Innovazione, petrolio italiano

Il vero ‘petrolio’ italiano è il turismo, estratto dai nostri immensi giacimenti di natura, cultura e tradizioni; ma nel campo dell’industria è l’innovazione, e nell’energia in particolare è nel mix rinnovabili, bioenergie ed efficienza delle reti, risorse portate all’ennesima potenza dalla ricerca e dalla ingegneristica italiana e capaci di far impallidire il vecchio business delle ‘trivelle’. Le nostre ricchezze, umane e territoriali, sono in antitesi all’economia fossile e sono tutte insieme strapazzate dalla tempesta perfetta di ‘decisori’ politico-amministrativi dilettanti e di un’informazione distratta e disinformante, eruditi sui sussidiari di quarant’anni fa e spesso proni ai diktat del petrolio. Ma sebbene maltrattate, le risorse italiane sono a livelli di eccellenza nel mondo, ed hanno solo bisogno di una nuova classe dirigente in grado di metterle a regime.

E’ ormai noto che l’unico utile delle costose trivelle per il nostro Paese sono i 340 milioni che nell’ultimo anno sono stati pagati dalle compagnie estrattrici allo Stato, mentre il petrolio ed il gas estratti sono ‘volati’ nei silos e nei forzieri delle stesse compagnie. Ebbene, dal BioEnergy Italy, il salone delle tecnologie per le energie rinnovabili da poco concluso a Cremona, è giunta la notizia che in Italia la bioeconomia è un settore che già oggi vale 241 miliardi di euro e occupa 1,6 milioni di persone. Impressionante il fatto che negli ultimi cinque anni in Italia la produzione di elettricità da impianti bioenergetici è quasi raddoppiata. Nel dettaglio, hanno comunicato gli organizzatori, la crescita della produzione di elettricità da impianti a biogas, bioliquidi e solidi è stata trascinata soprattutto dal biogas (+143,8% dal 2010 al 2014) grazie agli scarti da attività agricole e forestali e deiezioni animali. L’elettricità prodotta da bioliquidi è cresciuta di quasi la metà, mentre quella da solidi di oltre un quarto.

Ma le Rinnovabili italiane non si limitano al biogas, lo sappiamo: ci sono l’idroelettrico, l’eolico, il fotovoltaico, quello dei ‘pannelli solari’, ed il solare termodinamico a concentrazione, quello degli specchi e dei sali riscaldati che accumulano energia come pile elettriche:  tecnologia tutta italiana quest’ultima, sviluppata da Enea e Enel dopo il disastro di Chernobyl ma poi ‘sfrattata’ dal Bel Paese per fare spazio a pozzi e raffinerie. Un business, quello del termodinamico a concentrazione, messo in fuga come migliaia di cervelli dalle scelleratezze dei decisori nostrani, ma in pieno boom in Cina, Giappone, Paesi Arabi e Nordafrica. Grazie proprio a brevetti e imprese italiane.

Altra enorme ‘fonte di energia’ italiana è l’efficienza energetica, cioè l’insieme di sistemi che consentono di non sprecare ma risparmiare energia. Nel nostro Paese, anche questa risorsa risulta poco amata dalle amministrazioni; ma i privati, applicando gli efficientissimi controlli di gestione ed i sistemi di audit-energy di marca italiana all’industria e ai trasporti, hanno evitato nel solo ultimo anno consumi di petrolio e gas naturale per ben 2,4 miliardi di euro, e la produzione di 21,6 milioni di tonnellate di CO2. E c’è ancora un grande margine di miglioramento. Grazie all’innovazione italiana. Pessima notizia per i petrolieri, si capisce, ma ottima per l’uomo e per l’ambiente.

Messaggio dal mondo del lavoro, della ricerca e delle imprese: al Bel Paese manca solo un’altra innovazione, quella del parco-decisori.

©Futuro Europa®

[NdR – L’autore cura un Blog dedicato ai temi trattati nei suoi articoli]

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