: il primo è che il rapporto è stato eseguito su scala globale, considerando quindi contesti alimentari molto diversi da quelli della Dieta Mediterranea; il secondo è che gli animali allevati in Italia non sono uguali a quelli allevati in altri Paesi o Continenti. Nella ricerca Iarc, sotto accusa finiscono soprattutto il sale e i grassi. Ѐ necessario precisare, dunque, che le carni dei bovini allevati in Italia presentano livelli di contenuto in grassi di gran lunga inferiore alla media dei Paesi europei ed extraeuropei. Per quanto riguarda i salumi, invece, in Italia ci sono metodi di produzione e di stagionatura, affinati da secoli di tradizione, che poco hanno a che fare con i prodotti trasformati riportati nella ricerca.
La studio specifico Iarc si riferisce, insomma, a dati provenienti da studi epidemiologici non recenti, peraltro noti da tempo, che tengono in poco conto le peculiarità della produzione nazionale di carne rossa e salumi. È evidente, infatti, che i fattori che rappresenterebbero un rischio per la salute (presenza di grasso e abbondanza di additivi nei prodotti trasformati) non sono certo propri della produzione italiana di carni bovine e suine e dei prodotti di salumeria. I benefici della carne, all’interno di una dieta sana, sono molti tra cui una fonte di proteine di alto valore biologico che contribuiscono ad aumentare e preservare la massa muscolare del corpo. Sono anche una grande fonte di aminoacidi essenziali, vitamine del gruppo B e minerali come potassio, fosforo, ferro e zinco, che contribuiscono alla funzione normale del sistema immunitario, per mantenere buon sviluppo cognitivo e la buona funzione cardiaca.
A questo punto occorre accelerare, ulteriormente, il percorso dell’obbligo di etichettatura per tutti gli alimenti, a partire dai salumi. Questa è la vera battaglia che l’Italia deve sostenere in Europa per salvaguardare i propri prodotti e le proprie imprese.