Viaggiare da sola
Alcuni giorni fa, due ragazze argentine di origine italiana, Maria Coni e Marina Menegazzo, sono state barbaramente uccise in Ecuador, dove viaggiavano da sole in vacanza, da due uomini che poi sono stati identificati e hanno confessato. La mia prima reazione, e quella di tantissimi altri, dopo l’orrore per il crimine che ha spezzato due giovani vite, è stata quella, credo normale e logica, di deplorare l’imprudenza delle due ragazze, nell’addentrarsi, sole e indifese, in una zona abbastanza selvaggia.
Fatti del genere purtroppo possono accadere in molte altre parti del mondo, Europa compresa (tutti ricordiamo il caso della giovane italiana uccisa in Spagna), ma almeno chi visita quei luoghi ha la ragionevole aspettativa di trovarsi in terre più o meno sorvegliate, civili e sicure. Poi c’è da discutere sulla facilità con cui certe giovani si legano con persone sconosciute, ma questo è un altro discorso, che ha a che fare con una certa incoscienza giovanile o, meglio, con una candida irresponsabilità presente nella nostra cultura. Nel caso di Maria e Marina, l’imprudenza è stata doppia: viaggiavano sole e hanno accettato l’offerta di due sconosciuti che hanno dato loro ospitalità. Constatare e lamentare questa imprudenza non significa in alcun modo responsabilizzare le due ragazze della loro morte e meno che mai esimere dalla colpa i due assassini. Sostenere che la colpa di violenze, stupri, uccisioni di donne è colpa delle donne stesse che “si offrono” o “provocano” è proprio di una cultura barbara e incivile che non è la nostra. Significa però invitare le nostre giovani a essere più prudenti: le violenze di genere sono purtroppo diffuse, in certi luoghi più che in altri, e non c’è forza di legge o apparato di polizia che possa abolirle. Chi ha cara la propria incolumità deve saperlo e prendere le precauzioni elementari.
Tutto questo mi pare più che normale. Ora però una ragazza paraguayana, Guadalupe Acosta, ha scritto un tweet che ha fatto il giro del mondo, prendendosela con chi lamenta l’imprudenza delle due giovani, quasi che volesse direttamente accusarle della loro propria morte, come se in fondo in fondo pensasse “se la sono cercata”, e rivendicando il diritto delle donne a viaggiare da sole. Il tweet è abbastanza efficace. Guadalupe descrive l’attacco come accaduto a lei stessa, racconta le torture, la violazione e infine la morte. Il messaggio ha avuto, ad oggi, 700.000 lettori in tutto il mondo, Italia compresa, la nostra stampa l’ha riportato con l’abituale qualunquismo e ha avuto numerosissime adesioni.
Ciò non toglie tuttavia che il suo contenuto costituisca una pericolosa sciocchezza. Sciocchezza: nessuno si sognerebbe mai di contestare il diritto di una donna a viaggiare sola, s’intende a proprio rischio e pericolo. Perché non vi fosse alcun pericolo, tutti gli Stati, in tutti i Paesi, dovrebbero apprestare misure di polizia straordinarie in tutto il territorio. In pratica, le viaggiatrici dovrebbe essere quasi scortate. Affermare un diritto è dunque sacrosanto, dimenticarsi di dire come andrebbe fatto rispettare e tutt’altra cosa.
Il messaggio di Guadalupe Acosta è, inoltre, pericoloso: aiuta a diffondere una cultura dell’irresponsabilità, che può provocare e provoca tragedie. Sarebbe come se dicesse: tutti hanno il diritto a lasciare la porta di casa aperta. La colpa di un furto è del ladro. Verissimo, ma non è logico prendere le misure opportune per evitarlo? La colpa dell’incidente eventuale è di chi guida.
Ripeto: non si tratta di esimere dalla colpa gli autori dei crimini. Personalmente spero che i due assassini di Maria e Marina passino in carcere il resto delle loro miserabili vite. Ma spero che le nostre giovani, quando si imbarcano in un’avventura di viaggio, specie se in zone considerate a rischio, prendano tutte le precauzioni possibili. E che le loro famiglie siano, su questo punto, fermissime.