Rassegna stampa estera

Molte pagine all’insegna del terrorismo questa settimana sulla stampa estera, pagine che vanno dai ricordi del “nostro” terrorismo, degli anni di piombo ricordati da Philippe Ridet su Le Monde, al terrorismo “globale” di oggi, che inneggia all’Islam ma che di islamico non ha più niente (i seguaci di Al-Qaeda avevano quasi tutti una formazione religiosa, molto meno quelli di Daesh) . Dopo gli attentati di Parigi , una serie mobilitazioni di piazza hanno fatto sentire la voce dei musulmani che hanno urlato a gran voce #notinmyname . Anche da noi, nonostante la nostra comunità islamica sia molto ridotta rispetto a quella esistente in grandi città europee, si è fatta sentire, attirando l’attenzione di una serie di media arabi o di matrice musulmana. L’unico ad aver riportato la notizia con una vena polemica è ancora una volta El Watan. Nacera Benali, come già fatto la settimana scorsa, ha ancora sottolineato la poca considerazione del nostro Paese nei confronti dei musulmani che ospita, anzi, è andata oltre affermando che gli italiani non avessero il “livello culturale sufficiente” a fare la distinzione tra Islam e terrorismo. Il Premier Renzi sembra aver sentito arrivare questa poco simpatica affermazione: ha nuovamente saputo dire le cose giuste al momento giusto. Non è passata inosservata la sua risposta alla minaccia terrorista: più investimenti nella Cultura. E’ innegabile che quello che l’Isis sta cercando di fare, al di là delle tragiche prove di forza rappresentate da devastanti attentati, è distruggere tutto ciò che è Storia, Arte, Letteratura, Filosofia. Scontro tra civiltà si è detto, ma forse è più giusto dire destabilizzazione sociale, fatta nascere da tante incomprensioni dettate dall’ignoranza (intesa come ignorare, non conoscere, non sapere). Meno ghettizzazione ( fisica e non) aiuterebbe a capire e capirci di più. L’idea è assolutamente condivisibile, anche se è il “come”che forse non funziona…  In moti hanno scritto in memoria di Valeria.

Feyza Susal su The Muslim News  e Ristel Tchounand su Yabiladi raccontano di come, dagli attentati di Parigi, si moltiplichino le prese di posizione dei musulmani per denunciare Daesh. Anche in Italia sono arrivati da tutto il Paese per riunirsi a Roma per dire “no” al terrorismo riportano. L’“iniziativa è stata salutata dalle autorità politiche”, scrive Tchounand,  i manifestanti “si sono anche opposti a qualsiasi assimilazione del terrorismo all’Islam (…) Le manifestazioni di Roma potrebbero essere di ispirazione per molti altri musulmani sparsi in Europa”. Susal ricorda alcune delle scritte apparse sugli striscioni esposti durante le manifestazioni di Genova, Milano e Roma: “Il terrorismo non ha religione”, “il terrore è nemico dell’Islam”, “No al terrore in nome di Dio”.

Diverso il registro dell’articolo di Nacera Benali, che comincia il suo pezzo con queste parole: “Gli attentati di Parigi hanno fatto solo una vittima italiana, ma i milioni di musulmani che vivono nella penisola rappresentano le vittime collaterali di questo attacco terrorista. Messi all’indice, stigmatizzati, hanno voluto reagire manifestando nella capitale, a Milano e a Genova (…) Attaccata con violenza dai Partiti di destra e da alcuni ‘intellettuali’ dichiaratamente islamophobi, i musulmani si sentono ingiustamente stigmatizzati e temono che i loro figli vengano marginalizzati dalla società italiana, che stagna in una crisi economica senza precedenti ed è molto tentata di trovare in loro un alibi alle sue frustrazioni (…) Solo i Partiti di sinistra tentano di mettere fine a questa campagna di odio che prende di mira gli immigrati di fede musulmana.” (…) Ma non finisce qui. La giornalista ricorda nuovamente che l’Islam in Italia non “è ammessa come religione contrariamente a una ventina di altre confessioni che, loro, possono accedere ai fondi pubblici e al diritto di culto (…) e conclude affermando che “oltre ad avere una legislazione desueta e ingiusta, la società italiana, in generale, non ha il livello culturale sufficiente per fare la distinzione tra religione, cultura, e civilizzazione islamica e gli atti di terrorismo rivendicati dalle organizzazioni estremiste (…). Interessante notare alla fine dell’articolo la nota dell’editore: “El Watan ha deciso di sospendere provvisoriamente lo spazio dedicato alle reazioni dei lettori, per via del moltiplicarsi dei commenti estremisti, razzisti e insultanti”.

Non possiamo che condividere l’iniziativa di Renzi in nome della cultura, pur non essendo completamente d’accordo sul come intenda affrontare questa battaglia. Riporta la BFMTV: “in risposta alla minaccia terrorista, Matteo Renzi ha annunciato che il Paese avrebbe speso due miliardi di euro, divisi in parti eguali tra sicurezza e cultura e riprende le parole del Premier: “Distruggono le statue, noi vogliamo dei caschi blu della cultura. Bruciano i libri, noi siamo quelli delle biblioteche. Immaginano il terrore, noi rispondiamo con la cultura”. Parole che sono state ampiamente riportate dai media più diversi come Sputnik Interntional, Zee News (India) e l’Agenzia KUNA (Kwait) che nonostante lo stringato comunicato ha precisato comunque che “he (Renzi, ndr) ha fatto appello affinché si investisse maggiormente nella promozione della cultura in risposta al terrorismo e per divulgare i valori della pace e della tolleranza.” (…)

Philippe Ridet scrive un interessante articolo su le Monde che in qualche modo mostra che si sta rompendo un tabù pluridecennale. Non è articolo su di un  terrorismo che si chiama “Isis” o “Daesh”, ma “anni di piombo”. Il giornalista francese ripercorre il periodo che va dalla fine degli anni ’60 all’inizio degli anni ’80, e che ha visto l’Italia “investita da n’onda di violenza senza precedenti”. Rapimenti, omicidi e attentati che hanno marcato la penisola per molti anni. “12690 attentati e  362 morti sono stati recensiti nel corso di quel periodo. Nonostante tutto una sorta di memoria condivisa comincia ad emergere. “C’è voluto il passare degli anni, questo è certo. Quarant’anni, non è abbastanza per dimenticare. Ma è sufficiente per cominciare a capire la follia omicida degli uni e degli altri, le convinzioni che li hanno portati al peggio, il contesto storico, il ruolo inquietante di alcuni membri dell’apparato Stato (polizia, Servizi) e delle potenze straniere (Stati Uniti). Degli apprendisti stregoni che manipolano apprendisti guerrieri per ottenere il meglio dei loro interessi al fine di far nascere in Italia uno ‘Stato forte’, capace di fare da sbarramento alla crescita del comunismo nella Penisola, sul modello della Grecia dei colonnelli o del Portogallo di Salazar”. (…) Da leggere.

“Valeria, paix à ton ame”. La dignità dei genitori della giovane ricercatrice è la cosa che ha colpito maggiormente, qui in Italia, così come all’estero. Un funerale denso di significato, che dovrebbe rimanere impresso nella memoria di tutti noi per i tanti simboli racchiusi, dalla rappresentanza di rappresentati di fede cattolica, musulmana ed ebrea, al ricordo delle altre 129 vittime, all’inno alla gioia di Beethoven suonato alla fine della cerimonia. “Valeria, paix à ton ame”.

Feyza Susal,  Italy: Muslim rally against terrorism, The Muslim News, 24 Novembre 2015; Ristel Tchounand, Italie: Les musulmans se mobilisent contre Daesh, Yabiladi, 23 Novembre 2015; Nacera Benali, Les musulmans d’Italie, un exutoire à la crise!, El Watan, 23 Novembre 2015; PTI per Zee News, Italy to boost security spending by a billion euros: PM, 25 Novembre 2015; KUNA, Italy emphasize need for EU strategy before military action in Syria, 25 Novembre 2015;  AFP per BFMTV,Pour répondre au terrorisme, l’Italie va aussi investir…dans la culture, 24 Novembre 2015; Philippe Ridet, L’Italie solde les années de plomb, Le Monde, 20 Novembre 2015; AFP per Romandie, Valeria, paix à ton ame: des funérailles d’Etat pour la victime italienne du Bataclan, 24 Novembre 2015.

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