Il Cardinale e le Unioni civili

Sulle Unioni civili ho già scritto quello che penso. Lo ripeto, per chi non ha letto le mie note: a un cattolico non possono piacere, ma per il cittadino di uno Stato libero e laico la Legge è la riparazione di un ritardo colpevole, il riconoscimento di una realtà sociale diffusa e un passo in avanti sulla strada della civiltà. Ho anche scritto, e voglio ripetere, che invocare la “resistenza civile” contro di essa è stupido e  illecito. Le Leggi dello Stato si possono discutere, si può anche tentare di revocarle con il referendum (che in questo caso sarebbe tempo perso), ma si rispettano. E i primi a rispettarle devono essere i pubblici ufficiali, Sindaci in testa. Altrimenti deve intervenire la Giustizia, compresa quella penale.

Nel commentare le reazioni del quotidiano dei Vescovi italiani, Avvenire, ero stato lieto di  metterne in rilievo il carattere misurato. Ora, però, il Presidente della CEI, Cardinale Angelo Bagnasco, è tornato sull’argomento con parole che non mi sento di condividere.

Intendiamoci: il Cardinale, come ogni altra persona in un libero Stato, ha tutto il diritto di criticare una legge, di definirla ingiusta e dannosa. Ma da un’Autorità di così alto prestigio e livello, non da un Salvini qualsiasi, ci si attende che lo faccia con argomenti seri. Non è stato così. Il Cardinale ha detto in sostanza: ci sono cose più serie di cui occuparsi, i problemi degli italiani sono altri etc,etc. È certo che gli italiani hanno tanti problemi e che dovere del Governo e del Parlamento è contribuire a risolverli (sempre tenendo presente che nessuno ha la bacchetta magica): ma nulla deve impedire agli stessi di occuparsi di un problema serio e diffuso, che riguarda non migliaia, ma decine e forse centinaia di migliaia di persone e che è loro precipuo dovere, responsabilità e possibilità affrontare, perché anche per questo esiste il Parlamento. Se il Cardinale non lo capisce e scambia un diritto civile per un tema marginale e superfluo, mi dispiace per lui. Significa che la sua lettura della società italiana è molto, molto miope. Poi, il Presidente della CEI ha aggiunto un altro argomento sbagliato. Ha detto che la Legge apre la strada a cose molto peggiori, come l’utero in affitto. Questo è fare un processo ad intenzioni non provate e non dimostrabili. Nella legge Cirinnà non vi è neppure l’ombra di un accenno al problema e l’utero in affitto resta proibito dalla Legge italiana. Lo sarà per sempre? Chi lo sa. Dipenderà dall’evoluzione del pensiero sociale maggioritario, ma non è un problema di oggi o di domani – non ha alcun rapporto con la legge votata dal Parlamento sulle Unioni Civili – e sollevarlo ora significa fare un po’ di terrorismo a buon mercato.

Scrivo queste cose con immenso dispiacere. Dal Cardinale Bagnasco accetto, anzi sollecito, insegnamenti in materia di Fede. Però  la Chiesa che io sogno non è quella che alza steccati a difesa di un gregge sempre più esiguo, in difesa di quelle che sono spesso sovrastrutture, incrostazioni dei Secoli, ma quella che si apre alla realtà sociale del tempo senza rinunciare al messaggio evangelico, quello sì imprescrittibile ed eterno, che si riassume in un comandamento  davvero rivoluzionario e supremo: amare il prossimo, amare e curare le creature della Terra. È una Chiesa che  non sia la matrigna arcigna armata di divieti perentori, ma una madre misericordiosa, quale pareva averla promessa Papa Francesco. E da lui,  non dai  suoi pur autorevoli portavoce, ci aspettiamo non le parole che condannano, ma quelle che consolano e sanano.

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