Lombardia, rischio voto anticipato
Il recente terremoto giudiziario che ha scosso la Lombardia e il suo sistema sanitario, fanno riaffiorare i fantasmi dell’era formigoniana e della sua brusca interruzione del 2012. Ma oggi ad alimentare la paura del voto anticipato ci pensa la prossima sentenza con imputato proprio il Presidente lombardo Roberto Maroni.
La vicenda è ai più nota e le accuse, senza entrare nel merito e se ovviamente confermate, potrebbero far scattare lo spettro della famigerata Legge Severino. Dal 35° piano di Palazzo Lombardia, si cerca di diffondere uno sprezzante ottimismo che però non riesce a convincere chi come il potente segretario Generale di Regione Lombardia ed ex Presidente di SEA (Società degli scali milanesi) Giuseppe Bonomi che a nove mesi dal suo arrivo, ha già pronta la valigia in direzione Arexpo (la Società di gestione del dopo esposizione).
Mosse queste che fanno ben poco sperare in una assoluzione di Maroni anche in virtù della condanna dell’ex Direttore Generale di Expo Giuseppe Malagone, nella stessa inchiesta in cui è coinvolto anche il Governatore lombardo. E ad alimentare l’incertezza e i dubbi sul futuro della giunta di centrodestra, come già accennato, c’è l’arresto del braccio destro dell’ex Ministro dell’Interno, nonché padre della riforma sanitaria recentemente varata in Regione Lombardia, Fabio Rizzi, accusato di aver intascato tangenti speculando su servizi odontoiatrici negli ospedali lombardi.
Oggi verrà discussa dal Consiglio Regionale la Mozione di sfiducia nei confronti del Governatore e presentata da tutta l’opposizione che, risultato scontato a parte, non cela il timore che il termine della legislatura possa passare più dall’aula di un tribunale che da quella consiliare. Anche perché l’ipotesi di lasciare la gestione della Regione ad un vice (che tra l’altro attualmente è in quota Forza Italia) significherebbe rivoluzionare gli equilibri di Giunta e arrivare quasi a fine legislatura con un governo zoppo. L’unica speranza di Maroni è riposta nella strategia adottata, ossia quella del giudizio immediato, che potrebbe portare ad una eventuale condanna in primo grado sotto la soglia necessaria affinché scatti la Severino, ma in tempo di campagna elettorale, nessun risultato è dato per scontato.
Sta di fatto che da un mesetto a questa parte la tensione nelle stanze dei palazzi si fa sentire, soprattutto attraverso il raffreddamento dell’attività legislativa costretta ad una forte battuta d’arresto se paragonata all’attività dei primi tre anni. Segnale questo che l’attesa per la sentenza di inizio marzo si sta facendo sentire, anche politicamente. Del resto il recente arresto ha oltremodo complicato la posizione del governatore lumbard, che in evidente difficoltà, ha cercato di aggrapparsi alla giacchetta di Cantone nel tentativo di scrollarsi via di dosso le reminescenze formigoniane.
La paura più grande è che, al netto di quanto già noto, siano in arrivo nuove ondate di arresti, ma soprattutto che la coppia Canegrati/Rizzi, possa scoperchiare il vaso di Pandora, consegnando il destino della Regione di nuovo nelle mani dei cittadini.