Italia delle Regioni
I sindaci di centrosinistra Enzo Bianco Sindaco di Catania, Antonio Decaro Sindaco di Bari, Giuseppe Falcomatà Sindaco di Reggio Calabria, Daniele Manca Sindaco di Imola, Roberto Scanagatti Sindaco di Monza, Bruno Valentini Sindaco di Siena, e quelli di centrodestra Guido Castelli Sindaco di Ascoli Piceno, Umberto Di Primio Sindaco di Chieti, Paolo Perrone Sindaco di Lecce, hanno scritto una lettera in cui sottolineano come sia difficile il compito dell’amministratore locale in un momento in cui il proprio ruolo è messo a dura prova. In questi giorni vicende del tutto diverse e senza alcuna connessione tra loro hanno interessato alcuni Sindaci del nostro Paese.
Pensiamo sia utile una riflessione. Il Sindaco di una città siciliana, Licata, ha subito l’incendio della propria abitazione, per le azioni poste in essere contro l’abusivismo edilizio. Denunce e proteste contro il Sindaco della vicina Agrigento per la stessa ragione. Quotidianamente Sindaci non solo del Sud ricevono minacce, aggressioni, intimidazioni nello svolgimento delle proprie funzioni per affermare prima di tutto il rispetto delle regole. Il Sindaco di Lodi è stato arrestato, indagato per turbativa d’asta per una vicenda relativa alla gestione di una piscina affidata ad una Società partecipata dal Comune. Nell’ordinanza si afferma che il vantaggio che configurerebbe un elemento della condotta illegittima consisterebbe nel consenso ricevuto e generato da un’azione amministrativa. Ovviamente non entriamo nel merito dell’indagine. Nel nostro patrimonio culturale ed istituzionale c’è il rispetto convinto e profondo della Magistratura che deve fare il suo corso rapidamente per accertare la verità dei fatti.
Ma ciascuno di noi opera e dovrebbe operare avendo come proprio fine quello di soddisfare le aspettative e i bisogni dei cittadini, assumendo decisioni su cui costruire il consenso delle comunità. Cosa altro?! Un altro sindaco, quello di Livorno, di altro colore politico, ha ricevuto un avviso di garanzia per una vicenda amministrativa dell’Azienda per i rifiuti della sua Città “guadagnando prime pagine di giornali” per una indagine appena avviata.
Ovviamente di fronte a comportamenti penalmente rilevanti e a decisioni della Magistratura nelle sedi proprie, è doveroso che si punisca chi ha usato il suo mandato per interessi personali. Troppe volte, però, vicende giudiziarie che riguardano Comuni italiani diventano oggetto di scontro politico indipendentemente e ben al di là dell’oggetto dell’indagine.
Il tutto mentre amministrare le nostre città è diventato un compito davvero gravoso. Non solo per le risorse finanziarie decurtate negli anni in modo assai più pesante delle altre articolazioni della Repubblica, ma soprattutto perché alla responsabilità affidataci con l’elezione diretta non segue un’autonomia politica vera, una capacità di azione, la possibilità di avere risorse umane sempre adeguate, la possibilità di dare risposte alle domande dei cittadini in un quadro di regole certe. “Siamo donne e uomini che si muovono nella frontiera dell’innovazione, della lotta per la legalità, del sostegno allo sviluppo e al lavoro, per affermare i principi di equità sociale” prosegue la lettera dei Sindaci italiani.
Queste ed altre vicende ed il clamore conseguente rischiano di intaccare o peggio di togliere quella forza che ci spinge ogni giorno che è lo straordinario del nostro impegno politico di essere sindaci, Istituzioni vitale della nostra democrazia. Non abbiamo richieste specifiche. Chiediamo, però, al Presidente della Repubblica, al Parlamento, al Governo, alla Magistratura, alle Istituzioni con cui lavoriamo, di considerare che la reputazione dei Sindaci, la loro capacità di governare i nostri Comuni, il rispetto per questo ruolo, sono un bene prezioso che va salvaguardato nell’interesse del buon funzionamento della nostra democrazia.
In ambito regionale in merito alle politiche di lotta alle povertà con gli strumenti di sostegno all’inclusione attiva e più in generale sull’elaborazione di un documento condiviso “Social act”: “Abbiamo avuto un ottimo confronto”. Così Stefano Bonaccini, presidente della Conferenza delle Regioni, al termine della riunione dei presidenti delle regioni con il ministro del Lavoro Giuliano Poletti sul Sostegno all’Inclusione Attiva (Sia) e quindi sui provvedimenti di lotta alla povertà. “Abbiamo avuto un ottimo confronto – spiega Bonaccini – con il ministro Poletti e una condivisione sia sulla misura adottata per la prima volta dal governo e sia sui criteri adottati nell’idea che dobbiamo tendere ad un Piano non tanto di carità ma di dignità”.
Poletti “ci ha annunciato che Fondo contro povertà è 1 mld per il 2017” – sottolinea Bonaccini – e “ci rivedremo prima della fine dell’anno quando si discuterà della legge di stabilità, per verificare da un lato come questa misura nuova comincia ad essere applicata e dall’altro per garantirci che l’aumento delle risorse venga assicurato”. In particolare Poletti “ha annunciato che la proposta è di portare a un miliardo già dal prossimo anno il Fondo di contrasto alla povertà: è una misura giusta – evidenzia Bonaccini – da portare avanti insieme a quelle che si occupano della ripresa”.
“Abbiamo un miliardo l’anno dal 2017 per il Piano di contrasto alla povertà”, conferma il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti. “Si potrà incrementarlo – ribadisce Poletti – e vogliamo riorganizzare tutti gli strumenti in campo. Nella legge di stabilità proviamo ad aggiungere risorse in più al miliardo che abbiamo che sarà stabile, lo avremo cioè per tutti gli anni stabilmente in bilancio”.
“Finalmente – spiega Poletti – anche il nostro Paese si predispone ad avere uno strumento universalistico per la lotta alla povertà. Il “Social act” è l’insieme di tutti gli strumenti in campo. Oggi non c’è una strumentazione integrata, con il nuovo provvedimento questo verrà fatto. Il confronto con le Regioni è per lavorare insieme perchè se non si ha uno strumento, tutto rimane sulla carta”.