Storia di Marco e di un gabbiano
Che Gordiano Lupi sia un fine conoscitore di Piombino è un dato affermato, non solo dal numero di pubblicazioni ma dalla passione e la continuità della sua opera dedicata alla cittadina. Questo romanzo (Miracolo a Piombino – Storia di Marco e di un gabbiano) però ha un taglio sicuramente diverso, non è una narrazione storica o culturale, si concentra invece su quella che è l’esperienza esistenziale dell’adolescenza. Certo, il legame con Piombino è sempre fortissimo, tanto che Gordiano Lupi arriva a parlare di odio e amore con la sua cittadina. Piombino è perfetta, esce fuori dal romanzo come ambientazione di provincia sul mare, luogo poetico composto di tramonti e furenti libecciate, ma anche di operai delle acciaierie che tornano a casa stanchi dopo faticosi turni di lavoro.
Piombino è la cartina di tornasole della provincia italiana, di una realtà in continua evoluzione. Con un ragazzo che si affaccia alla vita, con una storia inquieta, di scoperta e di tensione interiore, immersa nella provincia italiana e sul mare, tra continente e isole. La storia di Marco e Robert, il primo si affaccia alla maturità, il secondo al volo. Entrambi affrontano le proprie peculiarità rispetto il mondo esterno, non sempre amichevole, al contrario. Dalle materie scolastiche, all’insofferenza rispetto conoscenti e compagni di scuola, l’amore per la poesia, il desiderio di esplorare, di volare su isole sconosciute. Una voglia incontenibile di avventura, interiore e fisica, in questo gioco di rimandi tra un giovane uomo e un gabbiano.
L’autore ha spiegato che in realtà si tratta di quasi una confluenza tra due racconti, un percorso che comincia nel 1997 con Storia di Marco e di un gabbiano, all’epoca ancora un testo scarno. Il racconto Il gabbiano solitario invece è del 2000, anche qui abbiamo solo l’abbozzo, manca la profonda elaborazione. Dopo il romanzo Calcio e acciaio, Gordiano Lupi ha riletto quei testi, con il desiderio di tornare sul tema adolescenza. Prendendo ispirazione, come esplicitamente possiamo ritrovare nel romanzo, da Paul Nizan (“Ho avuto vent’anni. Non permetterò a nessuno di dire che questa è l’età più bella”) e anche da un film in particolare di Fernando di Leo: Avere vent’anni. Quindi ci ritroviamo come coprotagonista Robert, proprio un gabbiano. Condivide con Marco un senso di alienazione, di non appartenenza al branco, al gruppo. Entrambi coltivano desideri che contrastano il senso comune, l’appiattimento, l’omologazione. Marco è appassionato letteratura, di musica, ma senza formalismi, senza subire il fascino di mode del momento. Lontano dagli stereotipi, Marco ascolta De Andrè, De Gregori, quello che lo coinvolge sono i testi, li sente vicini e li condivide intimamente. Costruisce il suo mondo, i suoi riferimenti, pezzo per pezzo, con una dedizione meticolosa.
Come possiamo aspettarci, entrambi vivranno contrasti forti con il mondo esterno e soprattutto la sfida più grande, l’amore. Amori intensi con un orizzonte lontano, come sono lontani gli stereotipi piatti degli adulti. Una storia lineare, senza troppe digressioni, per nulla arzigogolato, è il racconto semplice (e complicatissimo) dell’incontro della vita reale, con tutte le sue sfide quotidiane, di due animi sensibili, romantici. L’intreccio delle due storie parallele aiuta la narrazione di questo romanzo di formazione, che sicuramente fornisce molti spunti di riflessione, per ogni età. Certamente il finale fantastico è ricalcato sulle ultime sequenze metaforiche di quella grande opera del neorealismo italiano, a cui è immediato ricollegarsi, Miracolo a Milano di Zavattini De Sica. Non è un caso che l’amore per il cinema più volte sottolineato dall’autore, venga spesso a galla tra le righe.
Non è nemmeno un caso che l’idea del romanzo sia scaturita durante un incontro con i ragazzi delle scuole medie piombinesi, che avevano letto il racconto Storia di Marco e di un gabbiano, senza cogliere il finale metaforico, certamente un problema sorpassato con la successiva rielaborazione. Miracolo a Piombino è un romanzo breve che deve molto alla poesia, quindi piacerà agli amanti della prosa lirica, non un un’opera commerciale o banale.