Religioni in difesa dell’Ambiente

Dal quartier generale ONU di Nairobi Papa Francesco ha lanciato un messaggio a Parigi: “Sarebbe catastrofico se alla COP21 sul Clima prevalessero gli interessi privati sul bene comune”; e nell’incontro interreligioso in Nunziatura ha citato l’Enciclica Laudato si’, raccogliendo negli interventi di risposta l’attenzione e riflessione dei leader protestanti, islamici, e delle religioni tradizionali. Ma non è la prima volta che le religioni si esprimono in difesa dell’ambiente, e addirittura in simmetria temporale, non in subordinazione, con l’enciclica di Papa Francesco. Era già accaduto subito dopo la pubblicazione della Laudato si’.

A settembre, l’apertura della conferenza ONU di New York in preparazione di Parigi è stata affidata a Papa Francesco, che ha parlato delle gravissime conseguenze sociali degli sconvolgimenti climatici, ed è stata seguita da altri pronunciamenti. Poi, il 20 ottobre, il Dalai Lama ha rivolto un appello ai leader del mondo per difendere il Pianeta: definendo la Terra “la nostra unica casa”, similmente alla ‘casa comune’ della Laudato si’,  e invitando i governi ad intervenire contro le devastanti conseguenze del cambiamento climatico. Ed ha annunciato un appello del governo tibetano in esilio ai leader mondiali per “prendere misure urgenti sul clima al COP21 di Parigi a partire da un solido accordo su come contrastare gli effetti negativi del cambiamento climatico”. Il 26 ottobre vescovi, cardinali e patriarchi ortodossi, in rappresentanza delle associazioni continentali delle conferenze episcopali nazionali, hanno firmato un appello ai capi distato e di governo che si riuniranno nella capitale francese: un documento fondato sul concetto che ‘il clima e l’atmosfera sono beni comuni globali appartenenti a tutti e destinati a tutti’, come nella ‘casa comune’ dell’enciclica. E articolato in dieci proposte per la Conferenza sul clima di Parigi, fra le quali spicca la richiesta di “una completa decarbonizzazione entro la metà del secolo”, e la necessità di “porre fine all’era dei combustibili fossili, eliminandone gradualmente le emissioni”. Il testo è accompagnato dalla richiesta di un “accordo giusto, giuridicamente vincolante e generatore di un vero cambiamento”; ed è chiuso da una “Preghiera per la Terra” affinché gli uomini “imparino a prendersi cura del mondo”. Nelle ultime settimane, numerose ‘convergenze’ e riferimenti, ma anche prese di posizione, da parte dei rappresentanti di numerose religioni in tutto il mondo, a volte riunite e solidali: come a Lahore, dove venerdì scorso circa 300 persone appartenenti alle comunità cristiana, musulmana, indù e sikh, si sono unite chiedendo politiche efficaci per tutelare l’ambiente in vista della Conferenza di Parigi ed hanno marciato dal Club della Stampa fino all’Assemblea del Governo locale, esponendo cartelloni con slogan ambientalisti.

Infine oggi, 29 novembre, giorno di inizio della COP21, i rappresentanti di numerose religioni parteciperanno alla ‘Marcia mondiale per il Clima’ organizzata a Roma ed in cinquanta capitali nel mondo. Per affermare, come ha reso noto la Coalizione per il Clima che organizza la Marcia di Roma, che “la questione climatica è strettamente intrecciata con le migrazioni, le guerre e i drammatici eventi che scuotono il medio oriente, l’Europa e il mondo intero. E’ la partita della gestione delle risorse, e rappresenta l’occasione per definire un nuovo scenario energetico e un nuovo modello di sviluppo che punti alla tutela del bene comune e delle risorse naturali”.

C’è un comune denominatore, nell’approccio delle Religioni al problema del Clima: l’attenzione per la sorte dell’umanità, ipotecata nel suo futuro da una crisi che non è solo climatico-ambientale ma che, come descritta nell’enciclica, è ‘una crisi insieme sociale e ambientale’; e non potrebbe essere altrimenti per visioni del mondo centrate sull’Uomo nel suo complesso come sono le religioni, e non distaccate nei suoi confronti come l’ancora prevalente approccio della scienza o dell’economia dominanti, di matrice ottocentesca. Sono queste visioni a custodire e rilanciare oggi la necessità di una ‘economia giusta’, utopia per la Modernità, ma necessità inderogabile per la sopravvivenza della specie umana. Una necessità talmente inderogabile che né le bombe di Parigi né quelle su Raqqa, con tutte le fiammate di esplosivi e indici di borsa, di squilibri geopolitici e disegni egemonici con la regia di gasdotti e pozzi di petrolio, possono metterla in secondo piano. Perché terrore e risiko connesso non devono prevalere, la questione Clima è seria e prioritaria, tanto che, come ha detto Papa Francesco in Africa, con una battuta tanto efficace da far dimenticare il suo secondo significato, ovvero sdegno e rammarico per i tanti Africani morti per le malattie trasmesse dagli insetti proliferati con l’aumento della temperatura globale, e un altro significato, la fiducia nell’Uomo che può tornare a decidere per il bene comune: “più degli uomini, temo le zanzare”.

©Futuro Europa®

[NdR – L’autore cura un Blog dedicato ai temi trattati nei suoi articoli]

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