Nilde Iotti l’avrebbe fatto
Suor Maria Elena comincia da Piombino. “È uno sporco lavoro ma qualcuno deve pur farlo!”, dice. E intanto si prepara sugli appunti di Enrico Berlinguer e di Nilde Iotti. Lei è della scuola dei Bignami. Troppa fatica leggere un libro intero. Meglio i riassunti. Meglio le parafrasi. Meglio i Cirannini, le citazioni di citazioni, si fa prima. Studiare? Che noia. Queste cose vecchie dei tempi di Bersani e D’Alema. Ancora lì con i libri da sfogliare quando c’è Wikipedia che uno l’aggiorna come vuole tanto chi controlla.
E allora, aspettiamola oggi a Piombino Suor Maria Elena, reginetta di Banca Etruria, Miss Sportello Aperto. Aspettiamola al varco, magari in piazza Berlinguer, che c’è la Coop, così magari quando parla di cose di sinistra si vede la lapide della strada rivoltarsi, tremare, magari cascarle in capo – mica per farle male, no – che a Piombino siamo più non violenti di Gandhi, una cosa così, a correzione, tanto per gradire. Suor Maria Elena ha convinto anche un ex sindaco comunista di Piombino che la Iotti gli avrebbe sussurrato in un orecchio che lei voleva la riforma costituzionale proprio come l’aveva pensata Renzi, ché lei lo sapeva che Renzi sarebbe arrivato, prima o poi, un po’ come la storia del Messia. Che ve ne fate di queste due Camere, con una si governa meglio! Avrebbe detto un giorno, a Piombino, durante un comizio. Io non lo so mica se è vero. Il mio babbo mi ci portò a vedere la Iotti, ma io ero piccino, mi ricordo solo che lui mi disse che s’andava a vedere la compagna di Togliatti, la prima donna eletta Presidente della Camera dei Deputati.
Ora, nella mia ignoranza politica, mi pare di ricordare – e in questo mi conforta un altro vecchio sindaco comunista di Piombino che leggo sempre su Facebook – che i comunisti sin dalla Costituente erano per la camera unica e non volevano il bicameralismo. Il problema è che quello che avete fatto voi, cara Suor Maria Elena, si chiama bicameralismo zoppo, ché il Senato c’è ancora, conta niente, serve a poco, ma resiste. Consoliamoci che ci levate di mezzo il CNEL, allora. Una conquista storica, guarda. Non ci dormivo su questa faccenda del CNEL, ché la mancanza di lavoro e tutti i nostri giovani disoccupati son sciocchezze, quel che conta è abolire il CNEL. E poi semplificherete il governo dello Stato, senza tante pastoie burocratiche, tra legge elettorale e Costituzione nuova di zecca, ora sì che sapremo chi comanda. Ora io ve lo suggerirei lo Stato più semplice di tutti, quello dove chi comanda è chiaro e non deve rendere conto a tante camere. Io ve lo suggerirei, ma credo che sul tema Renzie sia già preparato, nonostante faccia il finto tonto.
Grande Suor Maria Elena che io il due giugno a Piombino me la perdo questa faccia di bronzo che viene in una città d’operai cassintegrati presa per il sedere da tutti, piena di gente che tira la carretta con mille euro al mese, quando va bene, che spera nella riapertura delle Acciaierie ma non vede certezze. Viene in una città d’operai cassintegrati e invece di parlare di lavoro vuol convincere tutti a votare SÌ al suo Referendum, che mi pare ci sarà tra quattro mesi. Suor Maria Elena ha soltanto la fortuna che Piombino non è più la stessa degli anni Cinquanta, se no capace lo trovava qualcuno disposto a farle vedere dove stava Parigi. E mica le sarebbe piaciuto tanto.