Penisola anziana

Il progressivo invecchiamento della popolazione italiana e la “crescita zero” adombrano il futuro del nostro Paese e non devono trarre in inganno i dati che evidenziano un presunto aumento demografico della popolazione. Infatti, malgrado le indagini statistiche abbiano evidenziato un consistente aumento del numero degli abitanti nel corso di questi ultimi anni, tale crescita è dovuta esclusivamente agli effetti indotti dall’immigrazione straniera, senza alcun merito ascrivibile a uomini e donne di cittadinanza italiana.

Il dato da sottolineare è semmai un altro ed è costituito dal fatto che, di qui a pochi anni, il numero dei pensionati potrebbe essere superiore a quello dei lavoratori, determinando l’insostenibile situazione economica , secondo cui i fondi pensionistici in uscita sopravanzerebbero di gran lunga i contributi previdenziali in entrata, in maniera molto più accentuata e dispendiosa di quanto già non accada oggi. Un numero sempre maggiore di anziani comporta una crescente richiesta di assistenza sanitaria e non ci si riferisce soltanto ai costi delle cure, ma anche a tutti quei disturbi dell’umore (ansia, depressione, solitudine, disadattamento sociale) che sono tipici della terza o quarta età.

L’anziano, nella nostra società, spesso non riesce a trovare una giusta collocazione: allontanato dall’attività produttiva, emarginato anche come consumatore, per la famiglia diventa tal volta un peso insopportabile. Con l’approssimarsi della stagione estiva, aumenta il numero di anziani che vengono portati dai familiari negli ospizi per non intralciare i piani di vacanza. Ed anche in casa i vecchi non di rado vengono emarginati: colui che una volta era il capo incontrastato della famiglia, ora non ha quasi più voce in capitolo e trova difficoltà a familiarizzare con gli strumenti delle nuove tecnologie (gli elettrodomestici, il computer, internet). Il rischio maggiore è che l’Italia si avvii a diventare un Paese di vecchi in una società che non sembra a misura degli anziani.

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