Cronache dai Palazzi
Un’alleanza contro la corruzione per liberare il Paese dalle catene del malaffare. Alla fine di una settimana in cui politica e giustizia sono tornate alla ribalta facendo riemergere conflitti e asperità di vecchia data, da Villa Castelpulci in provincia di Firenze, dove ha parlato alle giovani toghe della Scuola superiore della magistratura, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha sottolineato che “la corruzione è un male gravissimo della nostra società che inquina le fondamenta del vivere civile”. La corruzione “va combattuta senza equivoci e timidezze” ma “occorre una grande alleanza tra tutte le forze sane per sviluppare ulteriormente gli anticorpi necessari”. Le forze devono inoltre essere di varia natura: “Si tratta di un impegno politico, sociale, culturale”. In pratica è necessario uno sforzo corale. Non a caso, rivolgendosi ai magistrati, Mattarella ha precisato che “combattere la corruzione è un impegno di sistema, non di un solo corpo dello Stato che non sarebbe sufficiente”.
Gli attori della politica, invece, “per la loro parte devono aggiungervi la consapevolezza che la corruzione in quell’ambito è più grave, perché, nell’impegno politico, si assume un duplice dovere di onestà, per sé e per i cittadini”. Il Capo dello Stato ha invocato in pratica la “collaborazione” tra politica e magistratura per perseguire obiettivi comuni, “talvolta invece si registrano competizione, sovrapposizioni di ruoli se non addirittura conflitto, e questo genera sfiducia”. La conclusione non proficua è che, molto spesso, “il conflitto indebolisce tutte le parti in contrapposizione”.
Le riflessioni di Mattarella si sono concentrate anche sui tempi della giustizia: “ Il tempo non è una variabile indifferente per l’esercizio della giurisdizione e per il riconoscimento dei diritti”. In quest’ottica occorre una maggiore collaborazione tra i diversi organi deputati ad amministrare la giustizia, che dovrebbero quindi concretizzare “la massima condivisione”: “Gli uffici giudiziari sul piano organizzativo e gestionale, Parlamento e governo sul piano legislativo e delle risorse”.
L’intervento di Mattarella sui tempi della giustizia cade, non a caso, in un momento in cui si discute di prescrizione lunga per i reati di corruzione. Preme l’acceleratore su un aumento dei tempi il famoso emendamento Ferranti, contenuto nel testo licenziato dalla Camera, testo tra l’altro osteggiato dagli alfaniani e buona parte di Area popolare. Ap e Ncd preferirebbero che si ripartisse dal provvedimento originario del governo, che all’inizio conteneva anche il capitolo della prescrizione in seguito stralciato. Pietro Grasso avrebbe comunque consigliato agli oppositori un maggiore rispetto della prassi istituzionale riconoscendo la validità di un disegno di legge approvato dall’altra parte del Parlamento. L’invito del presidente del Senato è stato accolto dai capigruppo Zanda (Pd) e Schifani (Ap) ma quest’ultimo ha comunque precisato che “Area popolare non cambia posizione”, pur rimanendo “fiduciosa sulla circostanza che all’interno della maggioranza si troverà una soluzione”. Schifani ha precisato che “non sarà certamente questo testo di partenza a essere quello finale”. Occorre “trovare il giusto equilibrio tra eccessiva dilatazione del termine di prescrizione, che violerebbe l’articolo 111 della Costituzione sulla ragionevole durata dei processi, e nel contempo evitare che si prescrivano sempre di più i reati contro la Pubblica amministrazione”.
L’articolato discorso del Capo dello stato, senza pagelle ma anche senza sconti per nessuno, auspica in definitiva un “disarmo bilaterale”, sia da parte della politica sia da parte della giustizia, che conduca le istituzioni fuori dal perimetro dei “fortilizi”.
Su un altro versante si discute infine di migranti e del muro di quattro metri del Brennero, un’ipotesi che nella sua newsletter Matteo Renzi ha definito, senza mezzi termini, “sfacciatamente contro le regole europee, oltre che contro la storia, contro la logica e contro il futuro”. Il ministro dell’interno, Angelino Alfano, parla invece di “insensatezza” riguardo ai comportamenti di Vienna e rilancia una proposta da formalizzare a Bruxelles: navi attrezzate all’identificazione dei migranti “per poter prendere impronte digitali e dati anagrafici in mare durante i soccorsi”. In pratica degli hotspot direttamente in mare.