Italia delle Regioni
“Obiettivo raggiunto” così il Presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini ha commentato il via libera definitivo dato lo scorso 11 febbraio dalla Conferenza delle Regioni al riparto delle risorse per la sanità relativo al 2016.
“Ora subito a lavoro per l’aggiornamento dei Livelli Essenziali di Assistenza, un piano nazionale per la riduzione della mobilità sanitaria e lo studio per la possibile revisione dei criteri di riparto. Serve – ha concluso Bonaccini – un grande lavoro di squadra e una forte alleanza Governo-Regioni per il rilancio della sanità pubblica. Obiettivi raggiungibili grazie al fatto che abbiamo ripartito il fondo a inizio anno consentendo una più efficiente programmazione sanitaria. La proposta sarà inviata oggi stesso al Ministro della Salute affinché potrà essere portata all’attenzione della Conferenza Stato-Regioni il più presto possibile”.
Il riparto 2016 ammonta a un totale di 108.472.082.678. Occorre considerare che ci sono altre risorse che andranno ripartite successivamente per quote vincolate agli obiettivi di piano. Risorse che portano il quadro complessivo dei fondi previsti per la sanità nell’anno 2016 a 111 miliardi (1285 milioni in più rispetto al 2015).
Le Regioni avevano precedentemente raggiunto all’unanimità l’accordo per il riparto delle risorse da destinare al servizio sanitario nazionale nel 2016 e lo hanno fatto all’inizio dell’anno, un fatto che è da considerare talmente significativo da ritenerlo per certi aspetti persino storico”, lo ha dichiarato il presidente Stefano Bonaccini, al termine della Conferenza delle Regioni.
“Ora – ha proseguito Bonaccini – auspichiamo che il Parlamento approvi un emendamento che tecnicamente permetterebbe di rendere operativa questa decisione nell’arco di poche settimane. L’approvazione a febbraio invece che nella parte finale dell’anno, l’unanimità delle 20 Regioni italiane, su un tema così sensibile come la ripartizione delle risorse per la sanità che rappresenta gran parte del bilancio di una regione, con Regioni che hanno esigenze anche molto differenti: tutte caratteristiche di un risultato veramente molto positivo.
Se il Parlamento raccoglierà il segnale che oggi arriva dalle regioni sarà possibile dar vita sui territori ad una programmazione migliore avendo la certezza delle risorse. E’ un segnale molto positivo che va – secondo Bonaccini – in una direzione di costruttiva collaborazione istituzionale con Regioni che dimostrano al Paese di poter svolgere responsabilmente una funzione importante nella vita del sistema istituzionale italiano.
Ricordiamo i punti essenziali del “Patto per la Salute 2014-2016”, sottoscritto nell’estate del 2014 tra Governo, le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano. Il patto, come è noto rappresenta un momento centrale della politica sanitaria del nostro Paese. Basti considerare che nel primo articolo fissa in modo inequivocabile le risorse su cui poggia la “governance” del servizio sanitario.
Le stesse premesse istituzionali contengono indicazioni di principio e alcuni obiettivi fondamentali cui deve tendere il Patto, anche in considerazione dei mutamenti politico- istituzionali che il nostro Paese sta attraversando. Si tratta di 7 linee di indirizzo che il settore “Salute e politiche sociali” della Segreteria della Conferenza delle Regioni ha così sintetizzato: 1. potenziare la governance della sanità (nuovi rapporti tra Governo e Regioni anche con riferimento alla revisione del titolo V della Costituzione); 2. assicurare la sostenibilità del SSN, per garantire equità e universalità del sistema e i Livelli essenziali di assistenza in modo appropriato e uniforme; 3. rivedere, a livello regionale le dimensioni delle aziende sanitarie, in un’ottica di razionalizzazione e di efficienza, prevedendo anche funzioni sovraziendali per: acquisti, gestione amministrativa generale e del personale, sistemi informatici e tecnico-professionali; 4. definire regole rafforzando la sinergia tra Ministero Salute, Ministero dell’Economia e Regioni; 5. considerare il sistema Salute come un insieme di attori che costituiscono valore per il Sistema Paese; 6. considerare la salute non come fonte di costo, ma come investimento economico e sociale; 7. istituire una cabina di regia per il monitoraggio del Patto anche per una spending review interna al settore sanitario (tale Cabina di Regia – Tavolo politico – è disciplinato dall’articolo 28 del Patto).
Ma il nostro lavoro – ha proseguito il Presidente della Conferenza – non si ferma qui: mettiamo in campo due ulteriori attività. Il primo intervento è il mandato dato alla commissione Salute per affrontare il tema di una possibile revisione dei criteri. La seconda azione – raccogliendo le sollecitazioni di Toscana e Lombardia – riguarderà il necessario approfondimento per dar vita da un piano nazionale sul tema della mobilità sanitaria in piano nazionale: vi sono infatti squilibri e diseconomie che possono essere affrontate. insieme al Governo. A me però non piace dire ‘il Governo deve fare’, a mio avviso tocca alle regioni valutare cosa proporre. Solo così potremmo avere maggiore ascolto dagli organismi centrali dello Stato.
Sul fronte delle programmazione economica di Comuni, Provincie e Città Metropolitane, sono stati rinviati al 30 aprile i bilanci di previsione dei Comuni e al 31 luglio quelli di Città metropolitane e Province. Il via libera definitivo al differimento è arrivato oggi dalla Conferenza Stato-Citta’, riunitasi al Viminale.
La Stato-Città svoltosi il 18 febbraio scorso ha anche risolto il problema della natura del termine per l’approvazione dell’aggiornamento del Documento unico di Programmazione, fissato al 29 febbraio prossimo, chiarendo che trattasi di termine meramente ordinatorio. Sempre sul punto relativo al Dup, la delegazione dell’Anci -composta dal presidente del Consiglio nazionale Enzo Bianco, dal vicepresidente vicario Paolo Perrone e dai vicepresidenti Matteo Ricci e Roberto Pella – ha auspicato “un alleggerimento e una semplificazione degli adempimenti formali contenuti nel Documento di Programmazione che rischiano di essere replicati in altri allegati obbligatori al bilancio di previsione”, riscontrando una sostanziale condivisione da parte del Governo.