Cronache dai Palazzi

Slitta il voto sulle unioni civili. “Ha vinto il buon senso” dichiara Angelino Alfano, mentre il Pd ribadisce il proprio “no allo stralcio sulle adozioni” e il M5S annuncia il proprio no contro l’emendamento premissivo denominato “super canguro”. In pratica in Senato non è più niente come prima. Si torna in Aula la prossima settimana ma l’approvazione finale non è poi così scontata. Il Pd deve recuperare dei voti e per far votare l’emendamento premissivo dovrà molto probabilmente spacchettarlo, garantendone la votazione per parti separate e quindi, nella migliore delle ipotesi, eliminare soltanto quella parte che taglia gli emendamenti sulla stepchild adoption. Si torna in Aula a Palazzo Madama mercoledì 24 febbraio.

Il Pd comunque è ridotto in pezzi. La scissione tra laici e cattolici è profonda e fidarsi dei Cinquestelle ha portato ancora una volta al capitombolo. La senatrice Cirinnà minaccia di lasciare la politica tradendo il suo slogan “non mollo”. “Ho sbagliato a fidarmi del M5S”, scrive su Twitter. Dai vertici del Pd, invece, Miguel Gotor  afferma: “Non possiamo pensare di cambiare ogni volta stampella, ora Grillo ora Verdini, rimanendo sempre in piedi”. Occorre comunque un periodo di pausa per decidere i passi futuri. Il premier segretario, a sua volta,  lamenta che i cattolici dem si sono affibbiati un’etichetta di “cattolico” sbandierando un significato religioso che non dovrebbe influenzare in nessun modo il dibattito in materia di diritti civili. Renzi denuncia in pratica il dibattito ideologico all’interno del suo partito che rischia di creare delle mistificazioni, manifestando magari anche dei danni a svantaggio dell’opinione pubblica. Time out quindi per il premier segretario soprattutto per ripristinare la calma necessaria all’interno del Pd perché i cattodem “hanno esagerato, sono andati oltre”.

“Ho giurato sulla Costituzione, non sul Vangelo”, ha affermato Renzi sottolineando il suo indirizzo laico e ribadendo l’obiettivo di “approvare un testo e avere una legge, per dare dei diritti a chi ancora non li ha”. La minoranza dem insorge difendendo la stepchild adoption. “Sulle unioni civili mi aspetto da Renzi la stessa determinazione avuta sulla legge elettorale e sul Jobs act. La stepchild adoption è irrinunciabile”, ha dichiarato il deputato della minoranza Roberto Speranza, pensando magari ad un probabile voto di fiducia su un tema etico di una certa portata. Di certo occorre evitare un altro frontale sul cosiddetto “canguro”, procedendo magari con lo spacchettamento dell’emendamento Marcucci che la scorsa settimana ha rischiato di essere bocciato dopo l’abbandono dei grillini. Cirinnà ha sottolineato più volte che “i grillini hanno rotto i patti”, mentre i Cinquestelle hanno risposto che “sul canguro non c’era accordo” e non hanno abbandonato l’idea di far cadere Renzi sui voti segreti. Contro il canguro, che blindava la stepchild adoption per le coppie omosessuali, hanno protestato anche Ap, FI e Lega che criticano il ddl Cirinnà, in particolar modo l’adozione del figlio naturale del compagno per le unioni civili. Infine, non c’è votazione, esame di una legge o di un decreto, in cui il Partito democratico non si divida. In particolare, il segretario premier è stretto nella morsa, tra i cattolici dem che continuano a non condividere la stepchild adoption e la minoranza interna che gli chiede di avere sulle unioni civili la stessa determinazione che ha avuto per l’approvazione dell’Italicum. All’interno del Pd si discute inoltre l’eventualità di anticipare il congresso e magari anche le elezioni a febbraio 2017. Per ora si tratta comunque soltanto di voci di corridoio smentite tra l’altro da Renzi che continua a dire “andremo a votare a febbraio del 2018”. Fatto sta che negli ultimi giorni l’ipotesi del voto anticipato ha ripreso a circolare.

Sul fronte europeo, infine, all’interno del Consiglio dei 28 capi di Stato, riuniti a Bruxelles per elaborare innanzitutto una risposta comune alla crisi dei migranti, l’Austria ha ribadito la volontà di limitare l’accoglienza dei rifugiati con l’applicazione di un tetto giornaliero per i richiedenti asilo, nonostante l’Ue avesse già ammonito Vienna sull’illegalità di tale misura, chiedendo di revocarla. Vienna ha deciso che accoglierà non più di 3.200 persone al giorno che intendono fare richiesta di asilo in un Paese Ue: “Abbiamo deciso di accogliere 37.500 richiedenti asilo quest’anno. Se ogni Paese decidesse la stessa linea” in proporzione alla popolazione “potremmo distribuire oltre 2 milioni di rifugiati”, ha dichiarato il cancelliere austriaco Werner Faymann. “Politicamente rimaniamo sulla nostra posizione, alle questioni legali saranno gli avvocati a dare risposte – ha aggiunto Faymann -. È inconcepibile che l’Austria si faccia carico di tutti i richiedenti asilo diretti in Europa”. Il cancelliere austriaco ha in pratica precisato che il proprio Paese intende fare la sua parte nella distribuzione dei profughi accogliendo oltre 37 mila profughi (e non 90 mila come l’anno scorso) ma “il resto spetta agli altri”, ha puntualizzato il cancelliere austriaco. Il premier Renzi, a sua volta, ha chiesto a Faymann di non chiudere le porte del Brennero che “simbolicamente, e non soltanto simbolicamente, è uno dei grandi elementi di unione dell’Europa”.

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