Rassegna stampa estera

Tempa Rossa, le minacce alla stabilità del Governo Renzi, gli effetti su ENI per il “fermo” imposto giacimento della Val d’Agri, sono gli argomenti che più hanno colpito la stampa estera questa settimana. Ne parlano, tra tanti, Dominique Dunglas su Le Point, Philippe Ridet su le Monde, e Angelina Rascouet su Bloomberg. Ma non solo. Sono stati messi in luce due lati dell’Italia nell’accoglienza dei rifugiati: quella “buona” dei mediatori, formati per favorire l’integrazione spiegata da La Croix e quella “cattiva” degli sfruttatori, che usano i disperati sfruttandoli nei campi di “oro rosso”, come mostra Times of Malta riprendendo l’analisi di Paola Totaro (Reuters). Barbie Latza Nadeau sul Daily Beast punta i riflettori sull’Italia e la sua leggerezza nel controllare un personaggio pericoloso come Mohamed Lahloui, chiedendosi se il nostro Paese in questo modo “permetta all’ISIS di invadere l’Europa. Ci sono anche due storie di eccellenze tutte italiane: l’arte orafa raccontata dal New York Times e la rinascita della piemontese Borsalino ripresa da Ouest France Entreprises.

Dominique Dunglas spiega nella prima parte del suo articolo cosa sia Tempa Rossa, i collegamenti tra Eni e Total, le lotte di Taranto, “città più inquinata d’Italia”, contro il petrolio della Basilicata, i ricorsi vinti e gli emendamenti  introdotti “dalla Ministra per lo Sviluppo Federica Guidi”, che li hanno annullati.  “Fino a qui niente di strano… Se non fosse che il compagno di Federica Guidi, Gianluca Gemelli, è in affari con le compagnie petrolifere. Le intercettazioni hanno rivelato che la Ministra teneva costantemente informato il suo compagno sui progressi del caso. E a sua volta, Gemelli informava i suoi soci che, in cambio dei leali servizi, gli hanno offerto 2,5 milioni di euro (…) Far saltare il fusibile Guidi non ha però fermato l’incendio (…) Maria Elena Boschi, la Ministra per le Riforme Costituzionali e per le Relazioni con il Parlamento, è stata a sua volta colpita dalla tormenta (…) Ora, Maria Elena Boschi non è una Ministra qualsiasi. E’ la numero due dell’esecutivo (…) Il suo profilo brillante è già stato offuscato da un primo conflitto di interessi (Banca Etruria, ndr) (…) Il Governo non supererebbe  un ulteriore coinvolgimento di Maria Elena Boschi in un altro scandalo (…) La tegola non poteva cadere in peggior momento per Renzi. Nei prossimi tre mesi gli italiani voteranno tre volte: referendum per il petrolio (…), amministrative (…) riforme costituzionali. Tre scrutini ad alto rischio per un Governo accusato di essere <alla mercé delle lobby del petrolio e divorato dai conflitti d’interesse>”.

“Renzi e il suo Governo inquinati da uno scandalo di mercato petrolifero”, titola il suo commento Philippe Ridet. “Il Governo di Matteo Renzi dovrebbe sopravvivere alle mozioni di sfiducia depositate alla Camera e al Senato da Forza Italia e dalla Lega Nord, da una parte, e dal Movimento 5 Stelle, dall’altra. Non è pensabile che partigiani di Beppe Grillo votino il testo presentato dall’estrema destra, e vice versa. Ma è solo a questa condizione  che potrebbero far cadere il Governo impantanato in un affaire di clientele in un mercato petrolifero che rischia di ‘inquinare’ il Governo.” Ridet spiega la scintilla che ha fatto scoppiare lo scandalo della Basilicata e scrive “troppo chiacchierona, la Ministra spiegava anche che aveva ottenuto semaforo verde da Maria Elena Boschi (…) Ora se Federica Guidi non è che una pedina nell’esecutivo, non è lo stesso per Maria Elena Boschi che ne è uno degli elementi chiave (…) E’ la punta di diamante del renzismo. Indebolirla significa azzoppare il Primo Ministro (…) Non è tanto la mozione di sfiducia che lo preoccupa, quanto i due scrutini previsti nelle prossime settimane (…). Il giornalista spiega che l’opposizione è pronta a stare “alle calcagna del Governo” fino alle Amministrative, se non fino al referendum costituzionale dove Renzi si gioca tutto e conclude:“Motivo in più per fermare al più presto questo inizio di marea nera”.

Se il Governo è sotto pressione, così non sembra essere l’Eni, come spiegano Angelina Rascouet e Chiara Albanese che su Bloomberg riportando il parere di Giuseppe Rebuzzini, analista della Fidentiit Equitis SVSA. “La chiusura del più grande impianto petrolifero onshore per le accuse sullo smaltimento illecito dei rifiuti di un vicino impianto di trattamento avrà effetti ‘trascurabili’ sui guadagni di Eni’Spa, perché in Italia spesso si consente la ripresa delle operazioni durante le indagini, spiega Giuseppe Rebuzzini, analista presso la Fidentiis Equities”. Rebuzzini parla di “giorni”, al massimo “settimane”, e mette in luce “l’importanza economica” di questa attività in Basilicata (…) Eni, gestore del pozzo della Val d’Agri, ha estratto  1,6 milioni di barili nel 2014. Secondo la Natixis SA, gli investitori sarebbero più concentrati sulla strategia di Eni riguardante le ultime scoperte di giacimenti  gas in Egitto e Mozambico “(…).  Le due giornaliste spiegano che Eni sarebbe in contatto con la russa Lukoil per quanto riguarda il gas di Zohr e con Exxon Mobil  per l’estrazione in Mozambico (fonti Repubblica e WSJ, ndr). “Eni non ha voluto commentare”. “Il sequestro della scorsa settimana è avvenuto a poche settimane da un referendum nazionale che chiederà all’Italia se prolungare o meno le concessioni petrolifere (…) Secondo Rebuzzini il referendum verrà verosimilmente annullato perché la maggioranza degli italiani probabilmente non voterà, anche se la chiusura di questo giacimento potrebbe risvegliare le coscienze prima del voto”. (…)

Il lato generoso dell’Italia ce lo descrive Anne Le Nir nel suo articolo scritto per La Croix. La giornalista parla dell’inaugurazione a Roma della “prima scuola di formazione professionale per mediatori interculturali per semplificare l’integrazione dei rifugiati” che si trova nel cuore di Trastevere e nasce da un accordo tra la comunità di Sant’Egidio, l’Università di Perugia e il Ministero dell’Istruzione. “ 120 persone di 40 diverse nazionalità, tra i 25 e 50 anni, partecipano al corso che si concluderà in Luglio. Gli studenti che devono almeno essere in possesso della maturità (o equivalente), sono stati selezionati  attraverso un colloquio. Molti di loro arrivano dall’Africa, dal Medi Oriente o dall’America Latina (…) Daniela Pompei (responsabile per la Comunità di Sant’Egidio dei servizi per i migranti, ndr) ammette che l’integrazione dei rifugiati è sempre più complessa, ‘soprattutto per via delle minacce del terrorismo che alimentano la xenofobia’. Secondo questa esperta, l’educazione e la cultura sono gli strumenti chiave per favorire la coesione sociale e la sicurezza (…) e cita il filosofo andaluso del medioevo Averroè . ‘L’Ignoranza porta alla paura, la paura porta all’odio e l’odio conduce alla violenza’”.

Di tutt’altro tipo l’articolo scritto da Paola Totaro per Reuters e ripreso dal Times of Malta che racconta lo sfruttamento ai limiti della schiavitù dei migranti nordafricani e dell’Est Europa nei campi di pomodori della Puglia. (…) “La campagna pugliese, la regione che tocca il tacco della penisola italiana, è famosa per i suoi vasti uliveti, per le vigne incorniciate da muretti a secco da cartolina, e per le sue spiagge color turchese e smeraldo. Nell’entroterra però, nelle remote pianure ai piedi del Gargano esiste un mondo brutto, segreto e spesso violento, un mondo che il ventiquattrenne Baah e centinaia di migliaia di migranti senza patria come lui mai avrebbero immaginato potesse esistere nella moderna Europa. Le indagini condotte dai sindacati italiani che chiedono il cambiamento, hanno rivelato che un esercito di vulnerabili, spesso migranti nordafricani  e europei dell’est senza patria sfruttati per raccogliere i pomodori vengono controllati da bande illegali di padroni e vengono tenuti in condizioni di semi schiavitù in ghetti rurali (…) Molti di loro aspettano che la burocrazia italiana sblocchi le loro richieste di asilo, lasciandoli nell’attesa  senza legale possibilità di lavorare e con poca scelta se non nel fare affidamento sulla carità locale o trovare un lavoro illegalmente, rendendoli vulnerabili allo sfruttamento (…) E’ ormai assodato che l’agricoltura sia in Italia uno dei settori economici maggiormente segnato dal crimine organizzato”. Una soluzione? Quella di emettere “certificazioni di eticità” e far si che chi importa pomodori da noi la richieda come prerequisito  e faccia si che vengano accettati solo prodotti che siano stati lavorati da gente trattata con dignità.

Un altro problema connesso con l’immigrazione, ma il lato peggiore di questa, è il rischio terrorismo. Barbie Latza Nadea su The Daily Beast mette in evidenza le maglie troppo larghe della rete investigativa europea, e qualche colpa di per ‘leggerezza’ viene imputata anche a noi. “Mohamed Lahlaoui non doveva essere in Europa quando è stato arrestato in Germania la scorsa settimana accusato per implicazioni terroristiche. Il marocchino ventottenne era stato espulso dal Brescia, città del Nord Italia nel Maggio del 2014 per aver violato gli arresti domiciliari  ai quali era sottoposto per tentato omicidio, possesso illegale di armi, e banali accuse per droga. Ma apparentemente non ha mai lasciato l’Europa. O se l’ha fatto, non è stato molto più che una vacanza visto che si hanno tracce di lui in Belgio, Francia e Germania nell’estate successiva alla sua espulsione (…) Se il controterrorismo italiano riesce a unire tutti collegamenti tra i vari nomi che legano il Paese agli attacchi terroristici di Bruxelles e Parigi, sarà sollevato.” Ma quello che più preoccupa la nostra Intelligence, conclude la giornalista riportando le parole di Giampiero Massolo, è sperare che vi sia un collegamento tra loro e sbrogliare così la matassa, se così non fosse sarebbe come cercare un ago in un pagliaio.

Un dovuto accenno alle nostre eccellenze. Laura Rysman ha scritto per il New York Times un bellissimo articolo sulla nostra arte orafa che è riuscita a mescolare “tecnologia e tradizione”, e dalla quale “il fascino deriva dalla sua lunga storia”, dalle “capacità orafe tramandate da generazioni dalle corporazioni medievali  che un tempo custodivano i segreti di quest’arte”. Oggi la tradizione continua “ma l’arte si sta sviluppando grazie alla rivoluzione che la tecnologia sta compiendo nella gioielleria, lanciandola in una nuova era.” (…) Ouest France Entreprises punta i riflettori sulla “nuova” Borsalino. “Un proprietario poco scrupoloso aveva portato nella tormenta il famoso cappellaio italiano Borsalino. Ma un gruppo di investitori è oggi ben deciso a rilanciare questo marchio mitico mantenendo ciò che lo ha portato al successo: produzione a mano e tradizioni ancestrali.” L’anno prossimo la Borsalino festeggerà i 160 anni, di che andare fieri della nostra Storia.

Dominique Dunglas, Italie: le gouvernement  Renzi menacé par les affaires, Le Point, 5 Aprile 2016; Chiara Albanese, Angelina Rascouet, Eni to See ‘Negligible’ Impact From Halt of Italian Oil Field, Bloomberg, 4 Aprile 2016; Philippe Ridet, Renzi et son gouvernement ‘mazoutés’ dans une affaire de marché petrolier, Le Monde, 3 Aprile 2016; Paola Totaro, Migrant workers in Italy’s ‘red gold’ are being abused, Reuters-Times of Matla, 4 Aprile 2016; Anne Le Nir, En Italie, des médiateurs pour mieux accueillir les réfugiés, La Croix, 3 Aprile 2016; Barbie Latza Nadeau, Is Italy Enabling the ISIS Invasion of Europe?, The Daily Beast, 3 Aprile 2016; AFP per Ouest France, Italie. Borsalino veut retrouver sa grandeur d’antan, 5 Aprile 2016; Laura Rysman,  Italy’s Goldsmiths Mix Technology With Tradition, The New York Times, 30 Marzo 2016.

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