Expo a porte chiuse

Expo per Milano e l’Italia è stato una vera prova di resistenza in molti campi; dalla sicurezza al turismo, al trasporto pubblico e privato. Per l’esposizione sono state realizzate opere infrastrutturali importantissime e dal grande impatto anche sull’aspetto della città. La sorpresa per il nostro Paese è quello di essere riusciti effettivamente a trasformare l’esposizione in un successo, anche a fronte delle liti pre expo, dei ritardi e degli scandali giudiziari.

La perseveranza e la capacità di chi direttamente ha collaborato per realizzare l’impresa sono state premiate. Traguardo visitatori raggiunto, soddisfazione dei visitatori alta e soprattutto il sistema Milano ha retto alla perfezione. Difatti, la perplessità maggiori prima dell’apertura era la tenuta del sistema dei trasporti tanto che l’AD di ATM propose di posticipare l’apertura dei cancelli per non farlo coincidere con il flusso giornaliero dei lavoratori. Però lo sforzo compiuto da ATM e Ferrovie, sia per l’aggiornamento della flotta che per il potenziamento del servizio hanno oggettivamente permesso alla città di poter continuare la sua routine senza sostanziali impedimenti.

Grande lavoro è stato svolto anche dalla Prefettura di Milano che oltre ad essere il coordinatore per la sicurezza (è stato gestito in contemporanea anche il Semestre di Presidenza Italiana del Consiglio Europeo e il Vertice Euroasiatico) si è assunto l’onere di controllare gli appalti prima, la sicurezza della città nel mentre e la volontà di bloccare qualche sciopero del settore trasporti che avrebbero paralizzato il trasporto verso Rho.

Tutti gli indicatori statistici hanno dato ragione a chi a metà degli anni 2000 ha avuto la lungimiranza di credere in questa sfida, garantendo record su record al comparto turistico, e commerciale lombardo. Inoltre, studi hanno stimato il valore di Expo in circa lo 0,4% del PIl, il doppio di quanto auspicato alla vigilia della manifestazione. Ora la partita più complicata la si gioca su due binari che oggigiorno rappresentano un criterio importante per la valutazione dell’impatto sul lungo termine dell’Esposizione: i conti economici e il Post Expo.

Sul primo ci sono ancora delle riserve. Non più tardi di domenica scorsa, l’AD Giuseppe Sala, intervistato a  “Che tempo che fa” ad esplicita domanda ha preferito rispondere puntando sul patrimonio morale di expo piuttosto che quello economico, lasciando quasi trasparire la difficoltà ad aver raggiunto il pareggio di bilancio. Sul secondo punto si è stranamente più ottimisti. Il Governo sembra voler giocare un ruolo da protagonista sul futuro dell’area tanto che si sta studiando con MEF e CDP soluzioni per entrare come socio di maggioranza nella società di controllo dei terreni. Inoltre Renzi ha già predisposto un dossier denominato “Human Technopole”, grande centro di ricerca, sviluppato dall’Istituto Italiano de Tecnologia di Genova che attraverso grandi partner industriali possa realizzare un centro di studio per il miglioramento della vita.

Ora ci sono sei mesi di smontaggio, ma si auspica che il futuro dello spazio espositivo non diventi ancora motivo di litigio tanto da trasformare l’area più infrastrutturata d’Italia in un deserto in città.

©Futuro Europa®

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