Lega, Maroni-Salvini ai ferri corti
L’estate della Lega sarà sicuramente molto calda. Il cattivo risultato delle Amministrative e la sovraesposizione mediatica di Salvini hanno senza dubbio contribuito ad allontanare gli elettori di certo stufi dell’atteggiamento del leader del Carroccio.
A peggiorare le cose c’è stato l’arrivo di Parisi come commissario di Forza Italia, di certo più vicino alle sponde centriste che a quelle leghiste. Ed è proprio l’insofferenza salviniana nei confronti di Stefano Parisi che ha di fatto peggiorato i rapporti all’interno della Lega. A contrapporsi al segretario federale è niente meno che Bobo Maroni, Governatore lombardo e fervido sostenitore del centrodestra allargato.
L’ex Ministro dell’Interno governa la Regione Lombardia con il partito di Alfano e ha accolto di buon grado l’arrivo di Parisi quale nuovo federatore del centrodestra. Questa sua apertura ha di fatto creato una grandissima spaccatura in via Bellerio tra maroniani e salviniani che si trovano su idee differenti e che stanno creando effetti negativi sul loro elettorato.
Le posizioni di Salvini nei confronti degli “alleati” di Renzi sono da tempo ben note e la totale chiusura a qualsiasi alleanza con chi sostiene il Governo è ormai un mantra per l’europarlamentare. Ma Maroni ha deciso di non seguire questa linea. Lui, da sempre più moderato del suo successore alla guida del Carroccio, sta percorrendo la propria strada senza voltarsi indietro.
La situazione ha ormai creato una divisione molto netta, subito colta al balzo da Parisi che ha iniziato a dialogare proprio con il Presidente lombardo. A sostenere il Governatore c’è anche la sua maggioranza in Consiglio regionale, dove la componente salvianiana è in minoranza e non ha la forza di contrastare la linea dettata da Maroni.
Insomma una situazione molto difficile per Salvini che nella sua roccaforte si vede costretto a difendersi. Dopo le prime dichiarazioni nei confronti dell’ex AD di Fastweb, le considerazioni di Maroni e una certa condivisione della base hanno portato a ritrattare negli ultimi giorni la propria posizione di intransigenza.
La guerra non è di certo finita e terrà banco nei prossimi mesi, almeno fino a quando sarà più chiaro il progetto Parisi. Se la nuova creatura “moderata” dovesse convincere il Governatore lombardo, potremmo assistere a una storica scissione nel movimento padano che potrebbe, viste le ultime dichiarazioni, prevedere un parziale rientro in campo del Senatur e per la politica italiana si potrebbe aprire veramente la stagione della Terza repubblica, ripercorrendo in chiave 2.0 l’importante storia politica della Democrazia Cristiana.