Quando i corrotti erano solo a destra

Nel solo 2015 sono stati 83 gli eletti tra le file del Partito Democratico ad essere stati indagati o comunque interessati da provvedimenti giudiziari. A fare i paladini con la lista di proscrizione ovviamente il movimento di Beppe Grillo, che però dopo l’imbarazzo causato dalla vicenda di Quarto, ha leggermente ridimensionato la propria forza giustizialista.

Ma qual è la novità? Nessuna potremmo dire perché la recente storia politica ci ha regalato ampie pagine di stampa dedicate agli indagati che ricoprivano ruoli pubblici, con più o meno indignazione, a seconda del caso. Ciò che oggi cambia è il diverso metro di giudizio che i Dem hanno sempre riservato a destra nei confronti degli indagati. Le recenti vicende hanno dimostrato come per il PD il trattamento – sia mediatico che “istituzionale” – sia palesemente diverso da quello utilizzato durante i governi di centrodestra. Ma ormai la storia è cambiata.

A dirigere la partita del giustizialismo ora ci sono i crociati grillini che ad onor del vero hanno contribuito a sollevare il velo di omertà che si stendeva metodicamente su provvedimenti giudiziari intrapresi a sinistra. Scorrendo l’elenco redatto sul blog di Beppe Grillo, si può vedere come le indagini coinvolgano sempre di più amministratori locali, anche di piccoli Comuni, ma che ben espongono il decalogo dei reati contro l’amministrazione pubblica.

E allora è evidente che tutto il mondo è paese. Ciò che per anni è sembrata esclusiva prerogativa di destra, da qualche tempo a questa parte sembra che il malcostume non mostri di avere colore politico. È quindi evidente che nel nostro paese la questione è trasversale ai partiti e il caso di Quarto lo ha reso ancora più lampante. Le cattive abitudini e il malaffare sembrano più appartenere  alla cultura italiana che alla tradizione partitica.

Se le vicende del ’92 riguardarono i grandi “contenitori politici”, oggi l’esposizione mediatica del Partito democratico ha catalizzato l’attenzione sui suoi eletti e la mitologica “longa manus” sul sistema dell’informazione sembra cedere all’evidenza dei fatti. Lo dimostra la vicenda di Banca Etruria, che ha salvato la Boschi, ma che, a suo tempo, per questioni simili, non salvò Maurizio Lupi dalla speculazione politica.

Allora appare evidente che è necessario comprendere che non si è più o meno onesti a seconda del partito di militanza, i corrotti non sono prerogativa di destra, ma vanno dove è più facile trovare un fertile sottobosco di illegalità.

©Futuro Europa®

Condividi
precedente

Privacy, Programma 2016 del Garante UE

successivo

La visita di Rohani a Roma

Rispondi

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *