Rapporti UE-Thailandia, riprendono ma in salita
Negli utlimi mesi l’UE ha dato un decisivo impulso alla sua politica commerciale comune, in particolare verso il Sudest asiatico. Dopo aver firmato un accordo di Free Trade Agreement (FTA) con Singapore e il Vietnam, Bruxelles ha intavolato le negoziazioni sia con l’Indonesia che con le Filippine, e ha ripreso quelle con la Malesia e la Thailandia. Quest’ultima forse rappresenta il dossier più complicato sul tavolo della Commissaria Malmström.
Le negoziazioni tra la Thailandia e l’UE sono formalmente iniziate il 6 Marzo 2013, ma sono in seguito state interrotte a causa del colpo di stato del 22 Maggio 2014. Il Vice Capo di Gabinetto della Malmström, Miguel Ceballos Baron, durante un recente incontro con un gruppo di investitori, ha affermato che l’UE non ratificherà mai un accordo di libero scambio commerciale con la Thailandia finché la giunta militare rimarrà al potere. Ipotesi confermata anche da Maaike Okano-Heijmans, Senior Research Fellow del think tank Clingendael, la quale afferma “non c’e’ nessun piano di ratifica nell’agenda UE”. Infatti, per la ratifica del FTA servirebbe il consenso del Parlamento europeo, che come si sa e’ piuttosto sensibile in tema di diritti umani e ostile verso i governi militari.
Secondo fonti thailandesi invece, come riportato dal The Nation, a seguito di una conversazione con David Martin della commissione per il commercio internazionale (INTA) del parlamento europeo, la Ministra per il Commercio Apiradee Tantraporn ha annunciato che le negoziazioni riprenderanno a livello ufficiale quest’anno, in concomitanza con la presentazione da parte della giunta militare di una nuova roadmap per le elezioni.
Se dal punto di vista politico il cammino sembra essere in salita, da una prospettiva strettamente economica l’FTA converrebbe ad entrambi i partner. Infatti, la Thailandia e’ il terzo partner commerciale dell’UE in Asean e l’UE e’ anche il primo partner per l’Asean per gli investimenti esteri. Tra il 2000 e il 2014 la regione ha quasi triplicato il proprio PIL con una crescita media annua del 7,4% e più che raddoppiato dal 2011 il proprio reddito pro-capite arrivando oggi a quasi 11.900 dollari (fonte Confindustria). L’Asean con i suoi 630 milioni di abitanti rappresenta un mercato importante e dunque costituisce un partner centrale della politica commerciale europea.
La Thailandia, in particolare, e’ di grande rilevanza anche per il nostro Paese. Infatti, l’economia dopo una flessione dovuta al contaccolpo del coup d’état, sta nuovamente mostrando segnali di ripresa grazie anche ad una serie misure varate dal National Council for Peace and Order (NCPO). Secondo Luca Vianelli, Managing Director di MDA Consulting, le aziende italiane beneficerebbero enormemente di un accordo di libero scambio perché al momento i loro competitor dei Paesi che hanno FTA in vigore con la Thailandia risultano più competitivi, perché non affetti dai dazi doganali. Nel medio periodo l’interscambio può anche raddoppiare e “la Thailandia potrebbe veramente diventare l’hub di tutto l’Asean e acquisire un’altra dimensione agli occhi degli imprenditori italiani”.