Brexit, lo shock dei giovani britannici
Gli esiti del referendum sulla Brexit cominciano a registrare le prime reazioni in tutta l’Unione europea, ma soprattutto nello stesso Regno Unito. La più grande spaccatura ideologica che ne risulta proviene dalle scelte opposte che i cittadini britannici hanno espresso nel decidere di restare o meno nell’UE, in particolare da un punto di vista generazionale. Secondo un sondaggio di YouGov sull’analisi del voto del 23 giugno, ben il 72% dei giovani tra i 18 e i 24 anni ha votato contro la Brexit (il cosiddetto “remain”), esprimendo una volontà comune di rimanere, mentre il 60% degli elettori oltre i 65 anni ha deciso di votare per l’uscita dall’Unione (“leave”).
Tale risultato evidenzia una netta opposizione tra il modo di vedere il Regno Unito in Europa tra le nuove e le vecchie generazioni, con i giovani che considerano l’UE come una reale opportunità di sviluppo e gli anziani che la ritengono un inutile peso finanziario e burocratico, di cui liberarsi definitivamente. Ma se l’entusiasmo nel sostenere il “remain” era evidente già da tempo, con la creazione di movimenti di sensibilizzazione quali Students for Europe, a saltare all’occhio è la scarsa partecipazione al voto degli stessi giovani, con solo il 36% di affluenza alle urne. Uno scenario decisamente singolare, dunque, dove a fare la differenza è stato anche il voto delle regioni britanniche più conservatrici del nord e del centro.
E’ dunque ancora presto analizzare le vere ragioni degli esiti del voto: come si può spiegare tale ingiustificata assenza di giovani? Alla notizia dell’uscita dall’UE, gran parte dei giovani britannici hanno espresso la propria delusione, dicendosi increduli e scioccati perché espulsi improvvisamente dal sistema dell’Unione europea che in ogni caso fornisce opportunità per il futuro e un senso di appartenenza crescente. Sui social network abbondano frasi e citazioni sul tema: “le vecchie generazioni hanno votato per un futuro che i più giovani non vogliono”, che hanno imposto ma di cui non vedranno gli effetti; “I giovani sono andati a votare per il loro futuro, che però gli è stato portato via”, alludendo alla poca lungimiranza degli anziani nel valutare i vantaggi di cui il Regno Unito nell’UE ha ovviamente beneficiato, soprattutto in visione di uno scenario futuro sempre più internazionale.
A farne le spese dunque sono tutti quei giovani inglesi che, negli ultimi decenni, sono cresciuti maturando l’idea dell’importanza di un’Europa unita, con le istituzioni UE che forniscono sempre nuove opportunità di crescita e investimento sul futuro, in particolare in ambito universitario grazie ai finanziamenti di ricerca e al celebre Erasmus, il progetto di più grande successo tra gli studenti europei. A ribadirlo, qualche mese fa, anche i rappresentanti del movimento Students for Europe presso la Birbeck University London, in un’intervista del quotidiano Eunews nei mesi precedenti il referendum sulla Brexit: «L’Unione Europea è di fondamentale importanza per gli universitari. Gli studenti hanno spesso una visione internazionale e le multinazionali sono davvero importanti per il loro futuro. Sono in particolare gli studenti di scienze politiche quelli maggiormente interessati, ma anche gli studenti delle materie scientifiche, per i quali rimanere all’interno dell’UE è cruciale, in quanto Bruxelles finanzia molti progetti di ricerca. La questione dei fondi è molto importante, perché grazie ai finanziamenti e alla cooperazione riescono a lavorare meglio e a sviluppare progetti di più ampia portata».
Quale scenario si prospetta allora per i giovani britannici, che si preparano ad uscire dall’UE loro malgrado? Nei prossimi mesi capiremo quali negoziati il Regno Unito vorrà stabilire con l’Europa prima di lasciarla definitivamente fra due anni, e tra questi sarà più chiaro quale destino spetterà alle nuove generazioni inglesi nel contesto europeo. Nel frattempo, il dibattito sul Brexit ci mostrerà per la prima volta cosa vuol dire non far più parte di un Europa che, seppur per certi versi troppo burocratica e un po’ sgangherata, rappresenta in ogni caso una piattaforma democratica ed economica di importanza cruciale, soprattutto per chi come i giovani ha bisogno di muoversi nel mondo di domani.