Cronache dai Palazzi
La lotta al terrorismo rimane in primo piano impegnando i capi di Stato e gli uomini di governo alle prese con la formazione di vari coalizioni. A Parigi, incontrando Hollande, Renzi mantiene un atteggiamento misurato e, pur ribadendo la definizione di “Nazioni sorelle”, offre aiuti ponderati alla Francia. Tutto ciò mentre i tedeschi mandano nuovi soldati in Mali, in Libano e in Siria per alleggerire l’impegno francese.
In pratica per il primo ministro italiano l’impegno del nostro Paese in Iraq è già sufficiente. Del resto i francesi nulla ci hanno chiesto e nulla abbiamo dato, si dice a Palazzo Chigi e comunque, come ha sottolineato Renzi a Parigi, i soldati italiani sono “impegnati in molti Paesi, tra i quali Libano, Iraq, Afghanistan, Kosovo. In Africa abbiamo alcuni interventi, come la Somalia”. Per il momento, quindi, le forze italiane sono queste – e non sono poche in quanto si tratta di circa 6 mila soldati impegnati nelle varie missioni internazionali – soprattutto se non ci si decide a costruire una strategia di lungo periodo nella lotta al terrorismo. I Francesi, infine, continuano a dimostrare un atteggiamento isolazionista – almeno nei confronti dell’Italia – a proposito di condivisione delle informazioni rigettando la proposta di Renzi di una completa condivisione del lavoro degli 007. Nonostante tutto, la posizione di Renzi è la seguente: “Una coalizione sempre più ampia” per distruggere le forze dell’Isis, ma anche una un’intensificazione dello scambio di informazioni tra i servizi di intelligence dell’Ue in quanto questa “è la lezione più importante degli attentati del 13 novembre”.
Di fronte all’assemblea plenaria del Parlamento europeo riunito a Strasburgo il capo dello Stato, Sergio Mattarella, riecheggia le parole del premier italiano. Per sconfiggere il terrorismo l’Unione europea deve impegnarsi coralmente e “non su tempi brevi”; occorre bensì impostare una strategia di lungo periodo, da perseguire con unità e determinazione, “per battere insieme ogni violenza e per garantire piena sicurezza ai nostri concittadini”. Solo applicando un supplemento di responsabilità, di iniziativa e di coesione sarà possibile “vincere le sfide arroganti del terrorismo”. Occorre, in pratica, difendere i valori di un’Europa unita e Mattarella ha ricordato come in sessant’anni di storia fondata sull’integrazione si sia creato “un demos europeo”, uno spazio di libertà al quale non è giusto rinunciare. Per preservare questo spazio occorre però mettere in campo soluzioni globali. L’Europa che “rappresenta un argine contro l’oscurantismo” deve inoltre passare dalla “logica emergenziale” ad una visione strategica di lungo periodo “che consenta all’Unione di elaborare politiche in grado di stimolare crescita, creare lavoro, ridurre stabilmente le diseguaglianze”.
Per poter ottenere dei risultati concreti occorre raggiungere “idonee convergenze politiche e metodologiche”, anche per fronteggiare il problema dei migranti, “un esercito inerme”, come li ha definiti il presidente italiano sottolineando: “Non sono loro che fuggono dalla violenza e dalla morte il nostro nemico”. Le regole sull’asilo definite dagli accordi di Dublino devono essere aggiornate. Serve più Europa anche per quanto riguarda la politica estera, tantoché Mattarella parla di “necessarie convergenze internazionali da favorire per la Siria, l’Iraq e la Libia attraverso scelte condivise”.
In definitiva, in questo “momento particolarmente drammatico”, è necessario un decisivo “cambio di passo” per poter fronteggiare le emergenze provocate da terrorismo, migranti e crisi economica. Oggi ci troviamo di fronte ad una “Europa ferita” dagli atti terroristici a Bruxelles, Copenaghen, Londra, Madrid e Parigi. Nelle ultime stragi dei jihadisti a Parigi, in particolare, “è stata colpita la nostra vita di tutti i giorni”. Per sconfiggere il terrorismo, e quindi per “tutelare il nostro modo di vivere”, Mattarella ha infine auspicato – in linea con il governo italiano – un “accrescimento della collaborazione tra i Paesi membri, dagli apparati di sicurezza alle attività di intelligence”.
La macchina investigativa italiana continua a sua volta nell’opera di prevenzione: a Milano viene espulso un marocchino considerato – secondo il ministro dell’Interno Angelino Alfano, ospite di “Virus” su Rai2 – “un soggetto pericoloso per la sicurezza nazionale”. Alfano ha inoltre sottolineato: “Abbiamo evitato che si verificasse un attentato nel nostro Paese”. Novità anche sul fronte giudiziario. Il ministro Andrea Orlando ha infatti annunciato un eventuale incremento degli strumenti funzionali alle intercettazioni anche sulle chat di videogiochi per pc e playstation, dispositivi utilizzati dagli stessi attentatori di Parigi. Aumenteranno inoltre i traduttori e i mediatori culturali che lavorano all’interno delle carceri e, per assicurare uno scambio di informazioni sempre più rapido, saranno potenziati i sistemi informatici. Rispetto al 2014 ci si potrà servire di 150 milioni di euro in più. Il ministro della Giustizia Orlando, presiedendo un incontro con i vertici giudiziari, ha inoltre auspicato l’abrogazione del reato di immigrazione clandestina anche per “aiutare le indagini sui finanziamenti al terrorismo”, come ha spiegato il procuratore nazionale antimafia Franco Roberti. Orlando ha infine ricordato la costituzione di una procura europea antiterrorismo, “anche se per ora siamo i soli a pensarlo”, ha ammonito il ministro.
Per quanto riguarda le spese per sicurezza e difesa rischia in pratica di aprirsi un nuovo braccio di ferro tra l’Italia e l’Europa e a proposito di legge di Stabilità l’Eurogruppo rinvia il proprio giudizio definitivo alla primavera del 2016. In pratica per poter rientrare nei limiti del Patto di Stabilità e Crescita nel 2016 il governo di Matteo Renzi dovrebbe adottare delle “misure aggiuntive” per “permettere un miglioramento dello sforzo strutturale” di bilancio, come sottolineano i ministri delle finanze della zona euro i quali, tra l’altro, concordano “con la valutazione della Commissione che il bilancio (dell’Italia) è a rischio di inadempienza”. In teoria servirebbe uno sforzo dello 0,4% di Pil.
La flessibilità sui migranti, inoltre, potrebbe cambiare le carte in tavola, facendo in modo che l’Italia eviti una deviazione significativa. Se la Commissione europea concederà effettivamente le due clausole su riforme e investimenti l’Italia sarebbe comunque annoverata tra i Paesi “globalmente conformi” al Patto di Stabilità. In pratica le “misure aggiuntive” citate dall’Eurogruppo si riveleranno necessarie “se le clausole non vengono accettate”, ha spiegato il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, ribadendo che “di fatto la legge di Stabilità è ritenuta accettabile dall’Eurogruppo”. Per il nostro ministero del Tesoro si tratta semplicemente di questioni “procedurali” ma il vicepresidente della Commissione Ue, Valdis Dombrovskis, ha espressamente chiesto al governo italiano di adottare “altre riforme strutturali” , in cambio di un’eventuale flessibilità aggiuntiva.
Nella sostanza, facendo i conti sulla manovra finanziaria le agevolazioni fiscali che il governo avrebbe voluto (e dovuto) ridurre al contrario aumentano. Così in Italia le tax expenditures, che molti governi si sono proposti di ridurre, arrivano quasi a quota 300 togliendo allo Stato ben 175 miliardi di euro di potenziali entrate. Con la manovra 2016 l’esecutivo ha in pratica rinunciato al taglio delle agevolazioni e delle detrazioni perché, come ha affermato il premier Renzi, “intervenire sulle tax expenditures significa aumentare le tasse”. Tema sul quale si dibatte ampiamente all’interno di Palazzo Chigi dove i mancati tagli alla spesa, e quindi una spending review ridotta, ha già provocato le dimissioni di consulenti economici illustri come Yoram Gutgeld, dimessosi proprio a causa del dimezzamento del taglio alla spesa.
Per quanto riguarda il pagamento del canone Rai, la rateizzazione partirà da luglio 2016 e non più dai primi due mesi dell’anno. Novità che potrebbe determinare problemi in termini di cassa. Dubbi anche sull’imposta di registro agevolata, la sostenibilità dei beni e servizi nella Pubblica amministrazione e il bonus mobili per le giovani coppie. Nel frattempo il governo pensa a come introdurre in manovra il decreto salva-Banche che prevede il salvataggio di quattro istituti (Cassa di Ferrara, Banca delle Marche, Banca Etruria e CariChieti), una modifica che si aggiungerebbe alla maxi-dote di 2 miliardi per la sicurezza, annunciata da Renzi, sulla quale si punta per sciogliere il nodo delle coperture. I 2 miliardi di euro legati alla clausola dei migranti arriveranno invece solo in primavera e comunque, come ha precisato il ministro Padoan, le risorse sono pur sempre “legate” allo sblocco delle clausole di flessibilità da parte della Commissione europea.