Italia delle Regioni
Programmazione sanitaria e sanità regionale, servono scelte programmatorie condivise in un quadro di risorse chiare e certe “Nei prossimi anni dovremo raccogliere una sfida importante per fare in modo che il valore costituzionale della tutela del diritto alla salute non resti un principio sulla carta. La sfida è quella di riuscire a coniugare termini come innovazione, occupazione e sviluppo della ricerca con l’universalità del Servizio sanitario nazionale in un quadro di risorse chiare e certe”, lo ha detto il Presidente della conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini, intervenendo oggi Bologna in occasione di Expo Sanità 2016 che si è soffermato sulle prospettive della concertazione in un settore fondamentale come la sanità: “nella Conferenza delle Regioni abbiamo aperto una stagione nuova, sperimentando una concertazione diretta, sui grandi temi, con i ministri, cercando un confronto preventivo. Lo abbiamo fatto con il Ministro Costa, con la Ministra Madia, con il Ministro Poletti e con la Ministra Lorenzin. Proprio con la ministra della salute abbiamo affrontato alcuni temi centrali, partendo forse dalla madre di tutte le questioni, quella finanziaria”.
E sui temi finanziari Bonaccini non ha usato mezzi termini: “non mi unisco al coro di coloro che rispetto alle difficoltà che vive la sanità, agli squilibri territoriali, alle carenze assistenziali, alla scarsa promozione della ricerca, alla non sufficiente valorizzazione delle eccellenze (che comunque fanno della sanità italiana una delle migliori del mondo) non trova altra strada che lamentarsi della ristrettezza delle risorse finanziarie disponibili”. “Anzi – ha sottolineato – sono convinto che esistano margini per ridurre gli sprechi” e comunque ”la matematica non è un’opinione”, la verità è che “il finanziamento del fondo sanitario del 2016 è stato fissato a 111 miliardi di euro con un aumento rispetto al 2015 di 1300 milioni di euro. Non solo nella intesa siglata subito dopo la Legge di stabilità 2016 si prevede un quadro di crescita che dovrebbe portare il fondo sanitario 2017 a 113.063 milioni di euro e a 114.998 milioni per il 2018”.
E “se riuscissimo a costruire con il Governo un quadro certo di risorse finanziarie per la sanità, ancorché non si tratti di un quadro ottimale, potremmo mettere mano a scelte condivise di programmazione che consentirebbero, fra l’altro, la possibilità di rilanciare gli investimenti proprio per l’innovazione, la ricerca e lo sviluppo in un settore, quello sanitario, che può diventare un volano importante per la nostra economia. Sottolineo però l’importanza di scelte programmatorie condivise che travalichino i confini locali e, se necessario, la stessa dimensione regionale, per puntare su poli di eccellenza, partendo magari da esperienze già consolidate sul territorio e già significative a livello nazionale e internazionale”.
“Quest’anno, per la prima volta, abbiamo raggiunto l’accordo sul riparto del fondo sanitario 2016 a febbraio e siglata l’intesa in Conferenza Stato-Regioni ad aprile. E’ un’operazione di trasparenza ed efficienza che permette sul territorio una programmazione più in linea con le esigenze dei cittadini. Credo che occorra proseguire su questa strada cercando di premiare tutti quei percorsi che consentano oggettivi miglioramenti degli standard di qualità”.
“Il miglioramento del Servizio sanitario – ha ricordato Bonaccini – passa per una revisione dei Livelli Essenziali di Assistenza. Ricordo tra l’altro che a questo scopo è vincolata una parte non indifferente, 800 milioni, del fondo sanitario 2016. Quando parliamo di questo aspetto particolare del nostro welfare, dobbiamo considerare che domanda ed offerta di prestazioni sanitarie sono, fortunatamente, in continua evoluzione, c’è una dinamica importante che riguarda i traguardi della ricerca scientifica e il progresso degli accertamenti diagnostici e della strumentazione protesica. Temi accanto ai quali si pone la grande questione dell’appropriatezza e quindi quello di una collaborazione proattiva dei medici”.
“Un settore particolare della innovazione – ha sottolineato Bonaccini in un altro passaggio del suo intervento – è quello che riguarda l’organizzazione del servizio sanitario. Sotto questo profilo stiamo puntando sulle centrali di committenza regionali per l’acquisto di beni e servizi, sul controlli di gestione e sugli standard ospedalieri. Esistono certo specificità territoriali, ma diventano sempre meno giustificabili e sempre meno accettabili dislivelli e variazioni nell’ambito di settori analoghi o coincidenti. Dobbiamo lavorare di più sulla esportazione delle buone pratiche, anche attraverso piani che vincolino a modelli che hanno già dimostrato di raggiungere obiettivi di razionalizzazione e miglioramento della spesa”.
Quanto alla spesa farmaceutica “stiamo lavorando con il Governo, in un tavolo appositamente costituito a Palazzo Chigi e coordinato dal Sottosegretario De Vincenti, sulle nuove regole che dovranno stare alla base della governance del sistema farmaceutico” e “le Regioni hanno elaborato le loro prime proposte e continueremo nei prossimi giorni il confronto con il Governo”.
Il presidente della Conferenza delle Regioni ha poi toccato il tema di un rapporto più stretto fra politiche sanitarie e politiche sociali. “L’assetto delle politiche sociali e l’efficienza delle stesse hanno un’indubbia ricaduta sul contenimento della spesa sanitari” e “grazie alla loro ‘azione combinata’ è possibile, fra l’altro, rendere l’assistenza ospedaliera meno gravata da ‘servizi collaterali’ e dunque più efficiente”. Il presidente ha quindi lanciato la proposta per una migliore organizzazione dei fondi destinati alle politiche sociali, “distinguendo poche grandi priorità nazionali su cui articolare gli interventi a livello regionale. Penso – ha detto Bonaccini – soprattutto alla non autosufficienza, alla disabilità, alla lotta alle dipendenze”.
Infine è imprescindibile, ha concluso il presidente Bonaccini, “promuovere l’innovazione e sostenere l’occupazione sono obiettivi che devono poter contare su una valorizzazione della ricerca e dei ricercatori italiani, non solo per impedire la fuga dei cervelli, ma addirittura per invertire la rotta e rendere le nostre università e i nostri laboratori attrattivi anche per le intelligenze provenienti dall’estero. Qualche segnale importante in questa direzione arriva dall’ultima Legge di stabilità che proprio per la ricerca sanitaria prevede circa 200 milioni e che stabilisce un incremento di 47 milioni del finanziamento per le università statali che dovrà essere finalizzato proprio all’assunzione di ricercatori, così come è previsto un incremento di 8 milioni, con le stesse finalità, destinato al finanziamento di enti e istituti di ricerca”.