Green Style, dalla cucina alla moda

Di Green Fashion, o Eco Fashion, si parla dagli scorsi Anni Novanta: quando Vogue ed il New York Times ne scrissero per la prima volta. Oggi lo stile ‘eco’ è praticato e codificato da stilisti e grandi marchi, realizzato attraverso materiali a basso impatto e spesso riciclati e lavorazioni sostenibili; e anche Milano ha pensato di rilanciare il suo ruolo nel settore con un master sulla moda etica e innovativa organizzato presso la Fondazione Gianfranco Ferré. La gastronomia eco ha invece padre italiano: Carlo Petrini, fondatore di Slow Food, che nel fervore enogastronomico degli anni Ottanta spiegò che il cibo ‘eco’ è più buono e salutare. Oggi, dopo la riscoperta del ‘gusto’ e la rivalutazione dei prodotti tipici e a chilometri zero, quel ‘verbo’ si è evoluto e diversificato: possiamo, volendo, mangiare ‘climatarian’, cioè con attenzione alla traccia carbonica degli alimenti, che notoriamente è più elevata nelle carni bovine e poi suine e negli alimenti più elaborati. Azioni concrete come questa sono l’unico strumento  capace di dar seguito ad un accordo altrimenti privo di futuro come l’Accordo di Parigi. Vediamo perché.

Negli anni Ottanta, elite e creatori di moda si fondavano sul pensiero ecologista, allora già maturo. Oggi, il ‘green’ è più che una moda, ha varcato il recinto delle elite ed ha definitivamente superato i confini del mondo ambientalista. Produttori e mercato da una parte e normative sui consumi sostenibili dall’altra stanno trasformando le nostre vite, ma anche il nostro modo di pensare. In un numero sempre crescente di persone si è sviluppato un vero atteggiamento eco sostenibile: sollecitato, come spesso avviene nella società dei consumi, da comportamenti, prodotti e servizi ‘d’avanguardia’, innovativi. Non ci si pensa, ma sono ormai tanti e vale la pena scorrerne un rapido elenco: nell’alimentazione, per cominciare, cresce la ricerca di ingredienti naturali, c’è spazio per la cucina macrobiotica, vanno di moda le ricette vegetariane, ed è uscita dal limbo la versione estrema del ‘vegetarianesimo’, la gastronomia vegana. In casa, ma anche fuori casa: seguendo mode e domanda, sono infatti aumentati ristoranti, enoteche, agriturismi e bed and breakfast biologici o vegetariani. Accanto ad essi si moltiplicano i negozi bio. In casa, non solo per chi ha spazi all’aperto ma anche in città, si moltiplicano gli orti: anche quelli collettivi, come gli orti urbani, realizzati negli spazi verdi o magari sui terrazzi degli edifici; e persino fra le pareti domestiche, in aiuole di un solo metro quadrato o in rastrelliere da muro, elegantemente inseriti nell’arredamento. In casa si possono usare prodotti ‘eco’ per le pulizie, ed adottare la raccolta differenziata ma non solo: gli atteggiamenti sostenibili, spesso riscoperti nel passato, vanno dal rammendo ed il riutilizzo degli abiti alle riparazioni ed al riciclo degli oggetti di uso comune.

Molto ‘ambientalismo’ mettiamo, sempre più, negli spostamenti. Il prezzo del petrolio è in caduta libera, ma quello dei carburanti no. Per giunta, targhe alterne e blocchi totali del traffico nei centri urbani si moltiplicano. E così è corsa ai motori evoluti, dalle auto e scooter elettrici alle auto ibride e a quelle a metano. Nonostante le difficoltà dei comuni e le gestioni ballerine di tante aziende di trasporto, i mezzi pubblici sono sempre più utilizzati. Nonostante, va detto anche questo, chi se ne serve non può avere sempre la soddisfazione di fare qualcosa per l’Ambiente, visto che spesso i mezzi sono obsoleti e inquinanti. Sempre più frequente è il ricorso ai pedali, anche se i ‘biker’ quasi mai possono usufruire di piste ciclabili e sono perseguitati da torme di nuovi ladri di biciclette. Il green style è entrato anche nella cultura dell’abitare: non solo con l’arredamento proposto da alcuni grandi produttori, ma anche nella progettazione e costruzione con il metodo della bioedilizia.

Nella cura personale, è aumentato il ricorso ai rimedi e alle terapie naturali, anch’esse con effetti di sostenibilità perché oltre a non essere invasivi sull’organismo non fanno ricorso a farmaci, presidi e strumentazioni medicali, tutto a notevole impatto ambientale. Lo sport ed il relax sono sempre più eco grazie all’aumento dei praticanti la corsa, pratiche e allenamenti di ogni tipo nei parchi, e per il moltiplicarsi di centri benessere naturali. E viaggi e turismo sono sempre più sostenibili anch’essi con la rivalutazione del trekking e degli spostamenti a piedi ed in bicicletta e una crescente offerta di ricezione familiare, con impatto economico e paesaggistico molto minore di quello degli albergoni di massa. Da non dimenticare i ‘mercatini’ del riciclo, che su strada o su internet hanno consolidato l’uso di frenare gli acquisti evitabili ricorrendo a prodotti già esistenti.

Atteggiamenti e cultura eco sostenibile sono trasmessi sempre più anche da tutto ciò che fa parte del settore ‘educational’: la scuola, l’università, la formazione, i programmi di aggiornamento professionale. Nella scuola in particolare, strategica perché consente di formare una parte importante della cultura di un individuo a partire dai primi anni, i testi di scienze e geografia di tutti i cicli danno sempre più spazio all’importanza della differenziazione dei rifiuti, del riutilizzo delle materie prime e in generale ad una visione olistica, globale e non più antropocentrica e meccanicistica dell’uomo in relazione con l’ambiente. Nella formazione e nell’aggiornamento professionale, quando non vengono attuati nei diversi  settori della green economy, si moltiplicano comunque i riferimenti a normative, modelli di organizzazione e procedure mirati alla sostenibilità.

Nel ‘green’ insomma siamo ormai immersi, e nella considerazione dell’ambiente siamo coinvolti non solo quando lo smog compromette la salute e blocca le città o quando le potenze mondiali si riuniscono intorno ad un tavolo per decidere come salvare il Clima. Sarà, anzi, proprio questo, una sempre maggiore richiesta di prodotti e servizi ecosostenibili, a spostare ad esempio gli investimenti oggi sui combustibili fossili a favore delle energie rinnovabili: come sta già avvenendo, una concausa del calo del prezzo del petrolio. E’ solo così, porgendo ad una economia altrimenti strapotente ed invulnerabile alle decisioni politiche la carota di una domanda ‘eco’, che si potrà attuare la ‘missione’ dell’Accordo di Parigi, da molti criticato perché privo di ‘bastone’.

Le ‘mode’, le ‘bike’, i prodotti ‘eco’, la green economy, non sono capricci: sono ben di più. Solo i Tg devono ancora accorgersene. Siamo sulla buona strada, questo è il fatto. Prendiamone atto. E, meteo permettendo, leggiamoci un bel libro seguendo la nuova versione del bookcrossing, ovvero il leggere e lasciare i libri nei luoghi pubblici: da noi, grazie al clima nonostante tutto ‘mediterraneo’, la nuova ‘mania’ è leggere e lasciare i libri nei nostri splendidi e a volte ben curati parchi.

©Futuro Europa®

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