Cronache dai Palazzi
Il 2015 è stato l’anno delle riforme, il 2016 sarà l’anno dei valori. Il bilancio di fine anno di Palazzo Chigi è all’insegna di un enfatico ottimismo ma anche permeato dalla necessità di sconfiggere i “gufi”, ritenuti i principali antagonisti dell’azione di governo. Il presidente del Consiglio disegna un’Italia finalmente in salita, dopo circa dieci anni di recessione. Traccia la rotta dei prossimi mesi e rivendica gli obiettivi realizzati. Renzi non prefigura rimpasti ma anticipa: “Se perdiamo il Referendum sulle riforme, andiamo a casa”. Il ddl Boschi è atteso alla Camera l’11 gennaio per la “seconda lettura”. Nell’Aula di Montecitorio il governo dovrebbe disporre di una maggioranza più ampia rispetto a Palazzo Madama.
Renzi sviscera le riforme realizzate e ancora da portare a termine, parla di Pil positivo, riduzione delle tasse, occupazione in crescita e sbandiera un nuovo protagonismo internazionale dell’Italia. Esibisce con orgoglio un Paese “solido e stabile” che faticosamente si è rimesso in moto e augura a tutti gli italiani “un 2016 scoppiettante”.
La nuova legge di Stabilità cancella Imu e Tasi su prima casa, terreni agricoli e attrezzature “imbullonate” per uno sgravio totale di 3,5 miliardi. Il taglio più consistente alle tasse della manovra, pari a 16,8 miliardi, riguarda però i previsti aumenti di Iva e accise che sarebbero dovuti scattare dal 1° gennaio, anche se per ora restano “clausole di salvaguardia” per 15 miliardi nel 2017 e 20 miliardi nel 2018. Il “super ammortamento” del 140%, invece, vuole incentivare gli imprenditori ad investire nel 2016 in apparecchiature e beni strumentali per rinnovare le proprie aziende. Chi investirà in beni non immobiliari potrà comunque beneficiare del medesimo ammortamento ma solo per il 2016.
Ovviamente l’entusiasmo per i risultati portati a casa “non significa che vada tutto bene”, ammette Renzi, fiero di appartenere alla “prima generazione di politici senza vitalizi”. I fatti dimostrano comunque un’Italia diversa “che segna la vittoria della politica contro il populismo: elezione del capo dello Stato, riforme costituzionali, con la prima operazione di autoriforma dall’interno, la questione dell’immigrazione, quella della scuola”. L’Italicum, il “capolavoro”, sarebbe stata “l’operazione parlamentare più difficile” del 2015. L’entrata in vigore del nuovo sistema elettorale è fissata per il primo luglio 2016.
A proposito di lavoro il tasso di disoccupazione è ancora troppo alto, attestandosi intorno all’11 %, ma i dati testimoniano che circa 300.000 persone hanno trovato lavoro”, sottolinea Renzi esibendo il suo Jobs Act con il quale “ci sono più tutele oggi in Italia e più posti di lavoro”. Ma la soddisfazione non è piena, lo sarà solo quando “l’Italia tornerà ad avere il ruolo di leadership”. Il governo ha comunque deciso di ridurre il maxibonus sulle assunzioni a tempo indeterminato, che nel 2015 è costato ben due miliardi. In pratica le aziende che assumeranno a tempo indeterminato nel 2016 non beneficeranno più della decontribuzione totale, fino ad un massimo di 8.060 euro all’anno per tre anni, ma di uno sgravio del 40% dei contributi, fino ad tetto di 3.250 euro all’anno e per non più di due anni. In sostanza il risparmio massimo che si può ottenere sui versamenti Inps scende da 24.180 euro per ogni dipendente a 6.500 euro. L’opzione donna permetterà invece alle lavoratrici con 35 anni di contributi e almeno 57 anni di età (autonome almeno 58) di scegliere il meno vantaggioso calcolo contributivo del trattamento. La legge di Stabilità prevede infine, per il 2016, 250 milioni a favore degli ammortizzatori sociali in deroga: cassa integrazione e indennità di mobilità. Nelle imprese con più di 5 dipendenti gli ammortizzatori in deroga verranno sostituiti con una indennità di disoccupazione finanziata dai fondi di solidarietà bilaterali predisposti già dalla riforma Fornero.
Nel 2016 si tornerà a ragionare anche sulle pensioni – il premier promette “interventi sulle pensioni d’oro” – e continuerà il braccio di ferro con Bruxelles. “Io ho posto delle domande sulla politica energetica così come sulle regole di bilancio – ha ribadito Renzi -, per verificare se le regole valgono per tutti o solo per l’Italia”. Il governo italiano dà quasi per scontato che le istituzioni europee accolgano le richieste italiane sulla flessibilità a proposito di legge di Stabilità, anche perché l’Italia non solo “non chiede sconti” ma ha rispettato “tutte le regole” e “chiede che le regole Ue siano rispettate da tutti”.
Di sola austerity inoltre “il Continente muore”. Crescita e investimenti segnano invece “la strada giusta”. Fino ad ora l’Europa “ha scelto la politica economica sbagliata”, ha ammonito Renzi ricordando che “dal 2008 le politiche di Obama hanno portato fuori gli Usa dalla recessione mentre le politiche europee no”.
Immigrazione e terrorismo sono altri nodi da sciogliere in campo europeo. L’Europa deve ormai rendersi conto che atti terroristici potrebbero verificarsi in ogni parte del Continente. In pratica la posizione politica dell’Italia è la seguente: “Smettete di dire che il problema è solo in Medio Oriente, perché il problema ce l’abbiamo in casa, in particolare “alcuni dei killer sono nati e cresciuti in Europa”. Il premier italiano lancia infine un appello: “Spero che l’Europa accetti questo principio: un centesimo messo in polizia, un centesimo messo in educazione”. Tutto ciò significa intervenire sui valori in quanto “le periferie da cui partono questi uomini e donne che seminano morte sono periferie europee”. A proposito di migranti, invece, nel 2015 ci sono stati meno sbarchi e quindi meno immigrati, ma il vero traguardo è che “il problema ora è diventato europeo”.
Non mancano ovviamente i traguardi ancora da raggiungere, come nella Pubblica amministrazione per cui si registra un ritardo sui decreti attuativi di riforma che non sono arrivati prima di Natale, ma il governo conta di vederli approvati nel 2016. “Da gennaio ad agosto chiuderemo tutti i decreti di attuazione”, ha affermato il premier. Progetti aperti anche a favore del Mezzogiorno. Rispondendo a tutti gli accusatori, il governo sottolinea di non aver “dimenticato” il Sud per cui “credito d’imposta, terra dei fuochi, Bagnoli, Ilva, Salerno-Reggio Calabria, Napoli-Bari” rappresentano “tavoli di crisi aperti”.
Rianimare l’orgoglio degli italiani è invece l’obiettivo del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel suo primo discorso di fine anno. Economia, solidarietà, “rispetto delle regole”, sono le chiavi di lettura di un messaggio concepito “in chiave più umana che politica”, piuttosto conciso, non a caso, con l’intenzione di evitare ogni genere di artificio retorico o di orpello linguistico. Un discorso estraneo ad ogni forma di qualunquismo verbale in cui si è avvitata la politica alimentando disaffezione da parte dei cittadini. Un bilancio istituzionale che, più che essere un’agenda per il governo e il Parlamento, vuole coinvolgere tutti gli italiani nella sfida del 2016, anche ricordando alcune lettere di storie esemplari (soprattutto di donne) che “parlano di coraggio, di impegno, di spirito d’impresa, di dedizione agli altri, di senso del dovere e del bene comune, di capacità professionali, di eccellenza nella ricerca. E non si tratta di eccezioni”, sottolinea Mattarella, vicino comunque a tutti i cittadini, non disposti a farsi consumare dalla rassegnazione.
Le “principali difficoltà e speranze della vita di ogni giorno” sono il suo primo obiettivo, il presidente vuole rimotivare gli italiani invitando ciascuno a fare la propria parte, coerentemente con l’idea di Stato-comunità già accennata nel discorso natalizio alle alte cariche dello Stato. Per Sergio Mattarella la politica sono i problemi della gente comune. Si rivolge alle categorie svantaggiate, poi ai giovani e alle donne, agli anziani e ai malati. In particolare “un messaggio di sostegno e di speranza alle famiglie particolarmente in affanno: non vanno lasciate sole, e chiedo l’impegno di tutti perché le difficoltà si riducano e vengano superate”, ha affermato il capo dello Stato. L’economia migliora, l’occupazione è tornata a crescere ma “il lavoro manca ancora a troppi giovani”. Si tratta di “giovani che si sono preparati, hanno studiato, posseggono talenti e capacità e vorrebbero contribuire alla crescita del nostro Paese. Ma non possono programmare il proprio futuro con la serenità necessaria”. Accanto a loro ci sono inoltre persone “quarantenni e cinquantenni, che il lavoro lo hanno perduto, che faticano a trovarne un altro e che vivono con la preoccupazione dell’avvenire della propria famiglia”. Il lavoro è “una questione nazionale”.
Lavoro e società sono in pratica i fulcri di “un grande processo di cambiamento” in cui l’innovazione gioca un ruolo chiave ma, nel contempo, “è una sfida che riguarda tutti”. Realizzare un mondo nuovo è quindi una responsabilità collettiva e la politica deve rispettare in primo luogo le necessità dei cittadini.
Non solo lavoro, ma anche ambiente: “Non dobbiamo rassegnarci alla società dello spreco e del consumo distruttivo di cibo, di acqua, di energia”. Ed ancora: terrorismo; migranti da accogliere ma anche da respingere qualora commettano reati; corruzione; evasione fiscale; lotta alle mafie. “Tutti siamo chiamati ad avere cura della Repubblica”, ha ammonito Mattarella invitando gli italiani a sentirla come una cosa propria, che dipende da tutti i cittadini. Ciò “vuol dire anzitutto farne vivere i principi nella vita quotidiana sociale e civile”. In definitiva per il presidente costituzionalista “rispettare le regole vuol dire attuare la Costituzione, che non è soltanto un insieme di norme ma una realtà viva di principi e valori”.